Viola e Profumo assolti in Appello, l’incubo decennale per i vertici di Montepaschi e il nuovo schiaffo alla Procura

Foto Roberto Monaldo / LaPresse30-05-2014 RomaEconomiaAssemblea della Banca d'ItaliaNella foto Alessandro Profumo (presidente Mps), Fabrizio Viola (ad Mps)Photo Roberto Monaldo / LaPresse30-05-2014 Rome (Italy)Bank of Italy assemblyIn the photo Alessandro Profumo, Fabrizio Viola

Non c’era nulla su cui fondare un processo. Due anni per fissare l’appello, sei anni richiesti dal sostituto procuratore generale Massimo Gaballo a conferma della sentenza di primo grado, e una assoluzione piena perché il fatto non sussiste. Questo è il succo di quanto sentenziato a Milano dalla Corte d’Appello, ieri, nel processo che vedeva imputati per falso in bilancio e aggiotaggio gli ex vertici di Mps, Alessandro Profumo (Presidente) e Fabrizio Viola (Amministratore Delegato), oltre a Paolo Salvadori, allora presidente del collegio sindacale e la stessa Monte Paschi, imputata per la legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti e in primo grado condannata a 800mila euro di sanzione pecuniaria. Balzo del titolo Mps a Piazza Affari, ed emozione degli imputati.

“Si chiude questa penosa e triste vicenda”, il commento, rotto dal pianto, di un visibilmente emozionato Profumo, al termine di un caloroso abbraccio con Viola. E così, il verdetto di ieri si somma a quello della Cassazione che lo scorso 11 ottobre ha assolto, con la stessa formula per cui il fatto non sussiste, i precedenti vertici di Mps, in carica tra il 2006 e il 2012, cioè Giuseppe Mussari (Presidente) e Antonio Vigni (Direttore Generale). Dimenticate le paginate tristemente note e altrettanto consuete redatte durante le indagini e dopo la sentenza di primo grado nel 2020, che era parsa a tutti noi lunare. Oggi vedremo quanto spazio verrà dato alla notizia. In entrambi i casi le accuse di aggiotaggio e false comunicazioni sociali riguardavano la contabilizzazione delle operazioni Santorini, realizzata con Deutsche Bank, e Alexandria, con la banca giapponese Nomura, che secondo l’accusa sarebbero stati dei derivati e non, invece, operazioni di finanziamento strutturate come iscritto a bilancio.

Per la banca, una buona notizia con ricadute positive: i nuovi vertici possono liberare gli accantonamenti stivati per rischio legale, una “cosetta” da almeno 200 milioni di euro. E altre risorse potrebbero liberarsi, visto e considerato che su 2,9 miliardi di euro di richieste di danni, un miliardo è rappresentato da cause civili e costituzioni di parte civile nel procedimento Profumo-Viola. La vicenda risale a oltre dieci anni fa. Profumo e Viola nel febbraio 2013 avevano effettuato il restatement del bilancio della banca, iscrivendo un fair value negativo iniziale per le due operazioni condotte sotto Mussari e Vigni.

Da lì scaturì lo scandalo Mps, che travolse la banca provocando fughe di depositi che, sommata alla crisi, fece esplodere i crediti deteriorati fino a 44 miliardi di euro lordi. Lo stato italiano salvò il Monte dei Paschi nel 2017 e ne possiede ancora il 39%, dopo aver raccolto 920 milioni di euro (989 milioni di dollari) il mese scorso vendendo una quota del 25 per cento. Ora, vedremo cosa farà la procura. Se desisterà, o replicherà la mossa fatta nel processo madre contro Mussari, cioè ricorrere in Cassazione contro le assoluzioni disposte dai giudici di merito. Uno schiaffo lo ha già preso a ottobre. Vediamo se cerca anche il secondo…