La fine dell'incubo
Disastro colposo, Manfredi e Cosenza prosciolti dopo cinque anni nella morsa della Procura
Non fu disastro colposo. Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale dell’Aquila ha prosciolto il ministro dell’Università Gaetano Manfredi e il presidente dell’Ordine degli ingegneri Edoardo Cosenza dall’accusa di disastro colposo che la Procura del capoluogo abruzzese aveva ipotizzato nei loro confronti in quanto componenti, all’epoca dei fatti, della commissione di collaudo delle opere realizzate dopo il terremoto del 6 aprile 2009. L’inchiesta riguardava in particolare il crollo di un balcone di una delle palazzine antisismiche della New Town di Cese di Preturo, uno dei centri della provincia dell’Aquila colpito dal terremoto e interessato dai lavori di ricostruzione.
Il crollo avvenne il 2 settembre 2014, un balcone si staccò dal terzo piano finendo sul balcone del piano sottostante. La palazzina interessata dal crollo era una delle costruzioni residenziali realizzate nell’ambito del progetto C.a.s.e., un grande insediamento pensato per dare un tetto agli sfollati del sisma di undici anni fa. Per fortuna il crollo non fece vittime ma finì al centro di un’indagine coordinata dalla Procura aquilana con l’iscrizione nel registro degli indagati di 37 persone tra tecnici, collaudatori e una serie di altre figure che a vario titolo avevano partecipato al progetto. Un’indagine che, per le posizioni del ministro Manfredi e dell’ingegnere Cosenza, si è sgonfiata del tutto tanto da arrivare al proscioglimento già in fase di udienza preliminare, senza quindi nemmeno arrivare a un processo, e con la derubricazione del fatto in un reato contravvenzionale dichiarato prescritto.
Condivisa appieno la tesi di Vincenzo Maiello, il penalista che ha rappresentato la difesa sia del ministro Manfredi sia dell’ingegnere Cosenza, evidenziando come fosse «infondata la contestazione di disastro colposo». Non sono emersi elementi della potenzialità offensiva del crollo nei confronti di un numero indefinito di persone, si trattò di un episodio circoscritto e causato, come confermato anche dalle consulenze disposte dal pubblico ministero, da un difetto di manutenzione e non di collaudo.
In poche parole, l’appartamento interessato dal crollo del balcone non era abitato da tempo e c’erano state infiltrazioni non sanate che avrebbero determinato il cedimento del balcone. «Il processo per noi non è nemmeno cominciato, si è esaurito con il proscioglimento deciso in udienza preliminare – spiega Cosenza – Anche i tecnici del magistrato hanno confermato che il sistema ha funzionato, che non vi era alcun difetto strutturale ma quella casa era abbandonata e da tempo non si faceva manutenzione».
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