Nel Si&No del Riformista, spazio al dibattito sulle parole di Giuliano Amato circa la strage di Ustica. Secondo Luigi Marattin di Italia Viva è stato opportuno fare chiarezza: “Il suo intento non era quello di fornire nuove prove, ma dar vita ad un’iniziativa storica – del tutto separata dall’attualità politica – che faccia sì che coloro che sanno possano finalmente parlare, e coloro che conservano le prove (se ancora ve ne sono) le possano finalmente esibire”. Di diverso avviso il giornalista e scrittore Paolo Guzzanti, secondo cui: “Amato non sempre dà peso a quel che dice e che fa e gioca a palla con la verità”, ricordando che “Molte delle accuse di Amato sono state provate false dai magistrati che hanno escluso la teoria del missile” e che “I francesi, allora come oggi, hanno escluso che qualsiasi loro aereo fosse in volo nel momento del disastro”.
Di seguito il commento di Paolo Guzzanti
Un dottor sottile? Mai avremmo immaginato che Giuliano Amato potesse rilanciare una salva di vecchie e certificate bugie sull’abbattimento dell’aereo di Ustica con una dirompente intervista a Repubblica, salvo rimangiarsele il giorno dopo borbottando che forse non ricorda bene, mi pare, me l’hanno detto, e altre leggerezze sciagurate, perché diffuse da un uomo considerato una “riserva delle istituzioni”. Oggi tutti si chiedono perché l’abbia fatto, quale sia l’oscuro disegno: vuole tirare un siluro alla Francia per un missile mai esistito, oppure al governo italiano? Manderà messaggi in codice? O tanto per vedere l’effetto che fa?
Siamo stanchi di perdere tempo con la risacca delle bugie. Amato è famoso per la sua sottigliezza ma la sciatteria delle sue affermazioni, lo accredita piuttosto (la definizione è sua, per civetteria) come un “pallettaro”: un tennista da cortile, impreciso e vanitoso. Un esempio? Mi riguarda. Quando nel 2006 “Repubblica” stampò le dichiarazioni di un russo che giurava di avermi visto – ero allora Presidente della Commissione Mitrokhin – a Napoli mentre fabbricavo documenti falsi con l’aiuto di Amato – allora ministro degli Interni ordinò un’inchiesta per scoprire chi fossero i miei complici e non per scoprire se quella perfida follia avesse un riscontro.
Amato non sempre dà peso a quel che dice e che fa: gioca a palla con la verità. Forse questo è il motivo per cui prima sostiene che i francesi per uccidere Gheddafi colpirono erroneamente con un missile il Dc9 di Ustica; e il giorno dopo, su un altro giornale, dice che non sa bene, non ricorda chi gli avesse raccontato queta storia, forse Craxi, forse qualcun altro. E allora perché fare affermazioni così leggere e tuttavia così devastanti? Certamente il narcisismo: mi si nota di più se dico che sono stati i francesi intimando a Macron di confessare, oppure se ammetto che le mie erano divagazioni di un pallettaro?
Il primo capo della Protezione Civile, Giuseppe Zamberletti, scrisse un libro in cui sosteneva che la strage di Ustica era collegata a quella di Bologna, Cose mediorientali: una strage di avvertimento e una di rappresaglia contro le ambiguità italiane in Medio Oriente. Da giornalista (ero allora a Repubblica) che si occupò del caso immediatamente posso dirmi sicuro l’aereo fu abbattuto con una bomba a bordo, anche se nessuno volle indagare. Giuliano Amato nella sua prima intervista a Repubblica sostiene che il Dc9 fu colpito da un missile francese. È una sciocchezza: i missili non perforano un aereo ma esplodono disintegrandolo. La prova che nessun missile colpì quell’aereo sta nel fatto che il Dc90 che tutti possono vedere a Bologna dopo il recupero è malconcio ma intero: nessuna disintegrazione.
Intervistai il maggiore Guglielmo Lippolis della Protezione Civile, che aveva esaminato i corpi riemersi legati alle poltrone e mi disse che la loro pelle mostrava bruciature da scoppio di varia intensità proporzionate alla distanza dalla toilette dove era stata collocata una bomba, ciò che provava il fatto che una bomba fosse esplosa nella toilette. A Lippolis fu impedito di testimoniare su questo punto (me lo raccontò lui). Anche al fisico Robert Taylor che aveva risolto il caso dell’aereo di Lockerbie esploso nel cielo scozzese per una bomba messa dai libici (che riconobbero e pagarono) fu vietato testimoniare. Taylor illustrò quel che era accaduto a quell’areo nell’aula magna del CNR di Roma, fibra per fibra, grammo per grammo di esplosivo. Amato ha fatto riferimento a un’altra bufala: quella del Mig libico precipitato sulla Sila con il cadavere del pilota.
La tesi complottista vuole che quell’aereo libico fosse stato colpito perché i francesi pensavano che dentro ci fosse Gheddafi il quale, allertato secondo Amato da Bettino Craxi (cosa possibile) era rimasto a casa. Ho letto tutto il raccapricciante referto autoptico sui resti di quel cadavere ed è certo che la sua morte risaliva ad almeno venti giorni prima essendo precipitato per mancanza di carburante tornando dalla Jugoslavia dove la revisione annuale. Molte delle accuse di Giuliano Amato sono state provate false dai magistrati che hanno escluso la teoria del missile. I francesi, allora come oggi, hanno escluso che qualsiasi loro aereo fosse in volo nel momento del disastro. Semmai, sappiamo oggi che l’ex presidente francese Sarkozy è agli arresti dopo una condanna a tre anni accusato di essere stato finanziato da Gheddafi per farsi eleggere, e sospettato di aver voluto attaccare la Libia per aprire la caccia all’uomo che si concluse con l’esecuzione ignominiosa di Muhammar Gheddafi.
Altro Mig nascosto sotto la pancia del Dc9. Se fu una bomba, resta da sapere, chi la collocò? Non lo sapremo mai perché nessuno volle indagare e i nostri servizi segreti deviarono le indagini, ma non ricordiamo una sola parola di sdegno per la negligenza di allora nel cercare la verità, neanche da parte di chi oggi si diverte giocando un giorno da una parte e il giorno successivo dall’altra parte della rete che potrebbe simboleggiare la verità.
