Un governo che nasce sotto il segno del conflitto di interessi? Due caselle nell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sono finite nel mirino delle critiche dell’opposizione per la scelta dei nomi piazzati dalla neo premier: Guido Crosetto alla Difesa e Daniela Santanchè al Turismo.
I motivi sono noti. Crosetto è stato presidente dell’Aiad, ovvero la Federazione delle aziende italiane dell’aerospazio e della difesa aderente a Confindustria. Quello della Difesa è dunque un settore che conosce benissimo alla luce del suo ruolo di “lobbista” per le 200 aziende del settore.
Ruolo che negli anni scorsi lo aveva anche spinto a dimettersi da parlamentare nel 2018 proprio per evitare possibili conflitti di interesse vista la delicatezza del tema. Pregiudiziale che evidentemente è caduta in questa occasione, col co-fondatore di Fratelli d’Italia e consigliere fidato di Giorgia Meloni che è entrato nel governo.
Crosetto via Twitter, dove tra l’altro da settimane andava ripetendo che non avrebbe avuto o accettato alcun ruolo di governo, ha provato a tranquillizzare sul possibile conflitto di interessi: “Per tutti quelli che (non per amore) me lo stanno chiedendo, rispondo. Mi sono già dimesso da amministratore, di ogni società privata (non ne ricopro di pubbliche) che (legittimamente) occupavo. Liquiderò ogni mia società (tutte legittime). Rinuncio al 90% del mio attuale reddito”, ha liquidato la questione il neo ministro della Difesa, che da titolare del dicastero della Difesa sarà il principale interlocutore dell’associazione che ha rappresentato fino ad oggi.
In realtà, come sottolinea il quotidiano Il Domani, Crosetto ha “molti amici” nell’Aiad e nelle aziende che fanno parte dell’associazione. Il giornale fa il nome di Carlo Festucci, segretario generale di Aiad che siede anche nel consiglio di amministrazione di una azienda che ha tra i soci il figlio 25enne del co-fondatore di Fratelli d’Italia.
Quindi la questione Santanchè, che da ministro del Turismo è anche co-proprietaria del Twiga, il locale/stabilimento balneare di Marina di Pietrasanta, in Sardegna, noto per la sua clientela vip.
Il suo socio, l’imprenditore Flavio Briatore, aveva rivelato di pagare come canone di concessione demaniale l’irrisoria cifra di 17mila euro annui. E proprio su questo tema è arrivato l’attacco alla neo ministra dei Verdi: “Proprietaria di uno stabilimento balneare, stabilirà quanto dovranno costare le concessioni balneari. Compresa quella al suo che paga un canone irrisorio”, avevano sottolineato Angelo Bonelli ed Eleonora Evi nel rimarcare il possibile conflitto di interessi della Santanchè.
In realtà le concessioni demaniali non saranno competenza diretta del ministero guidato dalla Santanchè, ma sul tema è nota la posizione del centrodestra, contrario a qualsiasi apertura alle liberalizzazioni imposte dall’Europa con la direttiva Bolkenstein.
Non a caso sulla questione va sottolineata la soddisfazione per la nomina di Santanchè a ministro di Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia. “L’industria del turismo balneare italiano rappresentata a pieno titolo da Federbalneari Italia è pronta a collaborare con il Governo e con il Ministero del Turismo per il conseguimento degli obiettivi sperati puntando ad una piena collaborazione ed avviando quel dialogo serio con la Commissione Ue, finalizzato a conferire la giusta dignità al tessuto imprenditoriale italiano che questo settore merita”, sono state le sue parole.
