È sicuramente una sentenza storica quella emessa ieri dalla Corte Costituzionale che ha riconosciuto come illegittime e discriminatorie quelle norme che attribuiscono automaticamente soltanto il cognome del padre ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi.

Una decisione che avrà ovviamente ripercussioni e conseguenze, alcune delle quali ancora non chiare. ‘Colpa’ dell’attesa per la pubblicazione integrale della sentenza ma soprattutto delle apposite leggi che dovranno recepirla, con la palla che passerà dunque al Parlamento.

La decisione della Consulta cambierà l’attuale funzionamento delle normative, che si basavano su una sentenza della Corte Costituzionale che nel 2016 aveva stabilito la possibilità di dare al figlio il doppio cognome. Ma all’epoca si decise che in caso di mancato accordo tra le parti, veniva lasciato il solo cognome del padre.

Cosa cambia dopo la Consulta

Con la sentenza di mercoledì invece verrà dato in automatico, alla nascita di un figlio (o alla sua adozione) il doppio cognome, ovvero il cognome del padre e quello della madre, salvo che i due genitori non decidano diversamente. Se non vi è accordo, sarà un giudice a stabilirlo, dato che al momento non vi è ancora una legge sul tema e dunque devono entrare in ballo i tribunali. Inoltre la sentenza stabilisce che non è obbligatorio il doppio cognome: volendo si può dare solo uno, anche quello della madre.

Cosa dovrà essere chiarito

D’altra parte la decisione della Consulta lascia spazio a chiarimenti che dovranno arrivare con l’intervento legislativo. È il caso della “moltiplicazione dei cognomi”, una possibilità man mano che le persone con il doppio cognome avranno figli.

Per la ministra delle Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, intervistata dal Corriere della Sera, “una possibilità è che quando si arriva alla generazione successiva si debba far decadere un cognome con l’accordo di tutti e due i genitori”, mantenendo la stessa scelta per gli eventuali altri figli. La sentenza della Corte, almeno per quanto anticipato mercoledì, non dice nulla sul tema della “moltiplicazione” e per questo dovrà essere stabilito da una normativa successiva.

Quello evocato dal ministro Bonetti è di fatto il modello spagnolo, dove la regola vuole che rimanga il primo cognome di ciascun genitore, con l’ordine deciso di comune accordo. E se l’accordo non c’è l’ordine sarà dato con il primo cognome del padre e poi con il primo cognome della madre.

Altro punto da chiarire è l’eventuale retroattività della decisione della Consulta, ovvero se sarà possibile cambiare i cognomi assegnati in passato adeguandosi alle nuove leggi. Secondo l’avvocato civilista Alexander Schuster, esperto di diritto di famiglia intervistato da Repubblica, “salvo che la Corte dia indicazioni differenti nella sentenza, la regola sarà che quel bambino, e per lui i suoi genitori, dovranno rivolgersi al tribunale o al prefetto: questa sarà la via più agevole, perché sarà alla portata di tutti e senza bisogno di avvocati”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.