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Rivelazioni

Rivelazioni

Per capire chi siamo e cosa vogliamo diventare spesso non basta una vita. Abbiamo sempre il sospetto – anzi la certezza – che una parte di noi rimarrà inespressa per sempre. Eppure, se vai sui social, trovi drappelli di guru che si prodigano in istruzioni per l’uso, come se trovare sé stessi sia il risultato di una procedura: premi un tasto e poi l’altro. Facile, no? Come avviare la lavastoviglie.

Invece in letteratura, chi trova qualcosa di sé, ci inciampa spesso per caso. Stephen Dedalus, protagonista del Ritratto dell’artista da giovane di James Joyce, vive un conflitto interiore tra desiderio carnale e religione, col senso del peccato acquattato sempre dietro l’angolo. Un giorno, passeggiando in riva al mare, arriva la rivelazione, l’epifania. Si imbatte in una ragazza che si bagna i piedi nell’acqua, tenendo la gonna sollevata. Stephen la osserva come se fosse una divinità marina: una “bird-girl”, una ragazza-uccello. È il momento in cui comprende che la sua strada non sarà il sacerdozio né la rinuncia, ma l’arte: vivere per la bellezza e trasformare l’esperienza in creazione.

Per il mensile di Telos A&S Primo Piano Scala c, abbiamo intervistato la dottoressa Cassandra Akinde, che lavora nel campo della salute globale e della ricerca, con un focus sull’equità sanitaria e il miglioramento dei servizi per le comunità più vulnerabili. Attraverso i progetti che ha guidato ha contribuito al benessere di oltre 40 mila bambini in Nigeria. Akinde ci ha raccontato la sua epifania: “Il momento cruciale è arrivato circa dieci anni fa, quando ero ancora studentessa di medicina, concentrata sui miei esami e sui libri. Durante il mio tirocinio in un villaggio, un bambino di cinque anni, Bayo, è stato portato nella nostra clinica con gravi sintomi di tetano, una malattia prevenibile con il vaccino. Ma era troppo tardi: la sua condizione era irreversibile”.

Nella maggior parte dei casi un’esperienza, piacevole o drammatica, rimane tale. In alcuni casi, un’esperienza negativa può diventare perfino un trauma. Molto raramente, riusciamo a trasformarla in qualcosa di utile per noi. Non ci aspettiamo però di essere in grado di riconoscere subito la nostra epifania. Non sentiremo il suono delle campane e non vedremo un messo dal cielo che ci indica la via. Potrà anche apparire come un piccolo e insignificante dettaglio. “Per tutta la bellezza io mai mi perderò,/ ma per un non so che/ che si trova per caso” scriveva, in una poesia, San Juan de La Cruz. Guardiamo indietro nella nostra vita, quel dettaglio ci verrà in mente. Da qualche parte c’è. Saperlo isolare e custodire ci aiuta a sapere chi siamo.

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