Taglia e cuci: le mosse di Salvini e Meloni
Sui migranti, il Governo va avanti con il bastone e la carota: Salvini provoca e Meloni concede
La politica del governo sull’immigrazione isola l’Italia. E i diktat del Carroccio costringono alla stretta sui minori.

In quel mix di bastone, carota ed inefficienza che è la politica del governo sull’immigrazione, ieri è stato il giorno della carota. Posto che il giorno prima era stato quello del bastone. Un giorno Salvini attacca e provoca la sua premier, il giorno dopo la premier concede. E poi si ricomincia. Magari a turni alternati. Uno prigioniero dell’altra e viceversa. Intanto i flussi e gli sbarchi continuano. È una strategia miope, logorante, che non porta da nessuna parte e isola l’Italia che diventa ogni giorno più inaffidabile per i partner europei. Anche perché le rivalità interne coinvolgono anche altri dossier, da quelli economici ad iniziative spot come condoni, supertasse alle banche e gestione dei progetti del Pnrr e del Ponte sullo Stretto, tutti ad alto tasso di polemica ma scarsissimo coefficiente politico. Nove mesi così – si voterà per le Europee a giugno 2024 – svuoterebbero anche il più tenace e resiliente dei leader politici. Teniamolo presente quando arrivano spifferi su ipotesi di rimpasto di governo e finanche di crisi di governo e nuovi Papeete.
Veniamo quindi alla carota del giorno. Sulle spalle, tanto per cambiare, dei migranti e per di più minorenni. Del resto – è il ragionamento fatto al Viminale su input del sottosegretario leghista Nicola Molteni che ha la delega all’immigrazione – “se il decreto Caivano abbassa nei fatti l’età della punibilità da 16 a 14 anni, un migrante può diventare adulto a 16 anni e non più a 18”. E quindi essere dirottato, una volta sbarcato, nei circuiti dell’accoglienza ordinaria invece che in quelli protetti riservati ai minori. Che però costano e pesano del tutto sulle casse dei poveri sindaci che non sanno più come fare a gestire oltre 21 mila minori sbarcati da soli dall’inizio dell’anno. Un assoluto record.
Il Consiglio dei ministri di ieri ha approvato – nessun intervento dopo l’esposizione del ministro Piantedosi – il terzo decreto sui migranti del governo Meloni. La stretta questa volta, dopo i trafficanti (decreto Cutro), il potenziamento dei Cpr e l’allungamento dei tempi di permanenza fino a 18 mesi (la scorsa settimana), riguarda soprattutto i minori. Prevede espulsioni più facili “per gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato” (ma resta sempre il problema di dove espellerli visto che scarseggiano gli accordi con i paesi di origine) e la stretta sul fenomeno dei falsi minorenni con l’espulsione di chi mente sull’età, la possibilità di accogliere nei Centri ordinari – e non in quelli per minorenni – chi ha tra i 16 ed i 18 anni, 400 militari in più a presidio delle principali stazioni ferroviarie italiane. Cancellata con un tratto di penna l’suo della Guardia costiera negli hot spot. Un altro disco rosso per Salvini.
Il decreto, tredici articoli, contiene varie scommesse. La prima è allontanare dall’Italia gli stranieri pericolosi, anche se hanno un permesso di soggiorno di lungo periodo, se sono destinatari di una misura di sicurezza. C’è il giro di vite sul fenomeno dei falsi minorenni, chi cioè dichiara di essere under 18 per poter usufruire delle facilitazioni previste dalla legge. Se non c’è posto nei circuiti dedicati, e maggiormente protetti, andranno in quelli ordinari. Se hanno mentito, saranno espulsi. Previsti anche 400 militari in più, oltre i cinquemila già attivi, per il presidio delle città.
La stretta era attesa da tempo viste le proteste dei sindaci leghisti che non vogliono più spendere i soldi “dei nostri cittadini per accudire i minori stranieri”. E arriva, dopo vari rinvii, nel mezzo di un braccio di ferro Meloni-Salvini che scrive ogni giorno una puntata alzando sempre l’asticella e mettendo il governo sotto una luce di scarsa affidabilità. Per problemi interni. È un copione che si ripete da un paio di settimane: Meloni cerca di cucire, Salvini distrugge. La dinamica è chiara dal 17 settembre quando il leader della Lega ospitò Marine Le Pen a Pontida mentre Meloni era a Lampedusa con Ursula von der Leyen per rilanciare il piano europeo contro scafisti e per gestire i flussi migratori fino a l’altro giorno, all’affondo contro la Germania (“Berlino ci vuole invadere con i migranti come provò a fare ottanta anni fa” by Andrea Crippa, numero due Lega) proprio mentre Meloni era a tu per tu a palazzo Chigi con Macron nel tentativo di fare gruppo con l’Europa. Ieri la premier ha scritto ai nove leader europei dei paesi che affacciano sul Mediterraneo che incontrerà oggi e domani a Malta (Med 9). E però nel Cdm ha dovuto accettare il diktat leghista pur sapendo che non proteggere i minori in circuiti pretetti aumenta il rischio di consegnarli alla criminalità. E allo sfruttamento. Altro che inclusione.
Ma questo è costretta a fare la premier: concedere a destra per non farsi scavalcare a destra. Il problema sarà una costante. Già oggi al vertice europeo dei ministri dell’Interno. Potrebbe arrivare la notizia del via libera per l’adozione del Piano europeo. Orban si mette di traverso: “Non ce lo faranno ingoiare mai”. Ancora una volta: con chi starà Meloni? Sarà la Giorgia sovranista? O quella europeista? Salvini intanto si frega le mani.
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