Chi spaccia bufale e chi le contrasta. Chi diffonde la panzana su Stefano Delle Chiaie presente a Capaci riceve la solidarietà del sindacato dei pennini e di tanti “sinceri democratici”: il destino di Report. Chi contrasta la dietrologia sul caso Moro e sulla storia maledetta degli anni ‘70 sta sotto inchiesta da un anno, perquisito, con l’archivio sequestrato e impossibilitato a lavorare: il destino del ricercatore indipendente Paolo Persichetti.
Viene da pensare a un mondo alla rovescia, ma questa è la realtà. Report vive ossessionato dai mandanti esterni a Cosa Nostra, un’ipotesi che Giovanni Falcone aveva escluso con le famose parole sull’inesistenza del famoso “terzo livello”. Ma da trent’anni si commemora Falcone stravolgendo il significato e il valore della sua attività di magistrato, arrivando a “dimenticare” le posizioni che prendeva come quella favorevole alla separazione delle carriere. Torna la “pista nera” dopo che una sentenza ha mandato al macero la storia della trattativa Stato-mafia. Non si vuole prendere atto che Cosa Nostra non prende ordini da nessuno.
La responsabilità però non è solo dei dietrologi nel mondo dell’informazione. C’è nelle procure chi non si rassegna ad archiviare in via definitiva la bufala di Berlusconi e Dell’Utri come mandanti delle stragi. Va ricordato che Report ha una tradizione complottarda già dai tempi di Gabanelli. Indimenticabile una puntata di ore e ore sull’11 settembre e Bush che se l’era fatto da solo. Persichetti invece diciamo che non ha la forza di attrarre solidarietà. Un’inchiesta già archiviata a Milano su presunti favoreggiatori della latitanza di Cesare Battisti con il pm Nobili che cestina una richiesta di perquisizione formulata dalla polizia approda a Roma. Qui il pm Eugenio Albamonte (Md) ipotizza l’associazione sovversiva finalizzata al terrorismo poggiata sulla divulgazione di atti della commissione Moro che segreti non erano.
Così ha deciso il perito nominato dal gip. Ma il giudice pure lui di Md non ha avuto il coraggio di dissequestrare il maltolto tra cui i certificati medici del figlio di Persichetti. Gli atti sono stati restituiti al pm che indagherà ancora almeno fino alla fine dell’anno in corso dopo aver messo in dubbio nell’udienza del 20 maggio scorso la validità del lavoro del perito. Il capo di incolpazione è già cambiato 5 volte. Siamo tornati alla violazione del segreto d’ufficio che non può essere contestato a fini di terrorismo formalmente. Ma lo è in pratica. Politicamente perché il problema è politico. Non si vuole ammettere che dietro le Br c’erano solo le Br come dietro Cosa Nostra c’era e c’è solo Cosa Nostra. E non si tratta di una dietrologia fine a se stessa. Serve in modo diverso per governare e riprodurre potere oggi.
