Il mondo è sull'abisso ma...
Salvini, lo scalpo di Piantedosi e la campagna elettorale prima di tutto: ma la Lega cala nei sondaggi
Quando il secondo principale alleato dell’alleanza di maggioranza chiede nei fatti le dimissioni del ministro dell’Interno con l’accusa di essere incapace a gestire la crisi dei flussi migratori, è evidente che quella maggioranza non c’è più
“Perchè qui dobbiamo essere chiari, molto chiari: il ministero dell’Interno deve tornare nelle competenze di Matteo Salvini l’unico che ha dimostrato di essere capace a fermare gli sbarchi in questo Paese”. Così ha parlato intervistato a Radio Libertà, la nuova web radio della Lega che ha sostituito Radio Padania, l’eurodeputato della Lega Antonio Maria Rinaldi, economista, fedelissimo del Capitano. Succedeva giovedì mattina 5 ottobre, nella trasmissione “Filo diretto”. Insieme a Rinaldi un altro eurodeputato, sempre leghista, Danilo Oscar Lancini, vicesindaco di Adro in provincia di Brescia, rincarava lo stesso concetto: “Salvini al Viminale è l’unica mossa che può salvare Meloni dal fallimento”. Avanti così per circa cinquanta minuti. Roba di tirarsi i pizzicotti: è avvenuto tutto in diretta, alla radio che, per quanto web ha sempre qualche migliaio di ascoltatori, e per bocca di due eurodeputati leghisti: fuori Piantedosi, avanti Salvini.
Per una volta non bisogna ricorrere ai “si dice” e agli “off”. Per una volta è tutto meravigliosamente in chiaro. Molto più semplice da leggere. Assai più difficile da accettare da parte dei mercati internazionali che, pur non conoscendo i dettagli, avvertono i continui malumori e da giorni hanno messo lo spread sull’altalena dei rialzi fino a superare i 200. Quando il secondo principale alleato dell’alleanza di maggioranza chiede nei fatti le dimissioni del ministro dell’Interno con l’accusa di essere incapace a gestire la crisi dei flussi migratori, è evidente che quella maggioranza non c’è più. O, almeno, sta in piedi con uno adesivo logoro e consumato.
Una volta chiarito quale è lo scalpo di Salvini – uno dei tanti -in vista delle Europee, diventano molto chiare le dinamiche di questi giorni. A cominciare dal giudice Apostolico. Che, per inciso, ieri è stata difesa dal procuratore generale di Catania che ha detto: “La collega ha fatto i suo dovere”, ovverosia ha evidenziato le incongruenze di una norma scritta male. Da una settimana, invece il leader della Lega ha occhi e testa solo per la giudice di Catania. Colleziona video – di cui sarà interessante capire bene l’origine e le modalità di conservazione – e almeno due-tre volte al giorno ne chiede la cacciata dalla magistratura. Persino in questi giorni di choc collettivo per la guerra in Israele, Salvini ha usato il suo apparato di comunicazione per denunciare e chiedere le dimissioni della giudice. A Israele ha dedicato poche parole sabato mattina, ore 8 e 29, mentre i commandos armati di Hamas seminavano il terrore tra i civili ebrei: “Tutto il mio sostegno al popolo di Israele sotto violento e vigliacco attacco da parte di estremisti islamici”. Poi ha ripreso con il terzo video sulla giudice, si è arrabbiato perché nessuno mostrava sdegno per quelle riprese. È tornato ad occuparsi di “sbarchi”, “insicurezza” e di “invasione”. Il mondo è sull’abisso ma la campagna elettorale viene sempre prima di tutto.
Le continue – e anche un po’ stucchevoli – baruffe tra Salvini e Meloni stanno preoccupando osservatori e analisti. Ieri è arrivata una buona notizia: è stata finalmente pagata la terza rata (quella di dicembre 2022), 18, 5 miliardi che sono ossigeno prezioso per le casse dello Stato. Il Mef incrocia le dita sperando di incassare anche la quarta (altri 19 miliardi) entro la fine dell’anno. Sarà dura, molto dura. Una buona notizia che non copre le difficoltà del Pnrr. Il governo è alle prese con la Nadef. Sarà votata domani al Senato e ieri nelle audizioni è emerso chiaramente come il quadro già di per sé “complesso” sarà ancora di più condizionato da questa nuova guerra. Subito dopo c’è la legge di bilancio: il ministro Giorgetti è alla disperata ricerca di dieci miliardi. Che troverà. E probabilmente non potrà darli al Ponte sullo stretto di Messina, altro motivo di tensione con il segretario della Lega. Il tutto in attesa di sapere cosa succederà con le nuove regole di bilancio europeo. Una complessità oggettiva aggravata dagli scontri in maggioranza. Destinati ad aumentare visto che i sondaggi non stanno premiando la campagna di Salvini (Fratelli d’Italia stabile, Lega di nuovo sotto il 10). I mercati ci guardano e fanno salire lo spread.
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