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L’arte di non dire lobbista

Cropped view of businesswomen reading document. Closeup shot of female finger pointing at page. Business concept
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Quanti modi esistono per evitare la parola lobbista? A giudicare dal dibattito pubblico, più di quanti si possa immaginare. Eppure, quella del lobbista, o del rappresentante di interessi che di lobbista è semplicemente un sinonimo, è una professione precisa e persino necessaria. In Italia c’è ancora una certa ipocrisia lessicale: si preferiscono formule più neutre o vaghe come consulente per ‘le relazioni istituzionali’, ‘gli affari pubblici’, ‘il dialogo con i decisori’ o ‘esperto di advocacy’, per essere proprio all’ultima moda.

Quasi a prendere le distanze da un termine che, nella percezione comune, continua a evocare interessi opachi e manovre oscure. Ma l’uso di un sinonimo non cambia la sostanza. Anzi, è proprio questa reticenza linguistica a confermare quanto ancora sia difficile, nel nostro Paese, costruire una cultura matura e trasparente della rappresentanza degli interessi. A comprendere di cosa si tratta ci aiuta, inconsapevolmente, Cesare Parodi, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, rispondendo così a questa osservazione mossa da un giornalista del Foglio: “L’ANM non è il guardiano delle procedure parlamentari”.

Parodi, con chiarezza, ha ribattuto: “Tutti i cittadini hanno il diritto di interloquire in vario modo con le procedure parlamentari. Qualunque gruppo associato può manifestare la propria opinione. Noi, in questo caso, poiché siamo un gruppo associato portatore di interessi, manifestiamo la nostra opinione.” Si tratta, di fatto, di una descrizione coerente dell’attività di rappresentanza di interessi, secondo la definizione adottata anche nei più recenti tentativi di disciplina normativa. I disegni di legge in materia depositati in Parlamento parlano esplicitamente di ‘Disciplina dell’attività di rappresentanza degli interessi’ e, in linea con gli standard internazionali, prevedono registri, obblighi di trasparenza, codici di condotta e misure di accountability. Anche da parte delle Istituzioni, però.

Il lobbista porta all’attenzione delle istituzioni il punto di vista di chi sarà toccato da una norma, offre elementi di analisi e proposte, contribuisce, nel rispetto delle regole, al procedimento decisionale. Nel caso dell’ANM, il tema è la riforma della giustizia. La posizione dell’associazione, come quella di qualsiasi altro soggetto organizzato, è parte integrante del dibattito democratico. Parodi, da lobbista in pectore, anche se probabilmente inorridirebbe ad essere definito così, fa quello che ogni professionista del settore dovrebbe fare: identificare un problema normativo, proporre una modifica, avanzare soluzioni. Il compito finale spetta alla politica, alla quale tocca decidere. Ma prima di quel momento, aziende, organizzazioni e associazioni hanno il diritto di essere perlomeno ascoltate. Riscattare la parola lobbista non è solo una questione semantica. Affrontare questo nodo linguistico e culturale irrisolto è un passo necessario per dare dignità a un mestiere complesso e utile. A tutti.

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