Certo, come dice il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, nel momento in cui “la missione è stata approvata è diventata top secret”. Si tratta di informazioni sensibili che in alcun modo devono diventare disponibili per i russi. Dunque nessuno spiega, nessuno parla, tutti smentiscono ma molti sanno. Il Copasir, ad esempio, è stato doverosamente e immediatamente informato. È il caso quindi di fare il punto sulla “nostra” missione in Ucraina: armi e munizioni, quali e in quale quantità, dove arrivano e chi li introduce in territorio ucraino visto che le regole d’ingaggio sono chiare: nessun militare nell’ambito della Nato può mettere piede oltre confine.

La missione italiana è già partita e dovrebbe concludersi, per questa prima tranche, “entro domenica” ma è possibile anche prima. Entro quella data, cioè, le armi dovrebbero arrivare a destinazione ed essere consegnate alle milizie della resistenza ucraina. Caso vuole che il comando delle Forze speciali della Nato, nell’ambito dell’assegnazione degli incarichi a rotazione, dipenda in questo momento dallo Stato maggiore del nostro ministero della Difesa. “La semplificazione rispetto alle procedure vigenti consente – si legge nella relazione tecnica del decreto approvato lunedì in Cdm e martedì dal Parlamento – di poter sostenere tempestivamente l’Ucraina in coerenza con la rapidità operativa che una crisi internazionale come quella in atto richiede garantendo di volta in volta la valutazione degli interessi coinvolti attraverso lo strumento del decreto del ministero della Difesa di concerto con Esteri e Mef. Ai sensi del comma 2, i singoli decreti l’elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione nonché le modalità di realizzazione della stessa quali lo scarico contabile ed eventuali procedure di consegna”.

L’elenco delle armi è quindi stato allegato al decreto: armi anticarro, missili antiaerei, mitragliatrici pesanti e fucili d’assalto. Si tratta, per lo più, di “equipaggiamenti e dotazioni personali terra-aria” di facile utilizzo (anche se serve un minimo di addestramento) da parte di una o al massimo due persone. Il “personale non deve trarre in inganno – spiega una fonte – perché trattandosi di missili terra-aria possono distruggere un carrarmato così come abbattere un aereo. La lista è, come si diceva, top secret, ma comprende mitragliatrice Mg, carabine semiautomatiche Browning, lanciatori anti carro, missili Stinger terra-aria con testata a ricerca di calore in grado di intercettare scie di calore a terra e in aria (a bassa quota). Hanno una gittata corta ma sono molto efficaci nei centri urbani. E poi mortai, elmetti e giubbotti. Se i sistemi d’arma sono nell’ordine di qualche migliaio, le munizioni sono ovviamente centinaia di migliaia. Armi ideali per una guerriglia urbana da condurre strada per strada, palazzo per palazzo.

Grande mistero sul luogo di consegna. Che in realtà possono essere solo due: o in Polonia, dove è attiva una base Nato o in Romania dove già operano, sempre in ambito Nato, i nostri caccia Eurofighter. È probabile che la consegna avvenga lungo i confini del nord Europa dove poi saranno nuovamente presi in consegna da mezzi civili (cioè camion) con cui viaggiano anche i volontari stranieri che stanno raggiungendo le zone di guerra. Poiché la Nato non può entrare in Ucraina, è ipotizzabile che la consegna sia affidata a nuclei di intelligence già forti di risorse humint in quei paesi. Si nota, da parte del primo ministro inglese Boris Johnson, un attivismo importante. La Gran Bretagna è fuori dalla Ue ma è ben salda dentro la Nato e non c’è dubbio che la sua rete d’intelligence sia ben strutturata nel nord ed est Europa. In una ipotetica classifica dei 27 paesi Ue che più si stanno adoperando per sostenere la resistenza ucraina al primo posto ci sarebbe la Germania, Italia e Francia condividono il secondo posto. Un’inchiesta del quotidiano belga Handelsblatt ha rivelato che il Belgio ha inviato 5 mila mitragliatici e 200 armi anticarro, mentre la Danimarca ha mobilitato duemila giubbotti antiproiettile, 300 missili terra-aria Stinger e 2.700 sistemi per l’impiego contro i mezzi corazzati.

Dalla Germania sono arrivati a Kiev mille lanciarazzi anticarro Panzerfaust-3, 500 Stinger. Il governo federale consegnerà alle Forze armate ucraine 2.700 lanciamissili terra-aria Strela di produzione sovietica e già in dotazione all’esercito della Repubblica democratica tedesca. Dall’Estonia arriveranno obici e armi anticarro in quantità non nota, mentre la Finlandia fornirà 2.500 fucili d’assalto e 1.500 missili per l’impiego contro i mezzi corazzati. Il quotidiano non ha informazioni circa Italia, Francia e Polonia. Il Regno Unito ha consegnato a Kiev 2 mila missili anticarro, mentre dal Canada giungeranno 100 sistemi per lo stesso impiego. Lettonia e Lituania forniranno le medesime armi e Stinger, non è noto il numero. I Paesi Bassi hanno predisposto 200 Stinger, 50 Panzerfaust-3 e 100 fucili da tiratore scelto. Norvegia e Svezia invieranno rispettivamente 2 mila e 5 mila armi anticarro, con Stoccolma che consegnerà altrettanti giubbotti antiproiettile.

La Spagna fornirà 1.370 missili per l’impiego contro i corazzati, mentre la Repubblica Ceca spedirà a Kiev settemila fucili d’assalto, 30 mila pistole, tremila mitragliatrici e quattromila granate da artiglieria. La Turchia ha mobilitato 12 droni da guerra Bayraktar, mentre gli Stati Uniti forniranno una quantità non precisata di armi anticarro e Stinger. Ieri sera dal tavolo delle trattative in Bielorussia è uscito il via libera a corridoi umanitari per lasciare il paese in sicurezza. E’ un primo stop all’uso delle armi. Mentre Putin dichiara: “Nessuno può minacciare la Russia, neanche con le armi nucleari”.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.