Draghi non è Schettino, la risposta alla propaganda del Fatto e della destra: “Primi in Europa per aiuti alle famiglie”

Ci mancava solo che alcuni giornali e commentatori iniziassero oggi a gettare il seme del dubbio, di un Draghi che consapevole della tempesta, abbandona la nave quando ancora splende il sole. Un po’ come ha fatto Il Fatto Quotidiano, insomma, che ieri mattina ha ritratto in prima pagina il premier nei panni di un ammiraglio con il relitto della nave alle spalle. Qualunque riferimento al capitan Schettino è puramente casuale. Ieri il giornale di Marco Travaglio. Nei giorni scorsi, e già in quelli della crisi di governo, qua e là ci avevano provato i giornali che guardano a destra. Non è un caso: sono stati 5 Stelle e centrodestra a provocare questa crisi di governo insensata.

E quindi, ci mancava solo questa. Così capita che anche palazzo Chigi ogni tanto s’incazza. E risponde. Con i fatti. Alle richieste scomposte dei leader di partito – da Conte a Salvini – che chiedono scostamenti di bilancio e “azioni immediate” per risolvere le emergenze economiche, legate alla crisi energetica, che stanno mettendo in ginocchio il Paese. Come se il governo non lavorasse da ormai undici mesi a questa emergenza, ben chiara e nitida nelle previsioni di analisti ed esperti del settore. Come se l’allarme non fosse stato argomentato più e più volte nelle riunioni del consiglio dei ministri, negli interventi in Parlamento e in quelli che lo stesso Draghi ha pronunciato in tutti i consessi europei ed internazionali. Come se non fosse chiaro, a luglio, mentre le destre e i 5 Stelle brigavano per buttare giù il governo, che il paese avrebbe avuto bisogno oggi più che mai, di un governo in carica con pieni poteri. E non, come è quello attuale, per gli affari correnti.

Così ieri nel primo pomeriggio Palazzo Chigi ha fatto uscire due note: la prima mette in fila tutti i provvedimenti relativi all’attuazione del programma e del Pnrr messi in campo dal 13 febbraio 2021 a oggi e quelli che intende mettere a terra prima del passaggio di consegne alla squadra di governo che subentrerà appena possibile ma, a occhio, non prima di metà novembre; il secondo è il report del centro studi Bruegel (Brussels European and Global Economic Laboratory), pubblicato nei giorni scorsi, da cui emerge che l’Italia è il paese, dopo la Germania, che ha messo a disposizione più ricorse per far fronte alla crisi energetica: 49,5 miliardi. Meglio di noi solo la Germania con la differenza che noi cresciamo del 3,4 mentre i tedeschi sono fermi al palo.

C’è poco da esultare visto il contesto. Ma le bugie, no, quelle no. Ieri mattina il sottosegretario Garofoli ha riunito, come previsto, i capi di gabinetto di tutti i ministeri per fare il punto della situazione. «Il governo monitora la situazione e farà tutto ciò che è nelle sue possibilità per rispondere all’emergenza e portare avanti programma e Pnrr» ha ribadito il sottosegretario alla Presidenza. Nella riunione sono stati affrontati i temi relativi all’attuazione del programma di governo e all’attuazione del Pnrr ed è stato richiesto alle amministrazioni uno sforzo straordinario per i prossimi due mesi per raggiungere quanti più obiettivi possibili. A cominciare dai 55 che devono essere raggiunti entro il 31 dicembre 2022 e da cui dipende l’emissione della terza rata (circa 20 miliardi) del Pnrr. L’obiettivo è, anche, quello del clean desk policy, lasciare la scrivania in ordine per chi arriverà a palazzo Chigi. I numeri sono impressionanti.

Dal 13 febbraio 2021 al 30 agosto 2022 sono stati complessivamente “smaltiti” (adottati e abrogati) 1.260 provvedimenti rimasti sul tavolo dai governi della XVII e XVIII legislatura. Solo nei primi otto mesi del 2022 sono stati smaltiti 532 provvedimenti. Il 13 febbraio 2021, appena messo piede a palazzo Chigi, Draghi si è trovato sulle scrivanie dei vari dicasteri 679 provvedimenti dei governi Conte 1 (145) e Conte 2 (534). Il 30 agosto questo stock era stato ridotto a 129 provvedimenti (-80%). A questa eredità, vanno aggiunti i decreti legati ai provvedimenti legislativi emanati al 30 agosto 2022 dall’attuale Governo (732 provvedimenti attuativi, di cui 455 adottati e 277 da adottare). Sommando i 277 provvedimenti da adottare dell’attuale Esecutivo ai 129 provvedimenti degli altri Governi della XVIII Legislatura lo stock complessivo dei provvedimenti da adottare riferibili alla XVIII legislatura è di oltre 400.

Se è “difficile” ipotizzare l’azzeramento di questo arretrato, è stato però chiesto alle amministrazioni “uno sforzo eccezionale nei prossimi due mesi” per cercare di ridurre al minimo sia l’arretrato (in particolar modo della XVIII legislatura) sia soprattutto i provvedimenti del governo in carica “a cui sarà data una specifica priorità nei prossimi due mesi”. Nella riunione sono stati fissati i target: smaltire 121 provvedimenti a settembre e altri 122 in ottobre. Ad esempio giustizia e dl Concorrenza. Il secondo report veicolato da palazzo Chigi cerca di fare chiarezza sull’accusa che, un tanto al chilo, rimbalza da social e talk show, ovverosia l’esecutivo Draghi non ha fatto nulla per affrontare la crisi. Peggio: l’ha creata “portandoci in guerra contro la Russia”. Mistificazioni senza pudore. L’Italia infatti è il secondo Paese dell’area Ue per stanziamenti a sostegno di famiglie e imprese dall’inizio della crisi energetica, da settembre 2021 ad oggi. Il think tank brussellese Bruegel (Brussels European and Global Economic Laboratory) ha pubblicato il report nei giorni scorsi. Il governo Draghi – evidenzia il report – ha stanziato 49,5 miliardi di euro, una cifra seconda soltanto a quella investita dalla Germania.

L’Italia è anche il terzo Paese per spesa in percentuale rispetto al Pil (2,8%). In totale, i paesi dell’Europa hanno stanziato ad oggi circa 280 miliardi. Lo studio elenca i vari provvedimenti. E sottolinea come che i vari interventi sono stati effettuati a saldi invariati, senza scostamento di bilancio. E questo grazie al fatto che la nostra economia, per quanto vessata dalla mancanza di materie prime, sta andando meglio di altre. Ora l’incubo è il rischio chiusura delle imprese perché costa troppo il gas. Non conviene produrre. Non conviene stare aperti. Adesso deve intervenire Bruxelles. L’Italia non può fare da sola.