Oggi prende il via la 82esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia, ma c’è uno spettro che si aggira per l’Europa, e sta fagocitando pure la nostra festa del cinema più famosa. È lo spettro del “genocidio”. Ieri a piazzale Roma veniva distribuito un volantino di chiamata alla lotta. Mentre tre giorni fa a Campo San Geremia c’è stato un sit-in, dove un centinaio di attivisti inneggiava alla lotta per la Palestina.

L’unico interesse della sinistra attuale è “fermare il genocidio” a Gaza

Tutti sappiamo qual è ormai l’unica lotta politica disponibile nel palinsesto dell’informazione. La sinistra occidentale non si occupa delle condizioni di vita dei lavoratori e del ceto medio, della produzione di energia a costi adeguati in Europa, della preoccupante questione demografica e salariale italiana. No. L’unico interesse della sinistra attuale è “fermare il genocidio” a Gaza, come recita appunto il volantino che dice di puntare “i riflettori della Mostra del Cinema sulla Palestina”. Si annuncia quindi un grande corteo al Lido di Venezia per sabato 30 agosto, che vada a occupare le sedi appariscenti e frivole della 82esima Mostra del Cinema.

Così la Mostra del Cinema di Venezia si trasforma in una chiamata alla lotta

Ma stavolta non siamo nel ’68: non c’è un potere, quello del vecchio direttore Luigi Chiarini, da buttare giù. Stavolta sono tutti d’accordo: i compagni di Marghera e Toni Servillo; le signore abbienti della Venezia bene e le sorelle Rohrwacher, i giovani tatuati che sbirreggiano e sprizzeggiano ogni sera in Campo Santa Margherita e il pinkfloydiano Roger Waters. La “troupe del bene” sa da che parte stare. Perché secondo tante gente (molti in buona fede) il bene è integro e sta solo da una parte, e questa parte – che ve lo dico a fare – non comprende gli ebrei.

L’eco delle veline

Si potrebbero trovare argomenti razionali sul fatto che anche gli israeliani (popolazione composta da ebrei, arabi ecc.) da anni scendono in piazza contro il premier Netanyahu; potremmo denunciare che nessuno è interessato ad altre guerre infami o regimi totalitari nel mondo (Sudan, Yemen, Myanmar, Iran, Afghanistan); potremmo segnalare che i terroristi di Hamas hanno ricevuto decine di miliardi per costruire tunnel a uso di miliziani armati e per acquistare missili da nascondere in scuole e ospedali. Ma anche qui al Lido – cartolina veneziana un po’ liberty, un po’ China Export – tutto questo appare superfluo. E la cosa più sconcertante è che superflui sono diventati i fatti, mentre essenziale è l’eco delle veline di Hamas o di Al-Jazeera.

Malattia dell’Occidente

Siamo tutti dentro questa febbre che indica lo stato di malattia dell’Occidente, e pure la Repubblica Socialista Cinematografica ne fa totalmente parte. 30 anni fa un grandissimo storico americano, Christopher Lasch, scriveva che era in corso un processo di de-culturazione: “Una cultura globale ce l’abbiamo, ma è la cultura di Hollywood e del rock-and-roll. Non una cultura liberale ma una cultura dell’edonismo, della crudeltà e del disprezzo”. Aggiungerei: del buonismo.