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Spegnere la casa in fiamme

Environmental activist Greta Thunberg shouts slogans during the Oily Money Out protest outside the Intercontinental Hotel, in London, Tuesday, Oct. 17, 2023. Greta Thunberg was detained by British police on Tuesday alongside other climate activists who gathered outside a central London hotel to disrupt a meeting of oil and gas company executives. (AP Photo/Kin Cheung)


Associated Press/LaPresse
Only Italy and Spain
Environmental activist Greta Thunberg shouts slogans during the Oily Money Out protest outside the Intercontinental Hotel, in London, Tuesday, Oct. 17, 2023. Greta Thunberg was detained by British police on Tuesday alongside other climate activists who gathered outside a central London hotel to disrupt a meeting of oil and gas company executives. (AP Photo/Kin Cheung) Associated Press/LaPresse Only Italy and Spain

Quando si pensa al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici sembra che l’unica soluzione sia mettersi le mani nei capelli. Il tema viene spesso presentato come un dramma senza soluzione. Ma il catastrofismo è sempre un cattivo consigliere, perché induce al fatalismo e all’inerzia. Si è portati a pensare che non ci sia nulla da fare se non rassegnarsi a vivere in città distopiche come la Roma del film Siccità di Paolo Virzì, con il Tevere prosciugato e le strade invase da scarafaggi.

Invece, per salvare il “creato” (come dice papa Francesco), possono essere messe in atto diverse strategie. Per il nostro mensile PRIMOPIANOSCALAc ne abbiamo parlato con il presidente del GSE Paolo Arrigoni.

Tra queste, figurano le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Si tratta di aggregazioni di cittadini, imprese, enti locali, associazioni che decidono di collaborare per produrre, consumare e gestire energia proveniente da fonti rinnovabili in modo condiviso. Obiettivo delle CER è promuovere l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia pulita, riducendo la dipendenza dalle fonti fossili e contribuendo alla sostenibilità ambientale.

“Le CER permettono a soggetti distinti e distanti tra loro, allacciati alla stessa cabina primaria, di condividere virtualmente l’energia elettrica prodotta da uno o più impianti a fonte rinnovabile, usando la rete di distribuzione ed i contatori esistenti” chiarisce Paolo Arrigoni.

La domanda che nasce immediatamente è se esistono realtà italiane che hanno messo in atto la condivisione energetica. Esistono eccome. Ne è un esempio la collaborazione tra pubblico e privato che prende il nome di Sinergie, un progetto che unisce la società energetica Tirreno Power con il Comune di Napoli, l’Università Federico II e la Fondazione Teatro di San Carlo. Oppure la Comunità energetica di Biccari, in provincia di Foggia, la prima ad avere la forma di cooperativa o quella di San Gregorio nelle Alpi, in provincia di Belluno.

“La casa è in fiamme” diceva Greta Thumberg a Davos nel 2020, rivolta a un mondo che la guardava come se fosse una ragazzina e un po’ fuori di testa. Quella ragazzina aveva ragione. Oggi lo abbiamo finalmente capito.

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