Xi Jinping punta a fare della Russia quello che per il Cremlino è la vicina Bielorussia? L’interesse tra i due regimi, quello cinese e quello russo di Vladimir Putin, in questo periodo è reciproco: a Mosca dopo le sanzioni internazionali disposte nei confronti del Cremlino stanno mettendo a dura prova la Russia, che rischia  il default in tempi brevi, e solo l’alleato cinese può aiutare il fragile sistema economica che regge il Paese guidato da Putin.

A Pechino invece il conflitto in atto potrebbe essere visto come l’occasione ideale per ‘mangiarsi’ i giganti russi dell’industria, i colossi del gas e delle materie prime che aiuterebbero fortemente la famelica necessità di risorse del regime cinese per continuare a sostenere il ritmo della crescita del Prodotto interno lordo.

Così, secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg, nei giorni scorsi si sarebbero già fatti avanti gruppi statali di Pechino come China National Petroleum, China Petrochemical, Aluminum Corp. of China e China Minmetals. Tutti interessati ad acquisire i gruppi russi, soprattutto ora che soffrono delle pesantissime svalutazioni in Borsa: è il caso per esempio di Gazprom, la big corporation russa di gas e petrolio, che a Londra ha perso il 90% del suo valore; o di United Co. Rusal International, produttore di livello mondiale di alluminio, che ad Hong Kong ha perso la metà della sua quotazione.

Il tutto mentre a Washington il presidente statunitense Joe Biden è in procinto di annunciare nuove dure sanzioni contro il governo di Mosca, col divieto di importazioni di petrolio russo in accordo con gli alleati.

Tornando al rapporto tra Cina e Russia, l’obiettivo di Xi Jinping potrebbe essere quello di fare di Putin ‘il suo Lukashenko’, ovvero un fedele alleato, dipendente in questo caso dalle mosse di Pechino così come il dittatore bielorusso è legato ormai profondamente dalle mosse di Mosca.

A sottolinearlo è anche l’economista americano Paul Krugman, che su Twitter spiega bene il senso del rapporto tra i due alleati: “Cina e Russia sono tecnicamente vicini, ma non lo sono in termini economici. L’economia russa si basa per lo più sulla parte occidentale, quella a ovest degli Urali, quella cinese invece a oriente, vicino alle coste”.

Ma soprattutto, aggiunge Krugman, “c’è un enorme squilibrio tra le economie nazionali. La Russia è davvero piccola rispetto alla Cina”. Dunque in caso di un “asse autoritario” tra Mosca e Pechino, “la Russia sarebbe in modo schiacciante il partner minore”. Facendo un paragone, l’economista aggiunge che “la Russia è molto meno potente rispetto alla Cina di quanto lo fosse l’Italia di Mussolini rispetto alla Germania”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia