“Questo intervento il Governo lo ha fatto per i lavoratori che hanno perso potere d’acquisto e lo rivendico. Mi auguro che anche un ministro che verrà al mio posto, tra un anno, avrà come principale impegno quello di tutelare i lavoratori medio bassi”, Giorgetti ci sta dicendo che l’anno prossimo non sarà lui il ministro dell’economia? C’è da crederci, ascoltando il suo intervento ieri durante l’audizione sulla Nadef in commissione bilancio. Ne ha avute per tutti, destra e sinistra, ma soprattutto per i sui colleghi ministri che nonostante i tempi, i conti, l’inflazione e il debito, continuano nella classica impresa dell’assalto alla diligenza della legge di Bilancio.

Il ministro è stato chiaro: “Io sarò contro qualsiasi tipo di emendamento che aumenterà la spesa con maggiori entrate, lo dico anche a beneficio del Parlamento. Abbiamo adempiuto alle regole, lo vedrete nella legge di bilancio, abbiamo fatto uno sforzo per contenere la spesa: non sarà semplice da digerire per tanti, anche miei colleghi”. E infatti subito dopo interviene Salvini minacciando una manovra blindata: “Come governo saremo veloci e compatti e conto che non ci siano emendamenti della maggioranza. Auspicio che il testo, approvato in consiglio dei ministri, poi sia ‘la proposta dell’intera maggioranza in Parlamento”.
Chissà se la penseranno così anche in Fratelli d’Italia, ricordando che proprio Giorgia Meloni attaccò fortemente Mario Draghi per aver blindato la manovra: “A lei pare che siamo una Repubblica parlamentare? Si preannuncia un’altra manovra blindata sulla quale il Parlamento non potrà dire niente”. Ma Giorgetti è netto: “Qualcuno non sarà contento, ma d’altro canto le priorità le ho dette, ribadite. Aiutare le famiglie a basso reddito, soprattutto nel lavoro dipendente, il personale della sanità, pagare la guerra in Ucraina, pagare alluvioni e terremoti”.

Il primo tra gli scontenti sarà il ministro Calderoli, e con lui Giorgia Meloni che aveva promesso alla Lega la riforma sull’autonomia. Non ci sarà: “Abbiamo inserito l’autonomia differenziata come collegato alla Nadef, perché si ritiene che abbia attinenza al contenuto della legge che tocca dimensioni come delega fiscali o autonomia”, però subito dopo Giorgetti rivela il vero problema: “Ma il tema cruciale che deve essere sciolto è quello dei livelli essenziali delle prestazioni”. In controtendenza anche con la storica posizione leghista sulle autonomie, sostenendo invece il centralista Fitto, Giorgetti accusa gli enti locali di far perdere visione strategica al Pnrr: “Quando va a finanziare interventi un po’ dubbi, specialmente nell’ambito degli enti locali, forse ha fatto un’operazione di pura spesa, non di promozione della dotazione infrastrutturale del Paese”. Lo scostamento per la manovra sarà di 15,7 miliardi, “per colpa della guerra in Ucraina”.

Delle privatizzazioni annunciate non c’è traccia, ma non vengono escluse per il futuro. Su Mps “stiamo valutando e valuteremo come e quando anche in un’ottica di politica industriale”, ma c’è anche “una valutazione sulle infrastrutture strategiche: in alcuni settori possiamo entrare, altri, non ancora toccati da societarizzazioni o privatizzazioni, potranno essere utilmente oggetto di questi processi”. Il riferimento è anche ad Autostrade: “Concessioni importanti che giungono a scadenza e che possono determinare entrate straordinarie”. Sulla vendita di Ita a Lufthansa annunciata a più riprese, finalmente Giorgetti, a differenza di Urso, ammette di essere ancora in alto mare e paventa “ostacoli imperscrutabili alle menti dei più ingenui”.

C’è il taglio al cuneo, ma solo per un anno. In risposta alla domanda diretta di Luigi Marattin (non è pentito di avere ridotto il cuneo fiscale solo temporaneamente e non – come andava fatto – strutturalmente?) il ministro, confermando che la misura vale solo per il 2024, si è testualmente detto “fiero di aver messo questa ipoteca sui futuri bilanci”. Taglio per un anno, e poi si lascia a chi ci sarà l’anno prossimo l’onere di trovare i soldi per non alzarle. Chissà se sarà ancora Giorgetti.