Bomba Maresca, si accelera sulla riforma del Csm: “Fermare le porte girevoli”

Doppiopesismo o questione etica? La polemica attorno al caso di Catello Maresca, consigliere comunale a Napoli e giudice a Campobasso, sta montando giorno dopo giorno, creando un gran caos a livello sia politico che giudiziario. Dopo aver spaccato il Csm, che martedì ha votato il suo ritorno in magistratura dopo l’aspettativa per motivi elettorali con undici voti favorevoli e dieci astenuti, adesso il caso Maresca divide le opinioni nel mondo della giustizia e in quello della politica. Una cosa, intanto, è certa: questa vicenda ha fatto vacillare un altro pilastro su cui si fondava il sistema della magistratura, quello del rapporto tra magistratura e politica, che ora è finito ai raggi X.

Non si potrà più temporeggiare né fare finta di nulla di fronte a magistrati che fanno i politici e poi tornano a fare i magistrati o addirittura fanno l’una e l’altra cosa. Tant’è che al Ministero adesso si prova ad accelerare sulla riforma e lavorare ad una norma anti-Maresca2, cioè a una norma per evitare che un caso come quello dell’ex pm anticamorra napoletano possa ripetersi. La ministra della Giustizia Marta Cartabia ne sta discutendo in questi giorni con i rappresentanti della maggioranza. L’obiettivo è portare la riforma del Csm in Consiglio dei ministri entro l’anno. Il ddl in discussione alla Camera potrebbe arrivare nell’Aula, dopo il passaggio in Commissione, a gennaio. La riforma dovrebbe servire a liberare il Consiglio superiore della magistratura dall’influenza delle correnti. E tra i temi più delicati c’è proprio quello delle porte girevoli.

Un’idea a cui si sta lavorando è quella di rendere obbligatoria l’aspettativa senza stipendio per i magistrati che si candidano alle elezioni amministrative, sia nei grandi che nei piccoli Comuni. E prevedere, invece, che alla fine di un mandato da parlamentare diventi possibile il rientro in magistratura, ma solo dopo un periodo di “decantazione”. Nella bozza di riforma, chi è stato eletto o solo candidato non dovrebbe rientrare per cinque anni dove ha lavorato prima, occupando per quel periodo un ruolo non di primo piano. Tra le ipotesi sul tavolo, anche quella di allungare il periodo di stop per evitare che la riforma possa andare incontro a profili di incostituzionalità. Inoltre, niente più “nomine a pacchetto” e un sistema elettorale maggioritario e binominale. Insomma, si lavora a una serie di misure per modificare il perimetro di limiti e possibilità dei magistrati. Preme sull’acceleratore Magistratura Indipendente: i consiglieri, dopo aver rivendicato la responsabilità della loro scelta in seno al plenum di martedì («scelta dovuta anche se impopolare») hanno chiesto al Comitato di Presidenza del Csm che venga discussa e adottata, presso la Sesta commissione, una risoluzione sul tema dei rapporti tra politica e magistratura.

Anche il vicepresidente del Csm, David Ermini, ha affermato l’urgenza di una nuova legge: «Quello di Maresca non è il primo caso, si è sempre parlato delle porte girevoli dal Parlamento agli uffici giudiziari ma non si è mai affrontato il tema, ben più diffuso, dei giudici impegnati nella politica locale». Dal centro destra la replica: «È dalla discesa in campo di Berlusconi che chiediamo una riforma dei rapporti tra magistratura e politica ed è singolare che la questione delle porte girevoli sia saltata fuori solo ora con a Catello Maresca», ha commentato il deputato di Forza Italia, Paolo Russo. «I magistrati che si trovano nelle stesse condizioni di Maresca sono tanti e ancor di più lo sono quelli fuori ruolo, che lavorano per altre amministrazioni dello Stato. Solo ora, però, si alzano gli scudi ed è legittimo chiedersene il motivo».