Il caso di Bologna
Beppe Severgnini, la cocaina e le liste di proscrizione
“Abbiamo o no il diritto di sapere se chi vive e lavora con noi, per noi o intorno a noi è un cocainomane?”. Alla domanda, posta sul Corriere della sera sabato scorso da Beppe Severgnini, si può e si deve dare una sola risposta: no, non abbiamo questo diritto. Intendiamoci, la domanda è molto seria e non va sottovalutata, anche perché posta con un filo di angoscia all’interno di un ragionamento che mette alcuni punti fermi, non moralistici. Si parte dalla vicenda, che strazia un po’ il cuore, di quella casa di Bologna dove un gruppo di uomini così insicuri da aver bisogno di misurarsi con ragazzine, le nutriva a coca e porno per esibirsi in pubblico sui social.
Posta fine alla doverosa indignazione e con la consapevolezza del fatto che, con i regimi proibizionistici di tutto il mondo, nessuno ha sconfitto il narcotraffico e anzi, dato l’abbassamento dei prezzi, anche la cocaina è ormai alla portata di chiunque la desideri, come intervenire sul piano sociale? Severgnini sa bene che l’inasprimento delle pene non ha mai fatto diminuire i reati, figuriamoci i comportamenti individuali. Perché come tale è considerato in Italia il consumo di sostanza psicotrope, sanzionato solo in via amministrativa. Se non vogliamo quindi dire la cosa più stupida e inutile evocando la galera per ogni comportamento borderline, dobbiamo affrontare il problema in un altro modo. Severgnini vorrebbe il pubblico sputtanamento del cocainomane.
E non perché anche di coloro che abusano di psicofarmaci o di alcolici? Sappiamo bene che per i comportamenti pericolosi, come mettersi al volante strafatti o ubriachi, le norme esistono già. Per coloro che hanno nelle mani la vita degli altri, come i piloti di aereo, ci sono i controlli preventivi. Che forse andrebbero estesi anche ai magistrati. Forse tutto ciò non basta. Ci vorrebbero più campagne di informazione sulle conseguenze psico-fisiche che ogni smodata assunzione di sostanze chimiche o alcoliche comporta. Ma lo sputtanamento sarebbe lesivo e inutile. Come lo fu la proposta di sanzionare i clienti delle prostitute.
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