Al Cremlino dal 2000
Chi è Vladimir Putin, la storia della vita del Presidente della Russia che ha invaso l’Ucraina
Il Presidente della Russia Vladimir Putin punta a prendere tutta l’Ucraina. Lo ha detto Emmanuel Macron, Presidente della Francia, dopo una telefonata di 90 minuti con il suo omologo russo sul conflitto in corso. “L’operazione speciale è condotta in accordo con i nostri programmi. Stiamo raggiungendo gli obiettivi e avendo successo”, ha detto il Presidente in un messaggio alla televisione russa . Ha assicurato corridoi umanitari, onorato i militari caduti e accusato nazionalisti e mercenari stranieri di utilizzare i civili ucraini come scudi umani. Putin ha lanciato l’operazione per “smilitarizzare” e “denazificare” il Paese una settimana fa. Dallo scorso autunno la Russia aveva spostato circa 200mila uomini a circondare l’Ucraina. Il Presidente ha ordinato di “preparare le forze di deterrenza nucleare dell’esercito russo a un regime speciale di servizio di combattimento”.
La storia è a un bivio, il mondo non è più quello di una settimana fa, scrivono gli osservatori internazionali: potrebbe essere la trasformazione di Putin in un paria internazionale o lo scivolamento del mondo verso posizioni sempre più autoritarie. O entrambe le cose. Putin è tra i leader e i personaggi pubblici più rilevanti e influenti e longevi al mondo. Da decenni ormai. Sulla sua figura sono stati scritti migliaia di libri e girati migliaia di documentari. È puntualmente descritto, sulla base della sua biografia, come un leader autoritario che esercita il suo potere grazie al suo passato da spia, da teppista di strada, da judoka, da politico, da Comandante in Capo, da politico navigato, da funzionario sovietico. Putin è tutto questo, tutto questo insieme, e ancora altro che l’Occidente non è riuscito ancora a cogliere.
La storia di Putin
Di origini modeste, era nato nel 1952 e cresciuto nell’allora Leningrado in una kommunalka(abitazione tipica dell’Unione Sovietica in cui più nuclei familiari condividevano spazi in comune). Il nonno aveva lavorato come cuoco in una dacia per Lenin e Stalin. La madre era operaia e il padre sommergibilista nella marina militare e arruolato in un gruppo di sabotatori. Comunista modello. “Se la rissa è inevitabile, colpisci per primo”, l’insegnamento che apprese da quegli anni crescendo e vivendo per strada. È sempre stato un grande appassionato di sport, judoka di livello.
Si laureò in legge nella stessa San Pietroburgo ed entrò nel KGB. Per i servizi segreti lavorò dal 1985 al 1989, nella Repubblica Democratica Tedesca. Al ritorno in Russia si schierò con l’ala favorevole alla Perestrojka (il complesso di riforme politico-sociali ed economiche nell’URSS a metà degli anni ottanta) e ricoprì diversi incarichi nell’amministrazione municipale di San Pietroburgo retta dal riformista Sobcak. Dal 1996 si trasferì a Mosca ed entrò nello staff del Presidente Boris Eltsin. Dopo essere stato a capo del Consiglio di Sicurezza Federale (ex KGB) e a capo del Consiglio di Sicurezza Russo, assunse la carica di primo ministro nell’agosto del 1999. Divenne ad interim capo dello Stato dopo le dimissioni a sorpresa di Eltsin nella notte di Capodanno.
Alle elezioni del marzo 2000 fu confermato alla guida del Paese con il 53% dei consensi. Puntò al risanamento economico tramite la privatizzazione di importanti imprese statali: ha attuato riforme nell’ambito pensionistico, bancario e fiscale. La sua campagna contro la corruzione ampliò il suo consenso e colpì oligarchi come Berezovskij, Gusinskij e Chodorkovskij. Da un punto di vista geopolitico puntò a riconquistare la posizione di leadership nell’area asiatica ed eurasiatica della Russia. È grazie alla guerra che Putin conquistò il potere. Già da primo ministro aveva dato via libera ai militari di mettere a ferro e fuoco la Cecenia. La sua promessa: “Stanare i terroristi fin nelle latrine”. E così fece, fino a instaurare un regime fantoccio nel Paese, guidato da Ramzan Kadyrov – accusato più volte di torture e omicidi, soprattutto nei confronti di oppositori e omosessuali. Le reazioni agli attentati della scuola di Beslan e del teatro Dubrovka furono furiose. Grozny fu assediata e rasa praticamente al suolo. Le operazioni in Cecenia sono state dichiarate concluse nel 2009: fine della Seconda Guerra cecena.
