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I partiti hanno fatto la fine del gatto in tangenziale

I partiti hanno fatto la fine del gatto in tangenziale

Ricordare quella serranda sulla strada? Si tirava su e appariva uno stanzone spoglio con le sedie di legno pieghevoli, i poster attaccati malamente alle pareti con le puntine e una vecchia stufa elettrica trafugata dalla casa della nonna da qualche militante. In alcune, la sera, si tenevano corsi di salsa e merengue con i “compagni” cubani che facevano da maestri.

Un piccolo mondo antico che ci sembra lontanissimo. Oggi, se pensiamo all’attivismo politico, la prima immagine che ci viene in mente sono i post dei social e, in subordine, i programmi televisivi dove vengono intervistati cittadini che si lamentano per un torto subito. Abbiamo rievocato questi lontani ricordi con Piero Ignazi, che insegna all’Università di Bologna nel prestigiosissimo Institut d’études politiques de Paris, meglio conosciuto come Sciences Po dagli addetti ai lavori. Lo abbiamo intervistato per il foglio mensile di Telos A&S PRIMOPIANOSCALAc. Leggi qui

Ignazi ricorda come, nel secolo scorso, il partito fosse un luogo di partecipazione delle comunità locali. Si andava in sezione per parlare di politica, ma anche per fare quattro chiacchiere. Qualcuno si era organizzato per vedere le partite di calcio della nazionale. Era un modo per uscire di casa e partecipare alla vita della città.

Abbiamo chiesto a Piero Ignazi cosa è cambiato: “Il partito ha perso quella caratteristica di essere un luogo di incontro dove si interagisce con altri, condividendo valori e agendo per obiettivi comuni. Viene considerato piuttosto un trampolino di lancio per carriere. E questo lo sta facendo allontanare dal sentiment dell’opinione pubblica”.

Il partito dunque, è diventato una diramazione di Linkedin per la politica. Un contesto nel quale cercare un posto di lavoro. Una cosa un po’ da fighetti, che lascia fuori i ceti popolari, che un tempo votavano a sinistra e frequentavano e sezioni: “negli ultimi anni la fuga degli elettori sottoprivilegiati è diventata massiccia ed ha alimentato le forze populiste” conferma Ignazi. Un fenomeno raccontato alla perfezione nel 1996 da Paolo Virzì con il suo geniale film Ferie d’agosto. E ri-raccontato in tempi recenti da Riccardo Milani in “Come un gatto in tangenziale”. Forse quel gatto è proprio il partito. Ha fatto una brutta fine.

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