La sveglia suona presto a Terrasini. Per chi vuole correre, l’appuntamento è alle otto per una sgambata energizzante con Matteo: la politica è movimento. Pronti, via, si parte: il mare luccica fra le stradine del resort CDS che ospita i 500 ragazzi e ragazze impegnati nei lavori della scuola di formazione politica. I giovani del gruppo bruciano Renzi sullo scatto. Vecchio. Il leader d’Italia Viva è travolto dall’entusiasmo dei giovani e chiede una pausa: selfie. Bonifazi prende il telefono: quelli con la maglia della Juve in ultima fila. FORZA INTER (ndr). Il percorso è breve perché c’è tanto lavoro da fare, e si corre di nuovo, questa volta verso l’auditorium dove Bobo Giachetti e Gaia Tortora preparano la rassegna stampa mattutina.

A Terrasini non si trova Il Riformista, in compenso tiratura illimitata del Fatto Quotidiano. Bobo ha un principio d’infarto. I giornali di oggi parlano di guerra, riforme necessarie al Paese, liste elettorali in vista delle europee, morti sul lavoro. Qualche articolista si accorge che a Terrasini c’è un gruppo di giovani provenienti da tutta Europa che questi temi li sta trattando da due giorni, con conferenze, tavoli tematici e momenti di dialogo: vogliamo anche noi dare il nostro contributo.

Finita la rassegna, una colazione veloce per continuare il confronto. Caffè e cornetto/i e poi in Terrazza per dialogare su come si costruisce un giornale: un brainstorming che tocca sanità, pubblica istruzione, concorsi di medicina, diritto al lavoro, Venezia a numero chiuso e un Happy Birthday estemporaneo all’europarlamentare e vice-presidente di Renew Europe Nicola Danti, splendido cinquantasettenne. Il giornalista Erasmo D’Angelis ci spiega perché è importante affrontare il tema del climate change senza ideologie ma con la concretezza di dati e fatti, in contrasto alle forme populiste di negazionismo prive di basi scientifiche: il tema è troppo importante e le azioni troppo urgenti per lasciarsi guidare da proclami e fake news.

A chiudere la mattinata di lavori, l’intensa testimonianza di Lucia Annibali, che dialoga con Maria Elena Boschi su violenza di genere, femminicidio, patriarcato e diritti. I fatti recenti di Palermo e Caivano obbligano a una riflessione ancora più approfondita sulle responsabilità di quello che è avvenuto: è giusto creare una narrazione favolistica dell’accaduto, in cui gli uomini sono mostri e quindi eccezioni, e le donne sembrano sempre responsabili delle loro scelte più semplici, come cosa indossare la sera per uscire? Quale ruolo hanno e auspichiamo che abbiano i mezzi di informazione nella narrazione della cronaca nera? Quanto c’è di vero nella frase “Lo stupratore è figlio legittimo del patriarcato”? Annibali e Boschi ci invitano ad ampliare i nostri orizzonti, sia nel tempo sia nello spazio: sono passati poco più di cinquant’anni da quando agli stupri seguivano matrimoni riparatori; in Iran e in Afganistan (se ne parla sempre meno) le donne sono vittime di un sistema patriarcale opprimente, che nega loro i più elementari diritti.

L’urgenza che traspare da questa testimonianza, ritrovata anche l’altra sera nel toccante racconto di malagiustizia di Gaia Tortora, ci lascia con un memo importante: attivismo concreto, scendendo in piazza e creando un dibattito sociale e reale con l’altro. L’individualismo social non basta per sensibilizzare e contrastare episodi di questa gravità, che riguardano tutti. E il “micro” della nostra individualità che tiene a questi temi si deve unire al “macro” della collettività.

Il primo giorno Matteo Renzi ha posto questa domanda: qual è il senso dell’Europa tra le superpotenze autoritarie e gli Stati Uniti sempre più in crisi di democrazia? L’Europa ha senso solo se si pone come guida culturale, culla di quei diritti e valori non negoziabili che sono straziati in gran parte del mondo. È una sfida ambiziosa e la nostra generazione, la generazione Ventotene oggi riunita a Terrasini, ha una grande voglia di affrontarla.

Lorenzo De Caria e Alessandra Nava

Autore