«Dalle attività dei consiglieri comunali e dal dibattito pubblico che c’è anche sui social mi pare che la gestione di Napoli Servizi non sia affatto lusinghiera perché sento grosse lamentele sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie. E se al dato sulle manutenzioni si aggiunge quello sulle dismissioni, che era un’altra attività strategica che l’amministrazione si era data visto che si era fatto un buon lavoro nel 2012, il quadro è pietoso nel senso che dal 2012 a oggi si sono dismessi 60/70 immobili, non di più, e le manutenzioni lasciano a desiderare stando alle considerazioni che fanno i consiglieri comunali, i quali sono pubblici ufficiali e monitorano le esigenze del territorio e degli utenti». Bernardino Tuccillo, ex assessore al Patrimonio di Napoli, centra il nodo della questione che Luigi de Magistris aveva sollevato con un post sulla sua pagina Facebook pieno di inesattezze sui rapporti tra la Romeo gestioni e l’amministrazione di Palazzo San Giacomo, interrottisi nel 2012 non per decisione del sindaco ma per naturale scadenza del contratto.
«Se si considerano il deficit progressivo e preoccupante nella manutenzione degli immobili di proprietà del Comune e le mancate dismissioni, mi viene da dire che le iniziali preoccupazioni sull’affidamento della gestione immobiliare alla Napoli Servizi erano assolutamente fondate», spiega Tuccillo che quelle preoccupazioni le rappresentò al sindaco e al resto della giunta. Per capire bene i fatti di oggi, però, bisogna ricordare bene quelli del passato. «Quando ero assessore, lavorai prima di tutto a una gara europea con tutti i crismi dell’evidenza pubblica, della trasparenza, della legalità ma – racconta Tuccillo che ha fatto parte della giunta de Magistris fino alla decisione di dimettersi nel maggio 2013 – a un certo punto mi fu detto di non lavorare più sulla gara di evidenza pubblica perché bisognava internalizzare il servizio di gestione del patrimonio».
Il contratto con la Romeo gestioni era arrivato a naturale scadenza a fine 2012 e fu proprio il Comune a dare una proroga di un anno e mezzo alla società perché aveva interesse a far completare la prima parte del piano di dimissioni del patrimonio immobiliare che – secondo quanto stabilito da una legge, è bene precisarlo – la stessa Romeo gestioni aveva realizzato. Furono dismesse, in quella prima parte del piano, oltre 3mila unità immobiliari portando nelle casse di Palazzo San Giacomo 108 milioni di euro e sarebbero stati 500 i milioni se si fosse deciso di non internalizzare affidando il patrimonio alla Napoli Servizi. «Manifestai subito grosse perplessità al punto che proposi, per i primi tempi, di far affiancare il personale della Napoli Servizi dalla stessa Romeo o dall’Iacp (Istituto autonomo case popolari) della Regione che a quel tempo era gestita dal centrodestra. Mi fu detto di no».
Per Tuccillo fu quello un grosso errore dell’amministrazione arancione: «Affidare la gestione e la manutenzione degli immobili comunali, oltre che un altro compito strategico come quello degli immobili pubblici, a una società che non si era mai occupata di gestione immobiliare è stato un azzardo». C’è da dire che Tuccillo, da assessore, non è sempre stato accondiscendente e in linea con le scelte della Romeo gestioni: «Quando ero in disaccordo battagliavo, è capitato persino di finire in tribunale e alla fine i giudici diedero ragione a Romeo». Inoltre, la Romeo gestioni, allo scadere del contratto con il Comune di Napoli, vantava da quest’ultimo un credito di circa 50 milioni di euro per cui si arrivò a una transazione, «un patto storico» lo definisce Tuccillo. «All’epoca ero assessore – ricorda – e rivendico quella transazione perché andava nella direzione dell’interesse pubblico evitando al Comune di Napoli di finire in dissesto».
E oggi? Il rischio di default per la gestione delle casse comunali resta e a ciò si aggiungono numeri diversi da quelli di un tempo per il patrimonio immobiliare. Quando la Romeo ebbe l’incarico, l’inventario era limitato a 3mila unità immobiliari e i ricavi a 2,9 miliardi di lire; alla fine del mandato la Romeo consegnò un inventario con 63mila unità e ricavi pari a 43 milioni di euro. Oggi si attende di conoscere i numeri del bilancio della Napoli Servizi ma, secondo indiscrezioni, non si arriverebbe a un terzo di quella cifra.
