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Ci vuole cultura

Ci vuole cultura

A cosa serve la cultura? A tutto. Ci tengo a ribadirlo, proprio in questi giorni di esami di maturità. Nell’Italia del baby boom, la conoscenza era considerata il passaporto per la vita. Bisognerebbe raccogliere le storie delle famiglie che si sono fatte in quattro per far studiare i figli, che poi sono diventati medici, ingegneri e avvocati. Poi la grande delusione. La cultura non è più sembrata quel trampolino per avere una migliore qualità di vita. È come se fosse passata di moda, malgrado le statistiche ci dicano che chi studia di più guadagna di più e gode di una salute migliore. Non è poco. Ma le mode non seguono la statistica.

Vari movimenti politici hanno fatto dello sprezzo al sapere la loro bandiera. La competenza è diventata un accessorio al quale rinunciare di buon grado (“uno vale uno”) e i professori sono diventati “professoroni” (e non in senso positivo). Salvo poi lamentarsi del fatto che l’Italia è il fanalino di coda, tra i paesi europei, per numero di laureati.

Anche le aziende, non solo le accademie, riconoscono l’importanza del fattore cultura. La multinazionale Dolce & Gabbana si è rivolta all’università Ca’ Foscari di Venezia per evitare errori nelle loro campagne di comunicazione rivolte al mercato cinese. Per il mensile PRIMOPIANOSCALAc ne abbiamo parlato con la professoressa Tiziana Lippiello, rettrice dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Nel 2018 infatti l’azienda di moda era incappata in un pasticcio, dovuto a uno spot pubblicitario nel quale una modella tentava di mangiare pizza, spaghetti e poi un sontuoso cannolo siciliano con le bacchette. Il pubblico cinese si era risentito per essere stato vittima di stereotipi. Per complicare ulteriormente la faccenda, una giornalista aveva pubblicato una conversazione privata tra lei e Stefano Gabbana, nella quale lo stilista aveva definito la Cina un Paese di m.

“Capita a tutti di sbagliare. Per questo D&G si sono rivolti a noi per rimediare, per conoscere meglio la cultura cinese e imparare dagli errori. Abbiamo creato un CLAB (Ca’ Foscari Lab) con gli studenti e i professori di lingua e cultura cinese e di management per educare alla comunicazione con la Cina, per evitare di commettere errori. La conoscenza profonda della storia e della cultura altrui è imprescindibile per ogni rapporto che si intenda stabilire, di natura culturale, politica o commerciale” commenta la professoressa Lippiello.

Ecco, dopo la défaillance, un marchio come Dolce & Gabbana si è impegnato per recuperare, dimostrando rispetto per la cultura, perché l’azienda sa che viene prima ancora del business.

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