Crisi e incertezza: cresce la voglia di welfare privato degli italiani

Come emerge dall’ultima assemblea dell’Ania, l’associazione delle imprese assicuratrici, con la crisi economica che rischia di diventare recessione, l’inflazione crescente e l’instabilità geopolitica, il futuro delle famiglie e delle imprese diventa più incerto e aumenta il bisogno di protezione sociale. Ma per rendere più efficaci gli strumentidel welfare state c’è sempre più bisogno di una integrazione privata delle prestazioni che vengono dal pubblico.

L’esempio più evidente è quello della sanità. Una tra le più significative voci di costo nel bilancio dello Stato italiano deriva proprio dalla spesa sanitaria che nel 2020 in Italia ha raggiunto i 122 miliardi (7,4% del Pil) e il cui onere è destinato ad aggravarsi (era circa il 5% del Pil poco più di venti anni fa) per ragioni evidenti: la popolazione italiana è sempre più anziana e, di conseguenza, aumenta l’incidenza delle patologie cronico-degenerative. In questo contesto, la componente della spesa sanitaria che gli individui e le famiglie sostengono privatamente cresce in modo costante: oggi ammonta a circa 38 miliardi. Tuttavia, la copertura delle cure mediche è sprovvista di una adeguata protezione assicurativa: solo poco più dell’8% di questi costi privati sono infatti riconducibili alle assicurazioni e il 2,6% a fondi e casse sanitarie. La restante parte, pari a 34 miliardi (quasi il 90%), è pagata ogni anno di tasca propria dalle famiglie italiane con l’effetto di renderle più fragili ed esposte a esborsi imprevisti che, in alcuni casi, diventano insostenibili.

La situazione del nostro paese non appare brillante neanche nel confronto con l’Europa. L’Italia risulta essere il Paese con la più alta incidenza da parte delle famiglie di utilizzo dei propri risparmi per far fronte a cure e spese mediche: circa il 90% rispetto a una media europea del 74%. Questo aspetto è socialmente iniquo, perché mette le persone di fronte alla scelta tra pagare (quando sono in condizione di farlo) o, peggio, rinunciare alle cure nel momento in cui si è più fragili. Ecco perché sarebbe utile riflettere seriamente su un nuovo modello di welfare che combini al meglio le risorse pubbliche e private, con un ruolo più ampio assegnato alla sanità integrativa. Proprio quest’ultima, basandosi su un principio di mutualità, tipico delle assicurazioni, garantirebbe maggiore uguaglianza ai cittadini e più elevati livelli di protezione per i malati.

«In tema di sanità – spiega la presidente dell’Ania, Maria Bianca Farinail ruolo del settore evolverà verso nuove soluzioni con l’obiettivo, ad esempio, di rendere la spesa sanitaria mutualizzata accessibile ai soggetti più vulnerabili e di promuovere l’offerta assicurativa di percorsi di prevenzione. Una quota significativa della spesa diretta (out of pocket), oggi pari a 34 miliardi di euro all’anno, potrebbe così transitare verso forme mutualizzate del rischio per aumentare la protezione e l’economicità dei servizi. Il ruolo della sanità integrativa potrebbe evolvere da una logica basata sul rimborso della prestazione a una presa in carico di cittadini e pazienti lungo l’intero percorso della salute, grazie in larga parte allo sviluppo della telemedicina». Nel 2021 l’incidenza dei premi relativi a polizze collettive emesse da fondi sanitari e simili sul totale (polizze individuali e collettive) è scesa dal 59% nel 2020 al 56% nel 2021, tornando ai livelli pre-covid del biennio 2018-2019. In aumento le percentuali delle restanti polizze, che si attestano al 32% per le polizze individuali e al 12% per le restanti polizze collettive. Sempre nel 2021 la raccolta dei premi legati ai fondi sanitari e simili è risultata pressoché stazionaria rispetto all’anno precedente (+0,2%), mentre le restanti polizze hanno registrato incrementi più significativi (+22,9% le altre polizze collettive e +11,6% le polizze individuali).

