Vladimir Putin è molto nervoso. Il default è all’orizzonte, la borsa non può riaprire, il rublo perde valore ogni ora che passa. Gli oligarchi lo starebbero tempestando con una richiesta sola: fermarsi.  Così il presidente russo, parlando poche ore fa ad un evento che presenta la Giornata della donna, è tornato ad alzare i toni verso Europa e Occidente. Colpevoli, nella narrazione disperata del Cremlino, di proseguire risolutamente nell’applicazione di un piano di sanzioni dure e inattese verso la Russia a seguito dell’aggressione sull’Ucraina.

“Consideriamo le sanzioni come una dichiarazione di guerra”, avrebbe detto in una dichiarazione rilanciata da tutte le agenzie di stampa. Inoltre, a proposito di una “no-fly zone” più volte invocata dall’Ucraina per impedire di fatto i bombardamenti russi sulle sue città Putin ha detto che “la Federazione Russa considererà qualsiasi tentativo da parte di altri Paesi di stabilire una no-fly zone sull’Ucraina come una partecipazione alle ostilità”.

Il presidente russo ha colto l’occasione per fare un punto sull’invasione. Mentre diversi osservatori hanno messo in dubbio le reali capacità logistiche dell’esercito di Mosca soprattutto per quanto riguarda i rifornimenti, secondo Putin “sono state distrutte quasi tutte le infrastrutture militari dell’Ucraina e l’eliminazione della difesa aerea è stata praticamente completata. Tutto sta procedendo secondo i piani in Ucraina, non ho dubbi che l’esercito russo raggiungerà tutti i suoi obiettivi”. Pura propaganda, nel momento in cui gli aiuti militari europei – con la doverosa discrezione – stanno entrando in Ucraina e stanno andando a dare manforte alla strenua resistenza di Kiev.

Putin è poi tornato a commentare la situazione del Donbass a partire dal 2014 che, nella narrazione russa degli attuali eventi, avrebbe giustificato l’attuale operazione militare ed ha infine escluso – almeno per il momento –  l’adozione della legge marziale in Russia. “Non è in programma l’introduzione di disposizioni speciali sul territorio”. Si introdurrebbe solamente in caso di “aggressione esterna”, ma in Russia “non esiste una situazione del genere” in questo momento.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.