Il governo porta a casa la Nota di aggiornamento di bilancio ma tutte le opposizioni, per una volta in blocco, votano contro l’indebitamento extradeficit di 15,7 miliardi. “Perché – spiegano – sono stime scritte sulla sabbia, non verosimili, troppo ottimistiche, non spiegate, non motivate e senza una visione di progetto sociale”.
I problemi di Giorgia Meloni
Ma prima ancora delle opposizioni, i problemi di Giorgia Meloni sono altri. Politici, perché è sempre più difficile gestire gli strappi a destra del socio Salvini, che oltre al giorno per giorno sui singoli provvedimenti, si dà da fare anche come organizzatore di eventi internazionali sovranisti. Venerdì a Roma, ad esempio, inizia un fine settimana in cui arriveranno giovani di tutte le destre europee, da Francia, Germania, Ungheria, Polonia. Giorgia Meloni ha anche enormi problemi congiunturali: gli attacchi terroristici di Hamas e la risposta militare di Israele sono variabili destinate a pesare nei nostri conti pubblici e, più in generale, in un mondo segnato da conflitti e ormai incerto e precario nel suo vecchio ordine.
C’è grande, legittima, preoccupazione a palazzo Chigi. La stessa Nadef prevede due scenari peggiorativi: uno legato all’aumento del costo del petrolio e uno legato allo spread in rialzo di cento punti. La guerra in Israele è arrivata dopo. Non c’è tempo da perdere con le tattiche della campagna elettorale e la ricerca di consenso. Così ieri sera la premier con santa pazienza ha convocato un vertice di maggioranza a palazzo Chigi. Ore 21, perché prima la sua agenda era impegnata. E perché oggi deve preparare la visita di Stato in Mozambico e Congo. Un nuovo faccia a faccia, ad appena due settimane dall’ultimo per guardarsi in faccia e capirsi. Sarà un autunno difficile e un inverno complicato. Nulla a che vedere con le trionfalistiche previsioni dei primi mesi estivi. Un po’ più di cautela è sempre un’ottima compagna.
I giudizi delle agenzie di rating
Ieri, mentre il Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato, votava la Nadef, è arrivato anche il primo dei tanto attesi rating, quello dell’agenzia Fitch. E a ruota quello del Fondo monetario riunito al vertice di Marrakesh. Giudizi entrambi severi: siamo lenti nelle riforme e poco coraggiosi con il taglio del debito. Per il Fondo il rapporto tra deficit e Pil in Italia, al 5% quest’anno, tornerà sotto il tetto del 3% nel 2026. L’Italia “deve essere più ambiziosa con la riduzione del debito che invece calerà ma molto lentamente”. Nel 2025 sarà 142,8% (oggi 143,7). “Ben al di sopra del livello pre-pandemico”.
Le ricette le conosciamo già: “Riforme strutturali per aumentare il potenziale di crescita potenziale e obiettivi più ambiziosi”. Sarebbero gli obiettivi del Pnrr. Negativo anche Fitch: “Le proiezioni contenute nella Nadef rappresentano un significativo allentamento della politica fiscale rispetto agli obiettivi precedenti”. Nelle prossime due settimane diranno anche Moody’s e Standard &Poor’s. Il ministro economico Giancarlo Giorgetti ostenta tranquillità. “È legittimo che il Fondo monetario faccia questo invito man mano che anche gli esperti leggono il contenuto della Nadef e ancora di più quando leggeranno la legge di bilancio capiranno che il governo italiano ha fatto le cose in modo responsabile e serio”. Giorgetti sarà oggi a Marrakech. “Avrò modo di spiegare meglio, anche di persona. Il punto è che loro sono tecnici e io sono un politico che deve dare risposte alle famiglie che non hanno soldi”. Piegate da guerra, inflazione e politiche monetarie (leggi rialzo dei tassi) che il governo non condivide.
Le richieste delle opposizioni
Da tutto questo la necessità del vertice di maggioranza di ieri sera. “Testa fredda e cuore caldo”, continua a ripetersi la premier. Non è facile. Lunedì approderà in Consiglio dei ministri la legge di bilancio, il Documento di programmazione di bilancio che sarà subito inviato a Bruxelles e il decreto fiscale. Solo allora le opposizioni avranno contezza della fondatezza dei loro No. Hanno chiesto 4 miliardi per la sanità e non li vedono. Chiedono di rendere strutturale il taglio del cuneo per alzare realmente le buste paga, e non lo vedono.
“La Nadef è un documento vecchio rispetto alle emergenze che ci illustra lo stesso ministro Giorgetti”, ha detto la senatrice, ed ex ministro alla Salute Beatrice Lorenzin. “Non vediamo nulla, se non in modo peggiorativo, sullo Stato sociale e sui diritti sociali, cioè sulla salute, sull’educazione e sul tema pensionistico”. Dafne Musolino (Iv e Terzo Polo) ha puntato il dito contro altri due problemi: “Una rappresentazione ottimistica sul rientro del debito e un piano di privatizzazioni fantomatico di cui non si sa nulla. Non solo: il governo pensa addirittura di ridurre la spesa sanitaria di due miliardi”.
