Chi era Rosetta Cutolo, addio alla sorella del boss della Nco: dalla fuga ‘grazie’ a don Giuseppe al “fiore” ricevuto dagli uomini del professore

Addio a Rosetta Cutolo, sorella maggiore del defunto boss della Nuova Camorra Organizzata Raffaele, morta all’età di 86 anni. All’anagrafe Domenica Rosa (nata il primo gennaio del 1937), per anni Rosetta Cutolo è stata la custode dei segreti e della cassa del fratello detenuto. Si è spenta ad Ottaviano dove ha sempre vissuto tranne una breve parentesi (sei anni) in carcere. I funerali pubblici, in programma domenica 15 ottobre presso la chiesa di San Michele, sono stati vietati dal questore di Napoli Maurizio Agricola per ragioni di ordine pubblico.

Più volte latitante, la donna si costituì nel 1993 per scontare una condanna definitiva a poco meno di 10 anni di carcere. Tornata libera nel 1999, da allora non si è mai spostata dalla sua casa di Ottaviano, dove si è occupata anche di accudire la nipote Aurora nata dall’inseminazione artificiale dopo il matrimonio in carcere tra l’ex boss ed Immacolata Iacone. Raffaele Cutolo è invece scomparso il 17 febbraio 2021. L’ex boss sanguinario della Nuova Camorra Organizzata, soprannominato ‘o professore dai suoi compagni di carcere perché l’unico capace di leggere e scrivere e che in galera ha scontato 57 dei suoi quasi 80 anni, era ricoverato nel reparto riservato ai detenuti dell’ospedale di Parma. Era recluso al 41bis nel carcere di massima sicurezza della città ducale. Al carcere duro era ristretto da oltre 25 anni.

COME E’ MORTA ROSETTA CUTOLO – Rosetta Cutolo, conosciuta anche come ‘Rosetta ‘e monache’ (Rosetta delle monache, ndr), era considerata dagli investigatori al vertice del clan. La donna era stata ricoverata in una clinica privata di Ottaviano alcuni giorni fa e ieri, venerdì 13 ottobre, le sue condizioni sono peggiorate. Fino a quando le condizioni di salute lo consentivano, la sorella del boss andava a messa ogni domenica.

“Una volta liberi, inviate un fiore a Rosetta“. L’ordine del boss non si discuteva e gli affiliati, appena scarcerati, non mancavano di farle arrivare denaro. Quei soldi servivano ad alimentare le casse del clan e ad assicurare assistenza legale e ‘mesate’ alle famiglie dei detenuti. Rosetta rispetto ai fratelli Raffaele e Pasquale, altro esponente di primo piano del clan fondato in carcere da ‘o professore, ha sempre vissuto nell’ombra della criminalità organizzata, lontano dai riflettori e dalla vita mondana. Nella sua lunga vita, oltre alla modesta abitazione della famiglia, ha dimorato anche in un castello, quello mediceo, ma sempre ad Ottaviano, acquistato dal boss per farne la residenza di famiglia e ora acquisito al patrimonio del Comune. Da quel castello fuggì nel 1981 per sottrarsi ad una misura cautelare in carcere nel bel mezzo di un vertice proprio tra le varie cosche, al quale si disse che partecipasse anche un esponente della DC. Ad aiutarla anche don Giuseppe Romano il prete suo confessore. Si costituì nel 1993 dopo una lunga latitanza e nel 1999, prima di tornare in libertà, con le altre detenute del carcere di Sollicciano, recitò anche in Filumena Marturano di Eduardo De Filippo al Teatro della Pergola, interpretando il ruolo della protagonista.

Giampiero Marrazzo, giornalista e figlio di Joe, storico reporter della Rai che scrisse il libro “Il camorrista” che ispirò Giuseppe Tornatore nell’omonimo film, sostiene che con la sua morte “Rosetta Cutolo si porta nella tomba tutti quei segreti inconfessabili che decise di non rivelare. Si ispirò al fratello che non si pentì mai, e salvò molti anche tra i potenti che ebbero contatti con la loro Nuova Camorra Organizzata’. Quando mio padre Joe per primo riuscì a intervistarla – continua il giornalista intervistato dall’Adnkronos – mentì sul ruolo di Raffaele, che definì uomo caritatevole, attento a chi cercava lavoro, ai carcerati loro affiliati, senza attribuirgli minimamente quell’accezione criminale che lo portò in pochi anni ai vertici della Camorra, seminando paura e morti. Le responsabilità di Rosetta furono molte, forse anche più di quelle acclarate – conclude Marrazzo – chissà cosa avrebbe potuto dire se avesse parlato”. Segreti a partire da quando Cutolo aiutò i servizi deviati dello Stato a trattare con le Brigate Rosse per la liberazione dell’allora assessore regionale Ciro Cirillo, poi realmente avvenuta nel 1981.