L'equilibrio tra uomo e natura
Festa di San Francesco, il patrono d’Italia tirato per la giacca. Da messaggero di pace a icona green: dialogo con Stefano Masini
Papa Pio XII lo definì “il più santo degli italiani e il più italiano dei santi”. Francesco non nasce santo, ma lo diventa attraversando le lotte del suo tempo e trasformando la sconfitta in occasione di redenzione. Con la decisione del Senato che dal 2026 reintroduce il 4 ottobre, giorno di San Francesco, come festa nazionale, la sua figura torna al centro del dibattito. Padre Buonamano, nuovo Guardiano della Basilica di Santa Croce, ha ricordato che “San Francesco non era un ecologista moderno; vedeva la natura come creatura di Dio, dono affidato all’uomo per il bene e la salvezza”.
Sul tema interviene Stefano Masini, professore di Diritto Agrario e Alimentare a Roma Tor Vergata e coordinatore dell’Area Ambiente e Territorio di Coldiretti, con cui abbiamo discusso della visione francescana.
Masini sottolinea che la festa deve riportare l’uomo alla relazione con la natura: non un momento di panteismo, ma una riflessione profonda sul ruolo dell’uomo nella Creazione. «L’uomo è parte della natura — precisa — e questo è ciò che ci avvicina al messaggio di San Francesco. Non servono divieti, ma modelli di responsabilità. La terra esiste senza di noi, ma quando siamo chiamati in causa, dobbiamo agire per custodirla. Senza la presenza dell’uomo, la natura può diventare ostile, come ricorda Musil».
Per Masini, l’equilibrio tra uomo e natura è fondato su valori come bellezza, diversità e misura, proprio come nelle opere di Lorenzetti o degli impressionisti, dove l’armonia nasce dal lavoro umano. Da qui l’invito a recuperare regole antiche, come quelle dei monaci benedettini di Camaldoli, che gestivano i boschi in modo sostenibile, utilizzandone le risorse ma preservandoli per le generazioni future. L’uomo, prosegue il professore, deve restare al centro di questo rapporto, purché eserciti responsabilità. «Non è immorale — afferma — ma dare diritti giuridici alla natura è un concetto debole e anti-umanistico. San Francesco non avrebbe approvato questa deriva: l’uomo è custode, non avversario del creato».
Sul patrono d’Italia, Masini invita a superare i dualismi e le contrapposizioni tra ambientalisti e cacciatori, allevatori e vegetariani. «Occorre costruire regole comuni coerenti con la nostra cultura. La pandemia ci ha ricordato che tutto è connesso: come diceva Galileo, non si coglie un fiore senza turbare una stella». E alla domanda su chi sceglierebbe oggi San Francesco, il professore risponde che starebbe con chi sa migliorare le relazioni umane. La sensibilità verso gli animali ha accresciuto la nostra umanità, ma l’equilibrio è essenziale. «Custodire troppo è un errore quanto distruggere — conclude — la virtù sta nella misura, che tiene insieme l’uomo, la natura e Dio».
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