Amato e odiato, ma soprattutto geniale. E’questo e molto altro Mino Raiola, il super procuratore di stelle del calcio come Zlatan Ibrahimovic, Gigio Donnarumma, Paul Pogba, Erling Håland, ricoverato in gravi condizioni all’ospedale San Raffaele di Milano, dopo un primo ricovero già avvenuto lo scorso gennaio nello stesso nosocomio lombardo.
Mino, all’anagrafe Carmine, nato il 4 novembre 1967 a Nocera Inferiore, a Salerno, è definito dai suoi haters “il pizzaiolo”. ‘Colpa’ della sua famiglia, che emigra dopo meno di un anno dalla sua nascita ad Haarlem, in Olanda. Il padre, allora meccanico, apre con successo un’attività di ristorazione, in cui il giovane Mino è impiegato come cameriere.
È in Olanda che avvia la sua attività da procuratore. Dopo aver smesso a soli 18 anni col calcio giocato nelle giovanili dell’Haarlem, nel 1987 diventa responsabile del settore giovanile dello stesso club e con i primi soldi avvia anche una carriera imprenditoriale, ma non nel calcio.
A vent’anni fonda una propria prima società di intermediazione, la Intermezzo, e diventa direttore sportivo dell’Haarlem. La svolta arriva nei primi anni ’90, quando Raiola porta Bryan Roy al Foggia ed è mediatore nella trattativa che porta Dennis Bergkamp e Wim Jonk dall’Ajax all’Inter.
È il momento della svolta per Mino, che diventa agente FIFA, fonda la sua società con sede a Montecarlo, la Sportman, e inizia a trattare diversi giocatori nel campionato italiano, tra cui il futuro Pallone d’Oro Pavel Nedved.
Col passare degli anni diventerà uno degli agenti più potenti e temuti a livello globale, gestendo sempre in maniera spiazzante i suoi assistiti. Alcune delle sue operazioni di mercato più clamorose furono il passaggio di Zlatan Ibrahimovic dall’Inter al Barcellona nell’estate del 2009 oppure, sette anni dopo, al ritorno di Paul Pogba dalla Juventus al Manchester United, all’epoca il colpo di mercato più costoso della storia per 110 milioni di euro e assicurando 25 milioni di euro di commissione.
L’ultimo caso è quello di Gigio Donnarumma e del braccio di ferro tra Raiola, portiere e Milan, con la rottura della trattativa tra le parti e l’addio a parametro zero del campione d’Europa con gli Azzurri e il passaggio al Paris Saint Germain.
Raiola cambierà di fatto le regole dei procuratori, diventando un intermediario e costruendo una strategia semplice ma redditizia: portare a scadenza i contratti dei suoi assistiti per poi accordarsi col futuro club in cambio di commissioni milionarie per sé stesso e contratti a sette zeri per i calciatori. Nel 2020 Forbes lo aveva al quarto posto al mondo tra i procuratori con un fatturato da 84,7 milioni di dollari avendo chiuso affari per 847,7 milioni di dollari.
Negli ultimi anni Raiola, assieme ad altri procuratori ‘top’ come Mendes, Barnett e Manasseh, ha creato un’associazione di super procuratori in aperto contrasto con la FIFA e il suo proposito di riformare la categoria dopo le polemiche sul player trading e sulle commissioni sempre più ingenti ai super procuratori.
L’agente parla sette lingue: olandese, inglese, tedesco, francese, spagnolo, portoghese e italiano. “Ma quando penso, penso in dialetto campano: è più veloce”. Aveva avuto due figli con la moglie. Lo scorso 12 gennaio era stato operato all’ospedale San Raffaele di Milano per una malattia polmonare non legata al Covid e subito era sorto un giallo. Il suo staff aveva parlato di controlli programmati e anche Alberto Zangrillo, medico dell’ospedale lombardo, aveva sottolineato come l’intervento fosse in programma da tempo, ma la Bild annunciò che Raiola era ricoverato in terapia intensiva e che le sue condizioni si erano seriamente aggravate.
