È accusato di aver preso a pugni due agenti durante l’assalto al Congresso degli Stati Uniti del 6 gennaio 2021, quando i sostenitori di Donald Trump si resero protagonisti di uno degli episodi che hanno segnato lo scorso anno.
Evan Neumann, californiano 48enne che per quella aggressione era stato incriminato lo scorso luglio negli Stati Uniti con 14 capi di imputazione, ha nel frattempo ottenuto lo status di rifugiato politico in Bielorussia, lo Stato semi-dittatoriale guidato da Alexander Lukashenko, fedele alleato dello Zar del Cremlino Vladimir Putin.
A scoprirlo è stata la rete statunitense Cnn, che ha trasmesso il video di una intervista a Neumann da parte della televisione statale bielorussa BelTA. Nel luglio dello scorso anno Neumann era fuggito dagli Stati Uniti per raggiungere l’Ucraina, ma il mese successivo aveva lasciato il Paese dirigendosi a piedi verso la Bielorussia, perché convinto di “essere seguito dalle autorità” di Kiev. Un episodio raccontato già lo scorso novembre in una intervista concessa a BelTA.
La novità è arrivata martedì, con un nuovo servizio mandato in onda dalla tv di stato bielorussa in cui si vede Neumann ricevere da un funzionario dell’immigrazione un documento che gli conferisce lo status di rifugiato politico.
“Oggi ho sentimenti contrastanti“, dice Neumann a BelTA. “Sono contento che la Bielorussia mi abbia accolto, ma sono sconvolto perché ho problemi nel mio Paese”, spiega in riferimento alle accuse relative all’assalto al Congresso, accusando il governo degli Stati Uniti di “persecuzione politica” e respingendo ogni addebito.
Tesi sostenuta anche dalle autorità di Minsk, con la tv di Stato che nel servizio spiega come il californiano sia stato costretto a scappare dal suo Paese perché “le accuse contro di lui avevano una motivazione politica”.
Anche in caso di condanna in contumacia, Neumann non rischia praticamente nulla restando in Bielorussia: il Paese guidato con un regime autoritario da Lukashenko non ha alcun trattato bilaterale di estradizione con gli Stati Uniti e con l’asilo politico concesso al 48enne, quest’ultimo non verrebbe estradato in caso di condanna.
