La campagna pro-Hamas non paga. Pasquale Tridico, il candidato che Giuseppe Conte (5 Stelle al 6,4%) ha imposto al centrosinistra, è riuscito nell’impresa di stare sotto al 40%, lasciando al riconfermato Roberto Occhiuto diciotto punti di vantaggio. Avevano puntato tutto sulla Palestina, come nelle Marche. E come nelle Marche, la strategia per perdere ha dato i suoi frutti. La ditta, al Nazareno, può tirare un sospiro di sollievo: stare all’opposizione di tutto e di tutti, per sempre, è l’obiettivo che si è data Elly Schlein, che per realizzarlo ha studiato una scienza esatta, quella delle sconfitte sistematiche.
E così Tridico, ex presidente dell’Inps e oggi europarlamentare grillino, non è riuscito a trasformare in consenso nemmeno il suo giro elettorale in 120 comuni, tra pianti, denunce e slogan antisistema. Affluenza bassa, 43,1%, ma non più bassa del centrosinistra: una coalizione che da tempo ha rinunciato a sfidare il centrodestra sul terreno moderato e riformista, preferendo il premio della critica a quello del pubblico. Tridico, due ore dopo la chiusura dei seggi, ha ammesso la sconfitta: «Sapevamo che sarebbe stata una battaglia difficile». Poi, una serie di alibi: lo spopolamento, l’astensionismo, la disaffezione. Nessun accenno alle scelte politiche, al disastro comunicativo, al messaggio polarizzato e sordo che ha tenuto il Pd e i Cinque Stelle aggrovigliati su parole d’ordine fuori tempo massimo. Anche a lui, europarlamentare, Il Riformista fa la medesima domanda: se è vero che la Calabria è la sua priorità, rinuncerà al seggio a Strasburgo per fare opposizione in Regione?
«È la prima volta nella storia della Calabria che un presidente uscente viene riconfermato» ha ricordato Occhiuto a spoglio ancora in corso. «Abbiamo fatto molto di più che nei decenni precedenti, senza bacchette magiche ma con onestà e concretezza». Poi, in un gesto da uomo di governo, l’appello al rivale: «A Tridico ho chiesto di collaborare, in qualsiasi ruolo lui decida di farlo. Sarebbe utile pacificare questa regione». Il governatore riconfermato ha poi tenuto a sottolineare che questo risultato è la migliore risposta all’affondo giudiziario che aveva provato a rifare, in salsa calabrese, quello che si è tentato di fare in Liguria: il «rovesciamento della Regione per via giudiziaria». Accanto a Occhiuto, il vicepremier Antonio Tajani, che porta a casa un 18% da record per Forza Italia ha ricordato la «stabilità» come chiave del successo: «La partita politica si vince sempre al centro. La sinistra ha deciso di schierarsi molto a sinistra e ne ha pagato il prezzo». Il centrodestra – sottolinea – «è unito e pragmatico, come il governo che guida il Paese».
La premier Giorgia Meloni ha parlato di «riconoscimento del buongoverno» e Matteo Salvini ha colto l’occasione per rilanciare il Ponte sullo Stretto: «I calabresi hanno detto sì alla concretezza e alle infrastrutture. Per i no-Ponte e i no-tutto, una sonora sconfitta». Tutta Forza Italia festeggia. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha parlato di «bella soddisfazione per Forza Italia, che esprime il presidente e ne sostiene la vittoria con un risultato importante». «La Calabria – dice Deborah Bergamini – sceglie ancora Roberto Occhiuto, un ottimo Presidente che in questi anni ha dimostrato grande amore e attaccamento per il suo territorio e la sua gente. È la vittoria del buongoverno che Forza Italia continua a esprimere, di una squadra che, guidata da Antonio Tajani, riscuote fiducia e consenso presso i cittadini. Il nostro risultato nella regione che si va delineando, grazie al lavoro di Francesco Cannizzaro e di tutti i militanti, conferma tutto questo. A Roberto, ora, l’augurio di buon lavoro, nella certezza che saprà proseguire al meglio la strada che sta già percorrendo. L’esito di oggi segna un trend di crescita costante di Forza Italia sul territorio, a riprova che l’impegno per il radicamento sta portando effetti importanti ».
In fondo, la chiave è tutta qui: concretezza contro ideologia, lavoro contro litanie, governo contro opposizione a prescindere. Tridico, Conte e Schlein hanno scambiato l’amministrazione calabrese per un terreno da peacekeeping mediorientale, ma i calabresi – come già i marchigiani – hanno risposto con la più semplice delle lezioni democratiche: i voti non si prendono a colpi di slogan, né invocando la Palestina da Cosenza. E adesso la sfida più importante è quella della Campania, dove la candidatura del pentastellato Roberto Fico inizia ad essere guardata con sospetto dagli alleati.
