Vladimir Putin è stato geniale. Anziché dire: dato che tutti i paesi della Nato hanno un atteggiamento ostile verso la federazione russa, io dichiaro lo stato di guerra fra la Nato e noi. Ha invece detto: poiché tutti i paesi della Nato stanno compiendo gesti e assumendo posizioni ostili contro la Russia, dichiaro che i paesi della Nato sono in guerra con la Russia e che la Russia è libera di agire senza ulteriori formalità. Quindi, Putin non ha dichiarato guerra a nessuno, ma ha fatto un’escalation nelle parole e ha parlato di uno stato di guerra di fatto a cui però non corrisponde alcuna dichiarazione formale. Gli fa eco il segretario la difesa degli Stati Uniti, il quale dichiara in ogni telegiornale che “tutti gli americani devono sapere che siamo in guerra. Non possiamo dire quanto durerà questo stato, ma ogni cittadino americano deve prendere atto che il suo paese è in guerra”. E Trump? Che cosa dice Trump? “Ho fatto spedire tutti i nostri sottomarini nucleari nelle posizioni utili per vincere una guerra con la Russia immediatamente”. E lo dice con quel suo tono vago e un po’ distratto, ma sa benissimo da più di una settimana che lo scenario della guerra in Ucraina è radicalmente cambiato da quando ha deciso di fornire Kyiv con missili di lungo raggio tomahawk. Armi che possono colpire la federazione russa per migliaia di chilometri all’interno del territorio e che sono anche usabili con testata nucleare.

Questo ha fatto letteralmente impazzire il Cremlino perché richiede un riposizionamento di tutta l’artiglieria russa. Lo stato della guerra viene fatto passare come una continua travolgente avanzata nelle zone russofone, ma è una avanzata al rallentatore perché all’attuale velocità di penetrazione fra le linee ucraine occorrerebbero alteri dieci anni di guerra alla Russia prima di incamerare tutti i sei oblast che si è formalmente annessa prima di aver vinto sul terreno. Questo stato di guerra non dichiarata ha terremotato i trasporti e la sicurezza in tutta l’Europa del nord già sottoposta alla minaccia dei doni. Così anche l’aeroporto di monaco in Germania apre e chiude a singhiozzo le sue piste “per possibile arrivo di droni”, una nuova voce del vocabolario aeroportuale. Naturalmente, almeno per ora i doni non ci sono, ma il cielo è pieno di roba volante difficile da identificare. I polacchi hanno reagito a questo nuovo stato delle cose mantenendo in volo nelle 24 ore pattuglie di F 35 modificati perché sono molto temuti dei russi. Hanno tutti l’ordine di abbattere senza ulteriori preavvisi qualsiasi oggetto volante che violi la frontiera polacca. Tutto è ancora reversibile e questo macchinario è il frutto della scelta di Trump di agire per bloccare l’esportazione del petrolio russo attraverso la flottiglia di petroliere che scendono dal Mar Baltico e si dirigono verso l’Europa meridionale e il Medioriente con meta finale l’India. La scommessa è più economiche che militare: secondo tutti gli studi della Nato e quelli americani Putin è dissanguato dalle paghe e dalle assicurazioni pagate per i nuovi arruolati, mentre il tenore di vita della Russia è sceso persino a Mosca e San Pietroburgo dove si sono già registrate forti manifestazioni contro il carovita. La scelta è di Donald Trump, offesissimo per la lunga presa in giro da parte di Putin che prometteva l’inizio di trattative pensando ad altro, che ha deciso di usare il freno delle esportazioni di petrolio russo e l’acceleratore della pressione militare scommettendo sul bluff di Putin.

Rutte, il segretario generale della Nato che era stato molto critico nei confronti di Trump quando il presidente degli Stati Uniti manifestava apertamente la sua simpatia per Putin, adesso è un entusiasta dell’inquilino della casa bianca e lo appoggia sulla questione centrale di cui si è parlato al vertice dell’Aja. Trump ha riportato gli Stati Uniti al vertice della Nato e però vuole conti in ordine per tutti i paesi membri, cosa che non sarà certamente possibile, però i principali paesi stanno allineando la percentuale di Pil da consegnare alla difesa e Rutte sottolinea che è una cosa buona. Poi, per essere più incisivo ha ricordato che Putin possiede missili che possono raggiungere capitali europei come Roma o come Madrid e che quindi i membri della Nato devono sbrigarsi a difendere i cieli delle loro capitali.

La Spagna ha confermato che non verserà un euro in più nelle casse della Nato e Trump ha commentato: “È incredibile quello che fanno questi spagnoli. Spero che un giorno non debbano pentirsene”. Il Primo Ministro spagnolo, Pedro Sanchez, ha ringraziato Rutte per la sua comprensione e per aver rispettato l’indipendenza della Spagna. Non una parola di risposta a Trump. Negli Stati Uniti sta avanzando l’opinione secondo cui, Donald Trump potrebbe aver avuto ragione a mostrare prima di tutto al mondo di non avere la minima intenzione di cominciare una guerra. Ha scandalizzato e sbalordito americani ed europei col tappeto rosso in Alaska per Putin e tutte le espressioni eccessivamente amichevoli degli ultimi mesi. Ciò gli dà oggi un vantaggio nei confronti della Cina e dell’India perché questi due paesi hanno sempre avuto un atteggiamento negativo nei confronti dell’invasione russa dell’Ucraina, anche se entrambi ne hanno tratto finora grande vantaggio economico: la Cina comprando petrolio e fornendo tecnologia e l’India diventando la più grande stazione di rifornimento di benzina del mondo. Sia Xi Jinping che Modi sanno di non poter fare a meno del mercato americano in un possibile dopoguerra.

Avatar photo

Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.