Dopo gli attacchi dell’11 settembre agli Stati Uniti da parte dei fondamentalisti islamici Putin sostenne George W. Bush nella lotta al terrorismo internazionale. Si oppose però all’intervento armato della coalizione angloamericana in Iraq contro il regime del dittatore Saddam Hussein – così come alle operazioni contro Muhammar Gheddafi in Libia durante le Primavere Arabe. Alle elezioni del 2004 venne rieletto con il 71,2% delle preferenze sebza una vera opposizione. La sua campagna elettorale puntò sulla lotta al terrorismo e sulla ripresa economica. Divenne il primo presidente russo a recarsi in visita nello stato di Israele nel 2005. Contemporaneamente si dedicò a ricucire i rapporti con gli stati riuniti nella CSI (la Comunità degli Stati Indipendenti erede mai compiuta dell’Unione Sovietica), soprattutto dopo il progressivo allargarsi dell’Unione Europea e della NATO ai Paesi ex socialisti. Quando l’Alleanza annunciò la promessa di voler aprire una strada per l’adesione della Georgia, Putin inviaò truppe in Ossezia e in Abcasia, e riconobbe de repubbliche separatiste.
Alle elezioni del 2008 l’avvicendamento con Dmitrij Medvedev alla guida del Paese. Putin ricoprì la carica di primo ministro pur continuando ad avere un ruolo di primo piano in particolare nella politica estera. Alle presidenziali del 2012 tornò a essere eletto presidente con il 60% delle preferenze come a quelle del 2018. A metà strada, nel 2014, l’esplosione della questione Ucraina. Dopo il progressivo avvicinamento di Kiev all’Occidente (Nato e Unione Europea), la rivoluzione arancione del 2004, le proteste di Euromaidan del 2013 contro la decisione del presidente Viktor Yanukovich di rifiutare un importante patto commerciale con l’Ue – a favore di un prestito russo di 15 miliardi di dollari, la repressione violenta e la fuga del presidente in Russia; Mosca agì militarmente occupando la penisola di Crimea. Contestualmente si mobilitarono i combattenti filorussi nel Donbass che autoproclamarono due sedicenti Repubbliche popolari: quella di Donetsk e quella di Luhansk. Mosca ha sempre negato, nonostante l’evidenza, un intervento diretto nella Regione, come aveva fatto in un primo momento anche in Crimea.
Con l’approvazione tramite referendum del 2020 delle riforme costituzionali è stato annullato il vincolo del secondo mandato presidenziale consecutivo: Putin potrebbe ricandidarsi per altri due mandati e rimanere al potere fino al 2036. L’Occidente accusa Putin di aver esercitato un potere ininterrotto, formato una cosiddetta “democratura”, azzerato le opposizioni, perseguitato le voci di dissenso, avvelenato oppositori, provato a destabilizzare le democrazie occidentali tramite gli apparati informatici – le elezioni del 2016 negli Stati Uniti con la vittoria di Donald Trump restano l’esempio più plastico. La Russia in questi anni è entrata in diversi scenari di guerra, risultando spesso decisiva e ribaltando la sentenza di “potenza regionale” affibbiata da Barack Obama: è successo in Siria, in Libia, in Repubblica Centrafricana, in Mali. Con l’esercito o con la divisione di mercenari Wagner.
La sua ideologia è stata definita imperialista e panslavista. Putin nell’estate del 2021 ha pubblicato un saggio sulla sua idea del legame tra Russia e Ucraina, ovvero della seconda sostanzialmente come parte della prima, un Paese non indipendente, “creato da Lenin” come detto nel messaggio televisivo nel quale ha annunciato il riconoscimento delle autoproclamate e sedicenti Repubbliche separatiste e filo-russe del Donbass. Ai negoziati la Russia chiede la smilitarizzazione e la “denazificazione” dell’Ucraina, la neutralità di Kiev e il riconoscimento della Crimea come parte della Russia. La Russia è stata colpita da pesanti sanzioni da parte dell’Occidente.
La vita priva di Putin
Sulla vita privata di Putin vige una spessa coltre di riservatezza e di mistero. Il Presidente russo ha sposato nel 1983 Ljudmila Skrebneva con cui ha avuto due figlie, Maria Putina e Katerina Putina. Dall’annuncio ufficiale nel 2013 della fine del rapporto con la moglie, gli scoop sul gossip sono stati più unici che rari. Secondo alcuni media locali il Presidente avrebbe avuto una relazione con l’ex ginnasta Alina Kabaeva. La coppia, secondo una notizia lanciata dal giornalista Sergej Kanaeev e mai confermata, avrebbe avuto due gemelli. Putin è anche nonno, i nipoti sono nati nel 2018. Si è molto avvicinato alla Chiesa Ortodossa Russa dopo un incidente che nel 1993 coinvolse la moglie e dopo un incendio che colpì la sua dacia.
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