Le grandi multinazionali scappano dalla Russia. Si allunga di ora in ora la lista delle aziende che hanno deciso di abbandonare la terra di Putin dopo l’invasione dell’Ucraina.

Una scelta dettata da questioni etiche ma anche legata ai danni che, a lungo andare, potrebbero subire gli azionisti. Ed è così che la grande fuga è iniziata. Le prime società ad andare via sono state British Petroleum, il colosso petrolifero britannico, Shell e ed Equinor, la società energetica norvegese.

Mentre tra le ultime imprese ad annunciare le chiusure Ikea e Volkswagen, così come Lego e Toyota. Una situazione che avrà delle conseguenze economiche e si ripercuoterà, ovviamente, sui cittadini russi.

Ikea: “La guerra ha un enorme impatto umano”

La svedese Ikea ha annunciato ieri, 3 marzo, che avrebbe chiuso tutti i negozi presenti in Russia. “La guerra – si legge in una dichiarazione congiunta Inter Ikea e Ingka Group – ha un enorme impatto umano e provoca gravi interruzioni della catena di approvvigionamento e delle condizioni commerciali. Per questo motivo i gruppi aziendali hanno deciso di sospendere temporaneamente le operazioni Ikea in Russia”. L’azienda ha inoltre deciso di mettere in pausa tutte le esportazioni e le importazioni in entrata e in uscita da Russia e Bielorussia. Continueranno invece ad essere aperti i centri commerciali sotto il marchio Mega. Dopo questo annuncio c’è stata la ‘corsa agli acquisti’ dei cittadini russi.

Stop alle produzioni di Volkswagen, Toyota e Mercedes-Benz

La tedesca Volkswagen, che possiede anche i marchi Porsche e Audi, ha fatto sapere di aver interrotto la produzione di automobili in Russia, nonché l’esportazione dei veicoli. Stessa decisione per altri grandi aziende automobilistiche come Toyota, Mercedes-Benz, Honda e Mazda. La giapponese Toyota, in particolare, ha comunicato che fermerà la produzione nello stabilimento di San Pietroburgo, sottolineando di seguire gli eventi “con grande preoccupazione per il popolo ucraino”.

Dalle auto alle moto: anche Harley-Davidson ha sospeso i suoi rapporti commerciali con la Russia.

La decisione di H&M, Lego, Apple, Nike e Adidas

Lego ha interrotto le consegne dei giochi in Russia, mentre il gigante dell’abbigliamento low cost H&M ha chiuso ‘temporaneamente’ i propri store. Apple ha sospeso la vendita di tutti i suoi prodotti nel Paese, come reso noto dalla società in una nota, in cui ha espresso la propria vicinanza al popolo ucraino. Rimuoverà inoltre RT News e Sputnik dai suoi App Store fuori dalla Russia. 

Anche il brand Nike ha comunicato ieri 3 marzo la decisione di bloccare temporaneamente ogni attività e di chiudere i suoi store. Adidas, sponsor della Nazionale russa, ha sospeso la sua partnership con la Federcalcio russa.

Netflix, Disney e Sony

Disney ha annunciato la decisione, nei giorni scorsi, di voler sospendere l’uscita dei suoi film in Russia. Stessa decisione per Warner Bros e Sony, che non distribuiranno nel Paese di Putin The Batman e Morbius.

Mentre Netflix, dopo aver spiegato che non avrebbe inserito 20 canali russi in chiaro sulla piattaforma, come richiesto da una legge russa, ha fatto sapere di aver sospeso i progetti in programma e le acquisizioni di prodotti russi. Nello specifico quattro realizzazioni, tra cui una serie tv poliziesca, diretta da Dasha Zhuk, bloccata durante le riprese.

Spotify ha deciso di chiudere gli uffici a Mosca ‘fino a nuovo avviso’, rimuovendo dai suoi servizi i contenuti sponsorizzati dallo stato russo. 

Le altre aziende che stanno abbandonando la Russia

Airbnb, Danone e Nestlé sono le altre aziende che hanno deciso di prendere provvedimenti contro la decisione di Putin di invadere l’Ucraina. L’Eni cederà la quota nel gasdotto Blue Stream mentre Hermès, il gruppo del lusso francese, ha fatto sapere che chiuderà temporaneamente le sue boutique in Russia e bloccherà le attività commerciali da stasera 4 marzo. Allo stesso tempo, ha espresso ‘preoccupazione’ per l’attuale situazione in Europa.

Exxon Mobil va ad aggiungersi alle altre società petrolifere: ha infatti annunciato la volontà di lasciare il Paese e le sue attività, stimate in 4 miliardi di dollari.

Il motore di ricerca Google e la collegata piattaforma video YouTube hanno interrotto la vendita di spazi pubblicitari sul territorio russo, proprio come conseguenza del conflitto in Ucraina. A riportare la notizia è l’Ansa. Uno stop che segue  quello di Google Maps: sospese le recensioni, le foto e i video in Ucraina, Russia e Bielorussia. Mentre Tripadvisor ha eliminato le sue schede su alcuni ristoranti e hotel in Russia. Il motivo? Le due piattaforme, hanno denunciato le società, sarebbero state impiegate da soggetti attivi nella guerra in Ucraina per comunicare con messaggi nascosti, oppure mascherati da commenti e feedback.

 

Roberta Davi

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