La frenata del governo Conte sulla Fase 2 e sull’attesa riapertura, diventata una criticata ‘Fase uno e mezzo’? È dovuta ad un documento di 21 pagine stilato dagli esperti del Comitato tecnico-scientifico che ha messo in guardia l’esecutivo giallo-rosso da un piano ‘deciso’ di riaperture, trasformato in una ripresa graduale delle attività.
Un incubo che si sarebbe materializzato, nelle previsioni del Comitato, se il governo avesse dato il via libera a tutti i comparti, comprese le scuole: in quel caso ci sarebbe stato bisogno di 151mila posti in terapia intensiva già a giugno, con un nuovo di ricoveri a fine anno salito a 430mila, che avrebbe portato al tracollo del sistema sanitario. Nell’ipotesi di una riapertura totale ma con l’esclusione delle scuole, la previsione era invece di 109mila ricoveri in terapia intensiva nel momento di picco, con un totale a fine anno di 397mila.
Gli esperti guidati dal professore Brusaferro nel documento fanno una differenziazione sul tipo di attività e sugli effetti nei numeri di contagiati. Se i settori manifatturiero e edile avrebbero “un impatto minimale sulla trasmissibilità dell’infezione”, per quanto riguarda commercio e ristorazione “un aumento di contatti in comunità” è da considerare “un’inevitabile conseguenza dell’apertura di tali settori al pubblico, e può potenzialmente innescare nuove epidemie”, scrivono dal Comitato.
Una parte del dossier è riservato anche alla scuola. L’eventuale riapertura era considerata dagli esperti come l’innesco per una “nuova e rapida crescita dell’epidemia” in quanto rientro tra i banchi di scuola “potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva attualmente disponibili a livello nazionale”.
Nel report viene considerato quindi “prematuro prevedere la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose”, fronte di scontro con la Cei per il premier Conte, pressato anche dalla sua stessa maggioranza per il ‘no’ alla celebrazione delle messe con i fedeli.
Per questo quindi gli esperti del Comitato tecnico-scientifico nelle raccomandazioni finali evidenziano “gli scenari compatibili con il mantenere R0 sotto la soglia di 1 sono quelli che considerano la riapertura dei settori ATECO legati a edilizia, manifattura e commercio correlato alle precedenti attività e assumendo un’efficacia della protezione delle prime vie respiratorie nel ridurre la trasmissione di Covid-19 del 25%”.
Nel dossier quindi si evidenziano le “incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione generale dovute a una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate; oppure variabili non misurabili, es. il comportamento delle persone dopo la riapertura in termini di adesione alle norme sul distanziamento sociale ed utilizzo delle mascherine e l’efficacia delle disposizioni per ridurre la trasmissione sul trasporto pubblico”. Elementi che suggeriscono al Comitato di “adottare un approccio a passi progressivi”, come la sperimentazione delle misure “per un arco di tempo di almeno 14 giorni accompagnata al monitoraggio dell’impatto del rilascio del lockdown sulla trasmissibilità di SARS-CoV-2”.

