Stava rientrando a casa dopo aver trascorso la serata con un’amica. E lì, nell’ascensore fermo al secondo piano interrato del suo garage, è stata picchiata, violentata e minacciata di morte da uno sconosciuto.
Otto minuti di paura, dalle 23:57 alle 00:05 dello scorso 21 dicembre come raccontato dalla vittima, una 40enne di Segrate, in provincia di Milano. L’aggressore, un 31enne libico senza fissa dimora, è stato arrestato ieri sera, 17 gennaio. A inchiodarlo, oltre alla minuziosa descrizione fornita dalla donna, anche le analisi dei Ris e le immagini delle telecamere di videosorveglianza.
La ricostruzione della violenza
“Una volta entrata, mentre premevo il tasto del piano, sentivo la porta da cui ero entrata poco prima sbattere e subito compariva un ragazzo che in tutta fretta si fermava tra le porte dell’ascensore, bloccandolo“. Questo il racconto della vittima messo a verbale davanti ai magistrati, riportato dal Corriere.
L’uomo inizia a picchiarla sulla tempia, dicendole di stare zitta che altrimenti l’avrebbe ammazzata, costringendola a consegnargli il telefonino sbloccato e i pochi soldi che aveva con sé, 30 euro. Ma non gli basta. L’aggressore non fugge: si slaccia i pantaloni, la minaccia di morte e la violenta. “L’ho implorato più e più volte di non farmi del male. Ero pietrificata dalla paura. Pensavo di morire” continua la testimonianza della donna.
Lei lo supplica di lasciarla andare, ma l’uomo la minaccia ancora, le intima di non denunciarlo facendole credere di conoscerla e di aver parlato di lei con il portinaio. Scappa nel momento in cui sente un rumore provenire dal palazzo. La 40enne riesce così a rientrare in casa, in stato di choc, e a chiamare finalmente i soccorsi.
L’arresto
L’uomo fermato era già noto alle forze dell’ordine: ha alle spalle una serie di reati di polizia. Il racconto della donna, preciso e con diversi dettagli, ha fornito subito elementi molto utili ai Carabinieri. L’aggressore era stato descritto come un uomo alto 1.75, di origine nordafricana, con cappuccio e mascherina chirurgica. La donna aveva raccontato agli investigatori che, poco prima di lasciarla, aveva detto di dover andare dalla propria fidanzata.
Gli approfondimenti degli investigatori della compagnia di San Donato e della sezione Investigazioni scientifiche del Nucleo investigativo di Milano hanno permesso di ricostruire gli spostamenti del sospetto grazie ai sistemi di videosorveglianza tracciando il suo intero percorso, dalla stazione di Pioltello a quella di Segrate fino al garage del condominio, che si è concluso poi con la fuga.
Fondamentali, per l’individuazione, il suo abbigliamento: felpa con cappuccio, un piumino smanicato, un berretto da baseball e un orologio dorato. La svolta è arrivata grazie alle analisi, eseguite dai Ris di Parma, su un’impronta palmare dell’indagato, estrapolata nell’ascensore, e su alcuni determinanti campionamenti biologici rinvenuti sui vestiti della vittima.
L’indagato si trova ora nel carcere di San Vittore, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
