La barriera alla partecipazione di una persona con disabilità alla vita sociale non si trovano nella persona stessa, ma nell’ambiente in cui vive. Riformulo per essere ancora più chiara: gli ostacoli non sono “dentro” la persona, ma nel contesto nel quale è inserita. È il principio rivoluzionario dal quale parte la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità del 1981. Il documento delinea per la prima volta i diritti delle persone disabili, come la libertà di compiere le proprie scelte; la partecipazione alla vita sociale; le pari opportunità; la parità tra uomini e donne, un principio che vale in generale ma che l’Onu ha voluto ricordare anche in merito al tema specifico.
Questi sacrosanti principi valgono anche per le persone che soffrono di disabilità mentale, non solo fisica. Una condizione che, un tempo, veniva etichettata con l’orribile sostantivo “ritardo”. E bisogna ammettere che, se la disabilità fisica è poco considerata, quella mentale spesso viene addirittura ignorata.
Per il mensile di Telos A&S PRIMOPIANOSCALAc, abbiamo parlato di questo tema con Fernanda Castro Maya, un’attivista, membro della Confederación mexicana de la Organización en favor de las personas con discapacidad intelectual (CONFE). Castro Maya lotta per i diritti delle persone con disabilità intellettiva e il suo impegno si concentra, in particolare, sulla loro partecipazione alla vita politica. “Di disabilità intellettiva si può e si deve parlare: non dobbiamo essere invisibili. Non bisogna pensare che la disabilità sia solo fisica” afferma con forza l’attivista che, grazie al suo impegno, è stata inclusa tra le donne più influenti al mondo nella classifica BBC 100 Women.
Da lobbista, ho trovato il punto di vista di Fernanda Castro Maya molto interessante. Fino a quando le disabilità mentale e fisica non saranno degnamente rappresentate in politica, sarà difficile mettere realmente in atto concrete e capillari politiche di partecipazione attiva. Continuerà a essere un tema buono per i convegni e le dichiarazioni di intenti, ma le barriere di ogni tipo e i pregiudizi rimarranno muri insormontabili. Spero che un giorno, nella mia attività da lobbista, avrò finalmente l’occasione di lavorare con un politico che appartenga a questa categoria. Vorrà dire che, in quel muro, si sarà finalmente aperto un varco.
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