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“Le città di pianura”: storia tragicomica del Veneto rimosso

Giornalista
“Le città di pianura”: storia tragicomica del Veneto rimosso

L’ultimo lavoro di Francesco Sossai si chiama “Le città di pianura” ed è un film alcolico: con una risata ci fa dimenticare l’amararezza dell’inizio. La storia è quella di due ubriaconi della provincia veneta, Doriano (Pierpaolo Capovilla) e Carlobianchi (Sergio Romano), che iniziano un viaggio in macchina per andare a prendere all’areoporto di Treviso il loro amico Eugenio, scappato anni prima per aver smerciato avanzi di produzione di una nota ditta di occhiali da sole. I due fanno tappa a Venezia per bere l’“ultima”, ed è qui che incontrano Giulio (Filippo Scotti) studente di architettura meridionale che sta festeggiando la laurea di una ragazza che non ricambia i suoi sentimenti. Giulio coltiva il sogno architettonico del suo idolo Carlo Scarpa, e l’indomani avrebbe la canonica revisione delle tavole, ma il gatto e la volpe lo convincono a fuggire con loro.

Il film concepito come un road movie à la Coen ritrae il Veneto profondo dalla prospettiva della strada: le città di pianura sono quegli agglomerati urbani disseminati tra le montagne e il mare, censurati dalla pittura cinquecentesca come dai moderni uffici di progettazione. Uno spazio rimosso. È solo dalla strada che è possibile distinguere lo scenario desolante di intere comunità spremute da virtuose ditte a conduzione familiare (oreficeria, edilizia, arredamento, ecc.), smembrate da autostrade fantasma (la Lisbona-Treviso-Budapest), illuse da politici che predicano uno sviluppo cieco e senza progresso.

La scena iniziale, con la festa di pensionamento di Primo, operaio della ditta di occhiali (che lo spettatore non avrà problemi a riconoscere) sembra rubata a Vitaliano Trevisan: il capo che scende dall’elicottero e regala un Rolex d’oro al suo dipendente più anziano che si è spaccato la schiena una vita in catena di montaggio per diventare “uno di famiglia”. Più avanti vediamo il nobile decaduto e razzista che lamenta la costruzione dell’autostrada nel bel mezzo del suo giardino barocco. In un’area di servizio un turista tedesco dice a Carlobianchi, interpretato dal’eccellente Sergio Romano, “Sono venuto a vedere l’Italia prima che voi italiani la distruggiate”. Carlobianchi gli risponde: “Sei arrivato tardi”. Le città di pianura è un film in grado di far ridere raccontando la nebbia del Veneto rimosso, l’obbrobrio della speculazione edilizia e la solitudine di una terra che dalla crisi del 2008 non è mai stata risarcita.

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