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Lobbying e una lezione del Covid

Lobbying e una lezione del Covid

Molti sostengono che l’attività di lobbying sia una questione di pure e semplici relazioni.

Mi sono sempre battuta per sostenere il contrario. Il lobbista non è uno che intesse ‘relazioni’, ma un professionista che studia, analizza, scrive e rappresenta posizioni alle Istituzioni. Beh, mi sono dovuta ricredere. Almeno in parte. Ed è stato proprio il periodo del Covid a darmi questa lezione.

Mi sono resa conto del fatto che il fattore umano gioca un ruolo più importante di quello che immaginassi. Non c’è niente da fare, non c’è videoconferenza che tenga, men che meno telefonata o email: per capire se l’interlocutore è perlomeno interessato a quello che stai dicendo bisogna essere fisicamente vicini.

L’esame incrociato delle proposte, con i suoi tempi serrati, le risposte immediate alle obiezioni dell’interlocutore, le reazioni e la capacità di lettura del linguaggio non verbale, sono attività delicate e complesse, che hanno un’efficacia diversa se i protagonisti si trovano faccia a faccia e non davanti allo schermo di un computer. Per non parlare del galateo da incontri a distanza, l’esperienza di silenzi biblici o di sovrapposizione di parole l’abbiamo sperimentata tutti. Il concetto di moderatore della riunione è di per sé molto complesso, ma è ancora più difficile da mettere in pratica in un incontro istituzionale.

Ma un aspetto positivo c’è. Non era mai accaduto che i nostri interlocutori istituzionali si piegassero ad una videoconferenza, e senza alcun dubbio, la disponibilità a parlare al telefono è aumentata, e di parecchio. Gli aneddoti esilaranti però non mancano. Non mi sarei mai aspettata che il capo dell’innovazione –non è proprio questa la qualifica, ma non la scriverò nemmeno sotto tortura– dicevo ‘innovazione’ non avesse la più pallida idea di come funzionasse un incontro da remoto. La semplice procedura per entrare nella stanza virtuale e inserire se necessario il codice dell’incontro, e così via, si sono dimostrate essere arabo puro. Per non parlare poi di come mettere in muto. Insomma, se non si fosse trattato di un momento critico per il mio cliente, vi assicuro che sarebbe stata una puntata di ‘Oggi le comiche’.

Per fortuna nella normalità, la possibilità di incontrarsi a distanza è rimasto un fatto assodato, anche troppo a volte.Tra il solo a distanza e il solo di presenza ci può essere un punto di caduta: il primo incontro deve essere di persona, anche se molti parlamentari, anche post Covid, continuano a preferire gli incontri a distanza. Per dare seguito alle decisioni o attività sulle quali si è trovato un accordo potranno bastare le video conferenze. Ogni tanto però ritornate ad incontrare le persone. Una stretta di mano, uno sguardo, un tono di voce, un po’ di calore possono fare la differenza.

 

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