Nel “Si&No” del Riformista del weekend spazio al dibattito sugli Stati Uniti d’Europa. E’ giusta l’idea? Favorevole Benedetto Della Vedova, deputato di +Europa, secondo cui “cosa resterebbe all’Occidente in questo scenario se non l’Unione“. Contrario invece Carlo Fidanza, europarlamentare di Fratelli d’Italia che ribatte: “Sono una chimera: l’Europa reale è solamente quella Confederale“.

Qui il commento di Benedetto Della Vedova:

Sarebbe bello poter dire che, adesso che Giorgia Meloni ha annacquato il suo passato antieuropeo, le minacce per l’Unione europea si sono esaurite. In realtà non sono mai state forti quanto lo sono adesso. E non solo perché quella di Meloni è, appunto, una svolta assai precaria (pensiamo al MES), che non può nascondere le sue autentiche sempre propagandate e sempre rivendicate intenzioni “ideologicamente” lontane da ciò che di profondo rappresenta l’integrazione europea dal superamento delle sovranità nazionali, dallo stato di diritto ai valori inclusivi della democrazia liberale e della società aperta.
Il fatto è che il 2024 rischia di essere un annus horribilis dal punto di vista delle tendenze elettorali in Occidente e quindi del mutamento degli equilibri globali, e noi non possiamo permetterci il lusso di rendercene conto dopo, a cose fatte, quando ormai sarà troppo tardi.

L’eventualità di un ritorno di Trump alla Casa Bianca non è più fantapolitica – non lo è mai stato, in realtà, ma abbiamo tutti sperato che lo fosse. Non è più fantapolitica quindi il ritorno di quell’isolazionismo degli USA sui temi della politica estera, soprattutto quelli che hanno a che fare con la difesa della democrazia e del diritto internazionale, che potrebbe tradursi in un disarmo generale del nostro fronte orientale, nel caso in cui prendesse corpo il più volte annunciato disimpegno trumpiano dalla NATO.
Non sarebbe più fantapolitica il collasso della resistenza Ucraina, alla quale oggi ci siamo abituati come se dovesse contare in eterno su forze inesauribili, e l’esplosione di nuovi focolai di conflitto scatenate dalla Russia alle porte dell’Europa, dai Balcani al Baltico. E contemporaneamente potrebbe venire meno il ruolo fondamentale di garanzia che Biden ha caricato sulle sue spalle, oltre che per Kiev, nel conflitto mediorientale, al contempo di risoluta vicinanza alla causa israeliana dopo l’eccidio dei terroristi di Hamas e di incessante pressione sul governo israeliano, nonché di tessitura diplomatica con tutte le potenze dell’area.

Cosa resterebbe all’Occidente, in questo scenario, se non l’Europa? Spesso abbiamo detto che il ruolo dell’Europa, la sua forza e i suoi valori, vengono compresi con più facilità fuori dall’Europa che negli stati che compongono l’Unione. Infatti, mentre dalle nostre parti prendono piede movimenti sovranisti e populisti di stampo antieuropeo che non sempre i partiti democratici tradizionali riescono ad arginare adeguatamente, fuori dall’Europa ci si mette in fila per entrare, sia come nuovi Stati membri che come individui alla ricerca di occasioni per una vita migliore. Attratti tanto dal benessere quanto dall’inclusività delle nostre società, dall’universalità dei diritti civili e sociali (altro che reati universali!). E infatti, tanto in Russia quanto nelle democrature illiberali dell’Est sono proprio i diritti individuali delle persone LGBTIQ e delle donne ad essere minacciati per primi, è su questi diritti che si scatenano guerre ideologiche che diventano poi campagne di persecuzione e vere e proprie guerre di aggressione, come in Ucraina.

Ma quale Europa siamo oggi in grado di offrire come baluardo a queste minacce? Un’Europa ancora fragile e in equilibrio precario, perché non ha mai compiuto del tutto la traversata verso gli Stati Uniti d’Europa. L’ Europa deve prendere piena coscienza del suo ruolo e del potenziale e affrontare le sue “contraddizioni” istituzionali, come il diritto di veto che attribuisce a qualsiasi paese, anche il più piccolo o il più esposto alle pressioni putiniane, di ricattare tutti gli altri. Immaginiamo che tipo di arma potrebbe diventare il diritto di veto in un Europa allargata a 36 Stati.
Per questo l’appello lanciato da Emma Bonino non è solo giusto come direzione da seguire. È anche un appello per così dire “vitale”, che parla al senso di responsabilità di tutti noi. D’altronde anche Mario Draghi ha parlato recentemente di Stato europeo (e quante volte gli avevamo sentito indicare questa strada quando era alla guida del nostro Paese, come della Bce). Per questo il nostro punto di vista sulle prossime elezioni europee deve essere alto, deve partire dall’Europa e dal suo ruolo più che dalle scomposte vicende italiane, e deve avere come obbiettivo l’unico vero risultato alla nostra portata: impedire una maggioranza a trazione sovranista che smantellerebbe quel tanto di integrazione europea che siamo riusciti con fatica a conquistare, puntare dritti agli Stati Uniti d’Europa nel nome della società aperta, dei diritti e della liberaldemocrazia. L’Europa può ancora avere un grande futuro, ma deve conquistarselo.

Benedetto Della Vedova / Deputato +Europa

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