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Perché, nonostante i tanti grilli travaglianti a favore del si, #iovotono convintamente

Perché, nonostante i tanti grilli travaglianti a favore del si, #iovotono convintamente

A 5 giorni dal voto, quanti elettori hanno davvero capito la vera posta in gioco del referendum costituzionale di domenica 20 e lunedì 21 settembre? Gli iscritti all’AIRE avevano tempo sino ad oggi per fare arrivare ai consolati il loro voto per corrispondenza. In alcuni paesi gli italiani residenti all’estero hanno trovato più difficoltà che in altri.
Per la prima volta nella mia vita, ho sentito il dovere di fare una pubblica e personale dichiarazione di convinto voto.
Poiché risiedo all’estero, ho già votato. Ed ho votato NO, unendomi a tanti altri italiani che, pur senza necessariamente avere, come non l’ho io, un’etichetta partitica (il fronte è piuttosto trasversale) pensano che questo referendum non é sul taglio dei parlamentari, come presentato dai tanti grilli travaglianti, ma sul taglio alla democrazia e al diritto-potere di voto dei cittadini. Non ultimi gli oltre 5,5 milioni di italiani residenti all’estero come me.
Anche se al momento non scommetterei ancora un centesimo sulla vittoria del no, non voglio tuttavia sentirmi complice delle conseguenze per la democrazia provenienti dalla prevista vittoria del sì, in un referendum nato all’insegna della cattiva informazione, che approfitta della buona fede di tantissimi cittadini, che sono a giusto titolo disgustati dalla politica nazionale e dai partiti che la rappresentano. Nessuno escluso.
Voglio pertanto motivare le ragioni di questo mio voto ad un referendum che chiede di rispondere con un sì o un no all’approvazione di una legge costituzionale cosiddetta sul « taglio dei parlamentari ».
In estrema sintesi, se la legge costituzionale verrà approvata, il risparmio annuale per ogni cittadino proveniente dalla riduzione dei parlamentari, sarà meno del costo di un caffè. Mentre il nostro sistema politico-istituzionale subirebbe, tra gli altri, almeno cinque danni enormi.

Il primo, quello di fare finire il parlamento italiano all’ultimo posto in Europa per rapporto tra eletti ed elettori. Seguito poi dal danno subito dai cittadini residenti in molte piccole regioni (come ad esempio il mio Friuli Venezia Giulia), che perderebbero fino alla metà dei loro rappresentanti. Immediatamente dopo, quello subito dagli oltre 5,5 milioni di italiani residenti all’estero, che passerebbe da 6 a 4 senatori e da 12 ad 8 deputati a rappresentarli. Molti meno, ad esempio, di Regioni che hanno poco più di 1,5 milioni di residenti.
Oltre a questi due danni, cui sono personalmente molto sensibile, non solo per essere cresciuto in Friuli-Venezia Giulia, ma anche perché da quasi trent’anni sono residente all’estero, pur continuando a pagare buona parte delle mie imposte in Italia, vi sono quelli di dare ancora più potere alle segreterie dei partiti, specie nella scelta delle candidature, e nell’elezione dello stesso Presidente della Repubblica, e che le lobbies (di qualunque tipo) avranno meno persone da convincere per sostenere e difendere i loro interessi.

Mi sento quindi di condividere il messaggio che i comitati dell’“#IOVOTONO” stanno facendo circolare, soprattutto sui social, all’insegna dell’: “Oggi abbiamo l’occasione di scegliere se assecondare una propaganda cialtrona e bugiarda, fatta di qualunquismo ed antipolitica da quattro soldi, o se far valere le buone ragioni di chi crede nel valore della democrazia e ritiene che le modifiche alla nostra Costituzione non debbano essere terreno per pericolosi spot elettorali”.
Visto che l’informazione nazionale su questo tema lascia ancora molto a desiderare, i comitati del NO insistono nel dare il proprio contributo come cittadini per vincere questa battaglia (come già detto, fuori da ogni etichetta partitica), nei pochi giorni che ci separano dal voto. Invitando i sostenitori del “no” a darsi da fare col passaparola e in rete.
Questa comunicazione “cittadina”, secondo i sostenitori dei comitati, vuole compensare la timidezza o l’assenza nel dibattito di molti partiti, ognuno dei quali (come già detto, nessuno escluso) pensa ai propri interessi elettorali, soprattutto di breve periodo.
Mi dichiaro quindi tra coloro che credono che votare NO sia una battaglia per la democrazia, non certo per fare un favore alla casta o ai partiti. Anche se la vittoria del NO non sarebbe affatto la soluzione ai tanti problemi del nostro Paese. Anzi, direi che non ne risolverebbe nessuno. Avrebbe però il merito di non crearne molti altri, cinque dei quali li ho appena citati. Resto infatti convinto che se davvero si volesse ridurre il numero dei parlamentari, senza le conseguenze citate, l’unica soluzione sarebbe, come sostenuto da molti costituzionalisti, l’eliminazione del sistema bicamerale perfetto. E la trasformazione, con riduzione, del Senato. Che dovrebbe diventare una vera camera alta (come ad esempio la House of Lords britannica, o lo stesso Senato francese) in rappresentanza, anche se non soltanto, delle autonomie locali.