Andrea Franzoso, l’eroe dello sparacazzate Toninelli che spiega la spartizione delle poltrone dei grillini

L’aria fritta a cui pensano di ricorrere i grillini in caduta libera è una convocazione pomposa per Stati generali anticorruzione. Roba forte. Di questo confabulano i deputati terrorizzati dai sondaggi. Nel frattempo, però, si son persi per strada la bandierina dell’anticorruzione sventolata negli ultimi due anni come simbolo del loro immacolato candore: quell’Andrea Franzoso portato in processione in tutte le trasmissioni tv per mesi come «il whistleblower più famoso d’Italia». Così gli piaceva presentarlo. Prima che li mollasse. La bandierina non ne poteva più e s’è ammainata da sola, sputtandandoli. Mette subito le mani avanti: «Non sono dei Cinque stelle e non li ho votati». Poi: «Si spartiscono i posti. Come combattono la corruzione? Con la spazzacorrotti, con quel brutto nome per giunta, che è il loro spaventapasseri». «Fanno altro? Non mi pare. In materia di anticorruzione, un loro grande slogan, hanno un impegno altalenante».

La storia di Franzoso è nota, pompatissima per mesi ovunque, incensata in un libro titolato Il disobbediente (Addirittura? Si dà del disobbediente da solo? «Il titolo l’ha scelto la Gabanelli») edito da Paper first (Fatto quotidiano). Nel 2015 Franzoso (che di recente ha lavorato anche per Loft, piattaforma tv sempre del Fatto), ex ufficiale dei carabinieri (e ti pareva), ex novizio gesuita, laureato in giurisprudenza, era un funzionario alle Ferrovie del nord. Denunciò con un esposto non anonimo le spese personali (locali notturni, vacanze per i figli) che il presidente della società addebitava all’azienda con l’avallo di molti sottoposti. Denuncia pagata con mobbing pesante. Finché il presidente non è stato condannato a due anni e otto mesi per peculato e truffa e lui è finito prima incastonato tra i santini cinquestellini e poi nel cda di Trenord, società ferroviaria lombarda partecipata al 50% da Ferrovie Nord Milano, controllata dalla Regione lombardia e al 50% da Trenitalia.

Fu definito “la zeppa” dell’allora ministro dei trasporti Toninelli, (quello dei pic nic sul ponte Morandi, solo per citarne una) lo sparacazzate dallo sguardo spiritato catapultato da Grillo al governo del Paese. In questo modo Toninelli si intestò l’onore d’aver nominato “l’eroe di Ferrovie” nel cda di Trenord: «Questa grande novità dà il senso della rivoluzione che stiamo portando avanti. Per noi un uomo così coraggioso, onesto, con spiccata moralità, senso civico e, perché no, la schiena dritta, deve essere premiato». Il problema adesso è che l’eroe ha disertato. L’ha mollati e in malo modo.  Già ha promosso un documento, con Zagrebelsky e compagnia, in cui critica pesantemente le nomine dei nuovi vertici dell’Anac, l’authority anti corruzione fino all’anno scorso guidata dal magistrato Raffaele Cantone. Ora ci ha preso gusto. Va facendo le pulci ai singoli commissari e accusa il governo di avere «un impegno ambiguo sull’anticorruzione». Specifica: «Esponenti di primo piano dei Cinque stelle mi hanno confermato che si spartiscono i posti, che per mettere la loro candidata all ‘Anac, Laura Valli, che è pure brava, hanno dovuto accettare senza batter ciglio le nomine degli altri, a cominciare dal presidente Giuseppe Brusia che è notoriamente lì solo perché è un amico di Conte che Conte non è riuscito a piazzare come sottosegretario altrove e quindi è stato rifilato all’Anac». «Me l’hanno proprio detto: per mettere la Valli abbiamo dovuto accettare gli altri, funziona così». «Ma come: funziona così? Cosa vuol dire? Vi occupate essenzialmente di nomine? Bene, vediamo chi avete nominato. Del Balzo, avvocata romana, candidata Fratelli d’Italia in Sicilia. D’accordo.

Qual è la sua comprovata esperienza nella lotta alla corruzione che richiederebbe la legge per l’Anac? Perché lei è da considerare un’esperta? Boh, vorrei capirlo perché io ho trovato solo 7 articoli suoi per la Voce del patriota e una pagina facebook in cui spunta Giorgia Meloni dappertutto e ci sono slogan del sovranismo in abbondanza. Per essere parte di una Authority indipendente, mi pare lo preveda anche l’articolo 5 dello statuto non si non dovrebbe essere così connotati politicamente. eppure eccoli lì. Un altro: Giacomazzo chi è? Un amico di Ghedini dicono? Ok. Cos’ha fatto per essere considerato un esperto? Stessa cosa per Forteleoni che sarebbe renziano». «In Agcom hanno fatto la stesso. Hanno nominato gente per vicinanza personale o per appartenenza politica, senza occuparsi minimamamente delle competenze». Perché se la prende così a cuore se poi ribadisce che lei non milita, che con i Cinque stelle nulla c’entra e che non è vero che grazie a loro ha comunque trovato un lavoro? «Nel cda di Trenord, dove mi ha proposto Buffagni che mi ha offerto anche una candidatura che ho rifiutato, non ho uno stipendio, ma un gettone di presenza. Duemila euro l’anno grosso modo» ci tiene molto a spiegare Franzoso.

«Me la prendo perché hanno chiesto voti promettendo una politica anticorruzione, ma si limitano ad inasprire le pene senza occuparsi né di rendere più difficile corrompere, né di nominare vigilanti competenti. Alzano lo spauracchio permanente della spazzacorrotti e io, che non voglio spazzare nessuno e detesto l’esaltazione della legalità in sé e per sé come valore perché in uno stato fascista praticherei l’illegalità quindi già in quello non sono d’accordo, mi vedo approvare un decreto semplificazione molto discutibile, affidamenti diretti fino a 150mila euro, la modifica dell’abuso d’ufficio, la modifica della responsabilità per danno erariale e le gare fino a 5 milioni decise con trattative private tra 5 soggetti e ho delle critiche di merito. Agiti le manette e poi non ti occupi rendere più complicato corrompere, solo di promettere che dopo la punirai aspramente. Qualche dubbio mi viene».