C’è un modo per evitare l’abolizione della prescrizione ed evitare anche che il governo cada? Il ministro Bonafede ha cercato di impedire che questa doppia circostanza si verifichi, anche se sarebbe suo preciso interesse che si verifichi. Il ministro Bonafede è così: spesso si ribalta in parcheggio.
Sarebbe meglio allora se la questione, seppur con garbo, venisse sottratta alle competenze del ministro, che non è proprio abilissimo, e passasse in altre mani. Quali? Le uniche possibili sono quelle del premier Conte. Il premier Conte è persona di buonsenso, dicono. Purtroppo è uomo praticamente privo di qualunque esperienza politica. Lui faceva l’avvocato nello studio Alpa quando un bel giorno sono andati a prenderlo e lo hanno portato a palazzo Chigi. Diciamo così, a sua insaputa. E l’esperienza politica è una cosa molto utile, e spesso indispensabile, per fare politica. Anche se tutti credono che non sia così: che la politica non sia un mestiere ma una fortuna che se capita capita. E che sia capitata, per esempio, a gente come Moro o Fanfani, o Togliatti o Craxi, o Churchill o de Gaulle. E ora a Conte.
Comunque è inutile girare intorno al problema: Conte non ha molta esperienza ma deve fare di necessità virtù. Lui è un avvocato, ha studiato diritto, lo ha anche insegnato, e ovviamente sa molto bene che in presenza del processo penale più lungo di Occidente (così è in Italia) è una aberrazione togliere una norma elementare di tutela dei diritti dell’imputato come è la prescrizione. Sa che la norma che la abolisce dopo il processo di primo grado è incostituzionale, perché viola l’articolo 111 della Carta. Sa che il problema della prescrizione tutto è meno che un problema urgente, e che quel che è urgente, casomai, è la riforma del processo. Sa però anche che il partito che lo ha portato al governo invece è travolto da un furore ideologico, di sconosciuta origine e natura, che lo spinge a fare dell’abolizione della prescrizione una bandierasanta.
E sa infine che questo partito, al momento, è finito nelle mani del direttore del Fatto Quotidiano, persona del tutto digiuna degli elementi fondamentali del diritto, ma convinto che una società sia tanto più sana quanto più punisce i suoi membri, colpevoli o innocenti, e convinto che abolire la prescrizione sia il modo migliore per aumentare le punizioni, almeno le punizioni morali legate ai tempi infiniti del processo e alle conseguenze devastanti, per le persone, di questi tempi infiniti.
Il direttore del Fatto Quotidiano – stiamo parlando di Marco Travaglio – in questi giorni sta spezzando lance su lance per difendere la legge Travaglio-Bonafede, cioè il processo infinito. La redazione del giornale è zeppa di pezzi di lance spezzate. Ieri Travaglio ha dedicato due pagine intere, e quasi tutta la prima, per spiegare che in Europa la prescrizione non esiste, affastellando balle e confusione, mischiando leggi vere e leggi che non ci sono più, evitando di leggerle e fornendo una informazione più che falsa. La prescrizione in Europa esiste, quello che non esiste sono i giornali che raccontano tante frottole senza perdere fra i loro lettori nessuna credibilità. Lo racconta bene sul Riformista, con grande scrupolo, il nostro Altoprati. Attingendo non a fonti di avvocati, ma a quelle del Csm. Vedi un po’…
Ora il punto è questo. Conte deve riuscire a fare tre cose. Prima, spiegare ai Cinque Stelle che lui non può continuare a fare il maggiordomo di Travaglio. Ha un proprio pensiero, delle idee, e quanto a subalternità a leader politici esterni ha già dato abbastanza con Salvini. Non intende ripetere con Travaglio, che oltretutto assomiglia moltissimo a Salvini.
Secondo, una volta compiuto questo primo passo, che è il più difficile, Conte deve spiegare a Bonafede che è meglio che lui non si occupi di questioni così complesse, e deve assumere il problema direttamente nelle proprie mani.
Terzo, deve accettare il disegno di legge Costa o almeno il disegno di legge del Pd, che ripristinano la prescrizione e creano una situazione di normalità nella macchina della nostra giustizia. Oltretutto ora ha ottimi argomenti per spiegare ai suoi la svolta: all’apertura dell’anno giudiziario i magistrati più prestigiosi, a partire dai capi della Corte di Cassazione, hanno spiegato che la riforma della prescrizione è sbagliata e che il “panpenalismo” (termine tecnico per indicare quella ideologia che indica nella pena la soluzione di tutti i problemi della società) è una iattura e non ha niente a che fare con la Giustizia e la modernità. Conte dovrà solo dire ai suoi che non se la sente di andare contro la magistratura. Potrebbe essere la frase magica.
Riuscirà il premier a fare qualcosa del genere? Se ci riuscisse forse farebbe un vero e proprio salto qualitativo. Da avvocato diventerebbe leader politico. Da burattino di legno diventerebbe bambino in carne e ossa: pieno di sentimenti e di intelligenza. Vale la pena, vale la pena.
