La guerra di Putin e le reazioni dell’Europa
Putin ha preparato l’attacco da 10 anni, il Copasir avvertì del pericolo ma fu ignorato
Il senatore Adolfo Urso (Fdi) è da un anno il presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Per la prima volta ieri, in sede di discussione generale sulle comunicazioni del presidente del consiglio Mario Draghi sulla crisi Ucraina, ha preso la parola in aula “rivendicando” il proprio ruolo che è quello di custode a livello parlamentare dei segreti della nostra intelligence e della repubblica. Urso ha sottolineato di parlare in quando “Presidente del Copasir” e ha spiegato cosa le nostre agenzie per la sicurezza hanno rilevato nell’ultimo anno sul fronte russo e dell’azione politica di Putin. Draghi ha detto che “non è questo è il momento delle distinzioni – io l’avevo detto – o delle rivendicazioni. È il momento questo dell’agire comune contro un nemico comune: un pericolo pe rie nostre democrazie”. Quella che segue è un’ampia parte dell’intervento del senatore Urso.
In questi mesi abbiamo svolto una intensa attività, come prescrive la legge, in vincolo di segretezza, con indagini, audizioni, analisi, di cui abbiano dato conto in relazioni specifiche al Parlamento, queste sì pubbliche. In esse abbiamo evidenziato, tra l’altro, con estrema chiarezza, proprio la postura aggressiva della Russia, non solo in Ucraina e nell’Europa orientale, ma in ogni area di interesse strategico italiano ed europeo, dai Balcani al Caucaso, dal Mediterraneo al Sahel, secondo una strategia volta al mantenimento della supremazia energetica e al controllo delle materie prime, anche al fine di accerchiare la nostra Europa.
Abbiamo segnalato anche cosa stava accadendo in Bielorussia con il referendum costituzionale, che eliminerà lo status di neutralità per consentire la dislocazione di ordigni nucleari, le nuove minacce che si alzano in Bosnia Serbica e in Kosovo, il rafforzamento del dispositivo militare in Siria, la presenza dei mercenari della Wagner in Libia e i golpe militari nel Sahel, alla frontiera del nostro Mediterraneo allargato, che aprono la strada proprio alla Wagner. Significative, peraltro, le manovre navali militari congiunte di Russia, Cina e Iran svoltesi in gennaio nel Golfo dell’Oman. Abbiamo anche indicato con chiarezza la necessità di predisporre una vera Difesa europea complementare a quella della Nato, per rafforzare la linea difensiva dell’Alleanza Atlantica nel nostro Continente e nel Mediterraneo allargato(.…). Abbiamo già evidenziato nella recente relazione annuale, come appariva già del tutto inadeguato il progetto di Difesa europea, che allo stato prevede una Forza di intervento rapido di appena 5mila militari, quando la sola Italia ha un dispositivo di 9.200 militari in missioni internazionali. Agli asseriti impegni, declamati in conseguenza della sciagurata ritirata dall’Afghanistan, non sono infatti corrisposti un maggior impiego di risorse. Anzi. Nel nuovo Bilancio europeo le risorse destinate ai diversi progetti di Difesa europea sono state di fatto dimezzate. Ora appare chiaro a tutti che occorre cambiare, perché l’Europa è sotto minaccia (.…)
(…) Putin ha fatto un azzardo che ha ottenuto l’effetto di sollevare l’opinione pubblica mondiale, unita come mai si era vista prima, persino all’interno della stessa Russia c’è chi protesta rischiando il carcere e la repressione (.…). Quanto accaduto ci deve essere finalmente da lezione, per affrontare tematiche che abbiamo da decenni accantonato, come se riguardassero altri, mentre riguardano noi e soprattutto i nostri figli che ne pagheranno il prezzo se non interveniamo subito. Gli investimenti per la Difesa, certamente. Lo ha appena fatto la Germania. Ma anche gli investimenti in ricerca, tecnologia, formazione, nelle economia digitale e nella intelligenza artificiale, nello spazio e nel cyber, per la sovranità energetica e la tutela degli asset strategici, senza cui nessuna autonomia e indipendenza si può più preservare.
Il Copasir ha presentato in questa legislatura sei relazioni tematiche e una relazione annuale in cui abbiamo appunto affrontato ciò di cui oggi si discute. Nessuna di queste relazioni è stata però ancora esaminata in modo compiuto dal Parlamento (.…) Lo stesso destino hanno avuto le altre relazioni presentate nelle precedenti legislature (.…). Siamo stati troppo distratti sui temi della Sicurezza nazionale (.…).
Quanto sta accadendo ci fa capire, infatti, quanto importante sia la Sicurezza della Repubblica e quanto ciò debba essere considerato in ogni decisione che prendiamo, anche quanto affrontiamo i temi della energia o della economia digitale, della tecnologica e della intelligenza artificiale, dello spazio come dell’acciaio, degli asset infrastrutturali come delle filiere industriali, ben sapendo che i nostri avversari sistemici, cioè i sistemi autoritari, li utilizzano appieno nel loro confronto con le democrazie occidentali. Fanno parte di quello che viene chiamata “guerra ibrida”. A tal proposito abbiamo evidenziato la necessità di disporre di una intelligence economica al servizio del Sistema Italia, che sia pro attiva a tutela della scienza e della tecnologia e degli asset produttivi del Paese. Le sanzioni stanno producendo i suoi effetti sul valore del rublo e dei titoli azionari nella borsa di Mosca e in generale sui patrimoni degli oligarchi, ma occorre anche fermare le armi, rispondendo alle accorate richieste di aiuto di chi è minacciato nella vita e negli affetti, come stanno facendo persino Paesi che sono stati sempre storicamente neutrali. Ora è il momento delle scelte di campo. Per tutti.
Certo, anche noi pagheremo i costi delle sanzioni, soprattutto come conseguenza del costo dell’energia o se permettete come conseguenza delle nostre errate scelte energetiche che ci hanno reso più vulnerabili di altri partner europei. Proprio sulla Sicurezza energetica abbiamo presentato in gennaio una Relazione al Parlamento, in cui abbiamo evidenziato le criticità del sistema e le sue vulnerabilità, sia a fronte della necessaria transizione ecologica, sia a fronte dell’azione egemonica di attori statuali. In quella relazione (…) concludevamo come fosse necessario realizzare un piano di sicurezza energetico che riducesse la dipendenza dall’estero, e soprattutto dalla Russia, con l’obiettivo della indipendenza energetica e della autonomia produttiva e tecnologica, in collaborazione con i partner europei e occidentali, anche in considerazione dei fattori e dei rischi geopolitici sempre più evidenti. Nella relazione annuale evidenziavamo anche la necessità di completare l’azione per la messa in sicurezza della rete cyber (.…).
Cari colleghi, la Russia si è preparata da tempo al confronto con l’Occidente. Sono dieci anni che investe sulle due armi che possiede: le risorse energetiche e le forze armate. Punta al controllo delle materie prime e delle frontiere d’Europa. Oggi vuole sottomettere la Ucraina, per poi puntare a Moldova e Georgia e quindi ai Paesi Baltici. Non possiamo fuggire dalla storia, possiamo però cambiarla”.
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