Nella notte tra il 3 e 4 marzo la centrale nucleare di Zaporizhzhia, nei pressi della città di Enerhodar, è stata teatro di combattimenti tra l’esercito russo e quello ucraino. L’attacco ha causato un incendio, in seguito domato, senza fortunatamente causare una fuga radioattiva, stando a quanto riportato dal regolatore ucraino.

L’episodio, che si è verificato nella centrale nucleare più grande in Europa e fra le maggiori del mondo, sta però portando alla ribalta la paura che possa verificarsi una ‘nuova Chernobyl’, la centrale in cui il 26 aprile 1986 avvenne il più grave incidente nucleare della storia. L’Ucraina può contare infatti su 4 impianti nucleari attivi e 15 reattori funzionanti, che producono i 13.823 megawatt capaci di coprire il 55% del fabbisogno energetico del Paese.

Dove sono le centrali nucleari in Ucraina

Il timore, che si fa sempre più pressante con il passare delle ore, è che anche altre aree possano essere ora a rischio.  Non è più attivo il sito di Chernobyl, chiuso definitivamente il 15 dicembre 2000. Ma delle 4 centrali attive, due sono nel sud del Paese (Zaporizhzhia, con 6 reattori, e la centrale nucleare Ucraina del sud, con 3 reattori) e le altre due a Nord-Ovest (Rivne, con 4 reattori e Khmelnitsky con due reattori). Queste centrali- sottolinea il Corriere- sono perlopiù di seconda generazione, ossia risalenti agli anni Ottanta: reattori Vver1000, impianti ad acqua pressurizzata progettati e costruiti dall’Unione sovietica. Un dettaglio non di poco conto. E infatti l’Agenzia internazionale nucleare oggi ha chiesto l’immediato stop alle azioni militari nelle zone delle centrali.

Qualche giorno fa, quando le truppe russe erano a pochi chilometri da Chernobyl, sono stati gli stessi cittadini a scendere in strada per bloccare i militari, senza però riuscirci. Era stato lo stesso presidente ucraino Zelensky a scrivere su Twitter che gli ucraini stavano ‘sacrificando la loro vita per evitare una seconda Chernobyl’. Il sindaco di Enerhodar, Dmytro Orlov, prima di esortare le truppe russe a smettere immediatamente di bombardare l’impianto, aveva riferito di scontri tra le forze ucraine e quelle russe alla periferia della città, proprio per evitare che potesse insediarsi un controllo russo sul territorio. L’impianto è stato poi occupato dalle truppe di Putin.

Il rischio di una ‘seconda Chernobyl’

Ma quanto è concreto il rischio che possa verificarsi un’altra catastrofe nucleare? “Di rischi ne esistono diversi” spiega Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del Cnr, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze e direttore della rivista Sapere interpellato dal Corriere. Il primo è che ci troviamo in una terra incognita: è la prima volta che un territorio che ospita centrali nucleari si trova in uno scenario di guerra. Mi rifiuto di pensare che qualcuno possa coscientemente e volontariamente lanciare dei missili contro uno di questi siti”.

Anche se, spiega Armaroli, c’è sempre il rischio di un errore umano: ad esempio essere colpite da un missile di cui si è perso il controllo. Queste centrali infatti non sono state costruite per resistere a un eventuale attacco militare. “Un altro problema è legato al funzionamento delle centrali nucleari che hanno bisogno in continuazione di elettricità e di essere raffreddate ad acqua” sottolinea Armaroli. Che, in uno scenario di guerra, potrebbero non essere garantiti. Mentre il terzo rischio è legato all’uomo.

Infatti le centrali di seconda generazione hanno una necessità costante dell’intervento umano. “Ma come può un personale che già in condizioni normali lavora sotto stress operare in questa situazione? Ricordiamo che anche a Chernobyl l’errore umano fu determinante” evidenzia l’esperto. Il personale deve essere sempre lucido, riposato. “Aggiungiamo che la tecnologia è vecchia e non sappiamo bene quali siano tutte le misure implementate all’interno dei 15 reattori ucraini. Un altro problema è che, anche nel caso di un piccolo incidente, devono arrivare i vigili del fuoco e il personale specializzato. Siamo in un teatro di guerra. I rischi non si possono negare” conclude.

Sulla carta, gli impianti più moderni sono stati creati per resistere agli attacchi aerei, che però nessuno ha mai testato: la presunta ‘invulnerabilità’ delle centrali nucleari non è stata dimostrata neanche nelle strutture moderne. Senza contare, sottolinea Il Corriere, che l’Ucraina dipenda- per alcuni servizi delle centrali e per i combustibili- dalla Russia. L’utilizzo di mezzi corazzati a Chernobyl ha fatto aumentare la radioattività a causa dello spostamento delle polveri da terra. Altri dettagli che sottolineano quanto la situazione sia pericolosa.

“Gli attacchi russi nelle immediate vicinanze delle centrali nucleari ucraine possono avere conseguenze catastrofiche. Devono fermarsi immediatamente. I bombardamenti e il conseguente incendio alla Zaporizhzhya possono mettere in pericolo l’intera Europa. Sostegno per una riunione di emergenza di Consiglio di sicurezza dell’Onu”. Lo ha scritto in un tweet l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell.

Mariangela Celiberti

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