I premi contabilizzati (polizze individuali e collettive) relativi al ramo malattia sono stati nel 2021 pari a 3,3 miliardi, di cui 621 milioni di nuova produzione (il 19% del totale), in crescita del 5,6% rispetto all’anno precedente. La garanzia rimborso spese mediche rappresenta oltre i tre quarti (76,6%) della raccolta premi, per un importo pari a 2,5 miliardi, in aumento del 21,5% rispetto al 2020. Ma l’emergenza sociale non si ferma ai servizi sanitari, toccando anche la sfera delle pensioni e dell’assistenza sociale. «Per quanto riguarda le necessarie integrazioni al nostro prezioso sistema pubblico, in particolare quello previdenziale, vogliamo favorire la diffusione delle coperture integrative (che in Italia rappresentano solo il 6% del finanziamento complessivo delle pensioni, contro il 50% nel Regno Unito e il 52% nei Paesi Bassi). A tal fine, svilupperemo iniziative mirate e innovazione di prodotto» annuncia la presidente Farina dopo l’ultima assemblea Ania. L’andamento delle adesioni alle forme pensionistiche complementari conferma la crescita graduale già osservata negli ultimi anni, considerando che nel 2021 vi sono state 664mila nuove adesioni, circa 178 mila adesioni in più rispetto all’anno precedente. Alla fine del 2021, il numero delle posizioni attive, ossia i rapporti di partecipazione complessivamente aperti presso le forme pensionistiche, era pari a 9,7 milioni, in aumento del 4,2% rispetto all’anno precedente.

Depurando il numero delle posizioni dalle adesioni plurime, si ottiene il numero di iscritti, che alla fine del 2021 risultava pari complessivamente a 8,8 milioni di soggetti, in aumento del 3,9% rispetto al numero di iscritti dell’anno precedente e pari al 34,7% dei soggetti occupati o in cerca di occupazione di almeno 15 anni di età. Aumentano (sempre troppo lentamente) gli iscritti dunque, ma essere iscritti non basta se poi non si riesce a pagare il contributo. Nel 2021 resta rilevante, essendo pari a oltre 2,4 milioni di soggetti, la quota di iscritti che risultano non aver versato contributi, fenomeno che ha interessato i fondi pensione aperti in misura maggiore rispetto alle altre forme. Alla fine di giugno del 2022 le posizioni aperte presso le forme pensionistiche complementari sono passate da 9,7 a 10 milioni, in crescita di 280.000 unità (+2,9%) rispetto alla fine del 2021. Considerando coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, il totale degli iscritti è passato da 8,8 a 9 milioni di individui. Ultimo ma non ultimo è il bisogno crescente di sostegno dei cari non più autonomi. Spesso le famiglie sostengono direttamente, “di tasca propria”, esborsi rilevanti: la stima è difficile perché non tutte le forme di spesa, come quelle per i collaboratori e collaboratrici familiari, sono registrate, ma è probabile che superino i 20 miliardi.

In prospettiva, con la maggiore domanda di servizi sanitari e assistenziali dovuti all’invecchiamento della popolazione, e tenuto conto dei vincoli di finanza pubblica, è probabile che gran parte dell’onere economico aggiuntivo resterà direttamente a carico delle famiglie. Ecco perché, spiega Maria Bianca Farina, «proponiamo l’istituzione di un sistema integrativo all’interno del quale le assicurazioni potranno concorrere, in partnership con il pubblico, al finanziamento e alla copertura dei bisogni di cura e assistenza nelle età avanzate. Per ampliare significativamente la protezione delle persone lungo tutto l’arco della vita, è indispensabile che il sistema pubblico disegni un efficace e bilanciato pacchetto di contributi e incentivi fiscali, in grado di favorire l’assunzione di responsabilità dei cittadini. Nel caso della non autosufficienza, è necessaria una riforma sostanziale, sviluppata secondo logiche di cooperazione pubblico-privato». In conclusione, spiega la presidente dell’Ania, «rafforzare l’attenzione e le risorse sulla riforma del sistema di welfare è un tema di primaria importanza alla luce dei trend demografici e dei conseguenti maggiori bisogni di protezione dei cittadini». In questo scenario, «l’assicurazione riveste un ruolo primario. È un attore consapevole, è il suo mestiere, la sua mission, la sfida sempre più alta del suo modo di rispondere ai bisogni di tutti», conclude Farina.