Forza Italia, primo congresso post-Berlusconi. Tajani segretario e la nuova sfida: “Maradona non c’è più”

Foto Mauro Scrobogna/LaPresse 23-02-2024 Roma (Italia) - Politica - Congresso nazionale di Forza Italia - Nella foto: il Ministro degli Esteri, vice premier e segretario di FI Antonio Tajani February 23, 2024 Rome (Italy)- Politics - National congress of Forza Italia - In the photo: Foreign Minister, deputy prime minister and secretary of FI Antonio Tajani

«Chi combatte per la libertà non è mai solo» : le parole di Silvio Berlusconi risuonano al Palacongressi di Roma. La stereofonia propone il jingle che accompagnò la discesa in campo del Cavaliere, nel 1994. E le centinaia di bandiere, di spillette, di badge ricordano come in questi 30 anni il partito ideato da Berlusconi sia ancora lo stesso. Faremmo però un torto alla realtà se raccontassimo il congresso degli azzurri, terza gamba della coalizione di centrodestra e unica espressione italiana del PPE, come un’operazione nostalgica. Non lo consentono i volti dei militanti – 100.000 sono gli iscritti ufficiali, qui in 3000, trecento i giovani – chiamati a rieleggere il segretario, Antonio Tajani. Il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri avrà partita facile: non ci sono altri candidati. Ma i congressisti non si annoiano. Perché intediamoci, una dialettica c’è, seppure limitata alla conta per i Vicesegretari. Dai congressi locali sono arrivati a Roma 1309 delegati. Saranno la platea congressuale che oggi eleggerà il segretario e i quattro vice-segretari: Roberto Occhiuto, Deborah Bergamini, Alberto Cirio e Stefano Benigni.

Quest’ultimo è la novità del momento, il segretario del Movimento giovanile che qualcuno intende valorizzare, forse anche nell’ottica di puntellare l’area lombarda, tradizionalmente appannaggio di Alessandro Cattaneo, alleato con Licia Ronzulli (per non citare Marta Fascina) diventati pungolo e controcanto del segretario. Benigni però non è amato dalla base : era perfino uscito da Fi e sondato altri partiti, ma tant’è. In un frangente in cui tutti manifestano compattezza, i due gruppi dei «romani» e dei «lombardi» si contano dietro le quinte. E’ romano il leader, romano il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, e romano quello del Senato, Maurizio Gasparri. Qualcosa accadrà, i delegati cercano una quadra. Ma l’atmosfera è promettente. «Frizzante», si spinge a dire Alessandro Battilocchio. Arrivano le delegazioni degli altri partiti. C’è il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Peppe Provenzano per il Pd, Michele Gubitosa per M5S, Raffaella Paita per Iv. L’area azzurra degli ex socialisti, capitanata da Stefania Craxi, ha preparato ordine del giorno ‘riformista’ forte di 300 firme.

C’è Letizia Moratti che guida la Consulta delle imprese, e Eugenio Filograna per gli Autonomi e partite Iva. Paolo Berlusconi, dalla prima fila, saluta tutti. Davanti a lui interviene Tajani. «Non è facile. Mi trovo come un giocatore della squadra di Maradona che deve giocare la finale della champions ma Maradona non c’è più. La squadra siamo noi, la curva sono gli elettori, Maradona è Berlusconi», ha detto poi il segretario di FI Antonio Tajani. « Non c’è nessuna crisi nel centrodestra. Però non siamo uguali, siamo forze politiche diverse e se FI è al governo dobbiamo dire grazie al nostro Maradona che ha creato il sistema dell’alternanza e fermato la gioiosa macchina da guerra. Rivendichiamo il nostro ruolo». Eccolo, il senso del congresso : definire meglio una identità liberale per gli Azzurri, ancorarli all’Europa, distinguerli dai toni poco garantisti di Fdi e della Lega. Sfide aperte. Deborah Bergamini – che di Berlusconi era stata la portavoce – galvanizza la platea: «Da Silvio ho avuto tanti insegnamenti e ce ne sono due in particolare che mi porto piu’ stretti: il primo è il magnifico rapporto che lui aveva sempre con l’altro, la sua incrollabile fiducia nell’essere umano e nelle sue capacità. Questo principio è alla base di Forza Italia, un movimento liberale e molto solidale. Il secondo riguarda direttamente me: le volte in cui magari non sapevo cosa fare ed ero indecisa, mi rivolgevo a lui che mi consigliava: ‘imbocca sempre a grande velocita’ la strada che tutti ti sconsigliano’».

Giorgia Meloni fa capolino solo con un videomessaggio: «Berlusconi è stato un uomo straordinario che ha segnato la storia recente. Il centrodestra non è un incidente della storia, una coalizione che sta insieme per impedire agli altri di andare al governo». Per tutti, da Von der Leyen a Weber, sarà Tajani a proseguire il lavoro iniziato da Silvio Berlusconi. Vedremo con quali numeri. Oggi ogni delegato voterà per uno dei vice segretari. Alla fine risulteranno eletti tutti e quattro, ma conteranno le singole preferenze : il più votato dei quattro diventerà Vicesegretario vicario. Una sorta di incumbent verso il futuro.