Cateno De Luca accusato di evasione e poi assolto: 12 anni di ‘tritacarne’ per il sindaco di Messina

CATENO DE LUCA MPA

“Questa è conclusione del 18esimo processo a mio carico, 18 processi e due arresti”. L’attuale sindaco di Messina Cateno De Luca chiude trionfante il processo che lo aveva visto sul banco degli imputati per la gestione del Caf Fenapi da lui creato nel 1992. È la decisione presa dal giudice monocratico Simona Monforte, dopo la presentazione dei capi di accusa da parte del pubblico ministero Giuseppe Massara: utilizzo di fatture false ed evasione fiscale dal 2009 al 2012.

Dodici anni di tritacarne, una vita di sacrifici buttata per difendermi e menomale che ho avuto la possibilità di farlo. Ringrazio questo tribunale dove ho trovato giustizia, nonostante io sia stato un perseguitato dalla Procura di questo Palazzo” ha detto De Luca, dopo l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” nell’ambito del processo Caf Fenapi per una presunta evasione di oltre 1,7 milioni di euro.

L’accusa indagava sulla legittimità di una parte di pagamenti che riguardano i conti del personale dei centri di assistenza fiscali, i canali di pagamento, le voci conteggiate nelle pezze d’appoggio, i movimenti dalla struttura centrale alle sedi periferiche e le relative attività dei patronati, oltre che le fatture per le forniture con una galassia di società che secondo la Procura erano comunque riconducibili a De Luca.

Già il giudice per le indagini preliminari Simona Finocchiaro, nl 2018, aveva escluso i reati di associazione a delinquere e di evasione fiscale. Decisione che la Corte d’Appello era stata chiamata a riesaminare dalla Procura Generale. A maggio 2019 i giudici confermavano il non luogo a procedere per il reato di associazione a delinquere, ma hanno anche disposto il rinvio a giudizio per gli altri due capi di imputazione riguardanti proprio l’evasione fiscale. Il 2 dicembre si sarebbe dovuto concludere, ma il giudice Monforte, al termine di una lunga giornata, aveva rinviato l’udienza ad oggi per eventuali repliche e per la decisione finale riguardo i reati imputati al primo cittadino.

Durante il procedimento ci sono stati anche momenti di tensione, primo fra tutti quello del dicembre 2019, quando sul banco dei testimoni è stato invitato a presentarsi l’avvocato Giovanni Cicala, uno dei principali ‘accusatori’ del sistema Fenapi: al termine del rapporto professionale con De Luca ha segnalato una serie di presunte irregolarità riscontrate alla Guardia di Finanza.

“Assolto perché il fatto non sussiste”, ripete fuori dall’aula il primo cittadino, ricordando l’arresto l’8 novembre del 2017 quando “è stata ipotizzata un’associazione a delinquere. Un’indagine che è iniziata nel 2010 e che ha visto otto procedimenti penali aperti. Oggi un’altra sentenza di assoluzione – prosegue un emozionato -. Meno male che c’è sempre un giudice che riesce a leggere con obiettività documenti spesso rimaneggiati per cercare comunque il modo per incastrarti Anche questa volta non ci sono riusciti”.

De Luca, sciolta la tensione, lascia spazio anche all’ironia: “Sarà l’ultima? Con il mio modo di fare non credo proprio, ma vado avanti a testa alta e, finora, con la fedina penale pulita. Dai processi non solo mai scappato. Ho sempre aspettato il verdetto, qualunque esso sia. Arriveranno le scuse di tutti coloro che mi hanno definito delinquente? Ci sarà lo stesso clamore mediatico di quando sono stato arrestato?”.

“Sono cicatrici che rimangono, ma la cosa che in questo processo mi ha fatto più male, la cosa più grave – conclude – è aver tentato di mettere sul lastrico oltre 1.500 persone, perché l’attacco che è stato sferrato in questo processo non è stato solo alla mia persona, ma a un’associazione, la Fenapi, frutto dei miei sacrifici lavorativi iniziati nel 1992. Sono felice per loro, a cui dedico questa assoluzione. Non hanno mai dubitato del loro direttore generale, ma è ovvio che mi sono sentito in colpa perché per questioni politiche sono state tirate in ballo”.