A Gaza è iniziato un percorso di pace con il primo step del piano Trump. Grande è lo sconcerto dei manifestanti nostrani che si sentono traditi da Hamas, la quale ha aderito ad alcuni punti che la sinistra riteneva inaccettabili, perché facevano il gioco di quanti – come il governo italiano – pretendevano di porre delle condizioni (le stesse dell’ANP e della Lega Araba) per riconoscere lo Stato di Palestina. Il campo (mica tanto) largo è costretto a cambiare gli argomenti ritenuti forti della sua campagna elettorale. In Europa Keir Starmer, Emmanuel Macron e Pedro Sánchez stanno aggiornando le clausole degli atti di riconoscimento di uno Stato fantasma.

Ma c’è di più. Corrono voci di disdetta dei contratti stipulati con compagnie di navigazione per armare altre Flotille, a costo di perdere la caparra già versata. Sembra confermata invece la crociera degli orchestrali della Fenice per protestare contro la nomina di Beatrice Venezi, che viene attribuita anch’essa a una sordida trama intercorsa tra Giorgia e Bibi (come si chiamano tra di loro in amicizia). In verità, i navigatori ignorano che Netanyahu si è convinto a fare la pace quando il Mossad gli ha mostrato l’elenco delle Flotille intenzionate a forzare il blocco. E Francesca Albanese? Se fosse corretta prenderebbe esempio da Pietro Nenni, che restituì il Premio Stalin dopo il XX Congresso del Pcus, e rinuncerebbe ai riconoscimenti collezionati in giro per l’Italia. Anche perché verrà un giorno in cui i Consigli comunali conferenti glieli revocheranno (molto prima degli 80 anni serviti per Benito Mussolini).

C’è da immaginare che gli autori dei talk show di La7 (ma non solo) stiano rivisitando le scalette di almeno dieci trasmissioni settimanali. Certo, la linea di condotta delle televisioni sarà decisiva nell’affrontare la nuova situazione. Ci siamo resi conto, in questi ultimi anni, che aveva ragione Silvio Berlusconi: ciò che vediamo sugli schermi è la realtà, il resto non esiste, tanto che, per risolvere un problema, basta non parlarne più. Oppure, come diceva Goebbels, una bugia ripetuta tante volte viene accettata come verità. Prendiamo per esempio le ultime vicende della tragedia di Gaza: la Flotilla; l’arrembaggio delle forze speciali israeliane (e quel che segue); le astensioni dal lavoro (in una settimana sono stati proclamati ben tre scioperi generali, con scarsa adesione dei lavoratori); le manifestazioni oceaniche con relative code o deviazioni violente; devastazioni e scontri premeditati con le forze dell’ordine.

Le ciurme imbarcate sui navigli italiani erano in compagnia di quattro parlamentari dell’opposizione di sinistra, che navigavano sulla nave dell’Arci in veste di osservatori, anche se il loro ruolo istituzionale costituiva una forma di tutela per i compagni di viaggio meno paludati. In verità, il comportamento dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, da un certo punto di vista, potrebbe essere paragonato – sia pure in sedicesimo – alla condotta di Francesco Schettino, già comandante della Costa Concordia. I nostri “eroi per caso” non solo non si sono fatti abbordare perché hanno eseguito subito l’ordine della Marina israeliana di farsi trainare nel porto stabilito dalle autorità: una decisione un po’ rinunciataria da un certo punto di vista. Poche ore dopo, i quattro rappresentanti del popolo si sono precipitati a rientrare per primi, lasciando i loro compagni di lotta in balia della Gestapo giudea. E da Roma, nessuno ha detto loro: “Tornate a bordo, ca…, è un ordine!”.

Un’altra storia patetica è il racconto delle torture subite: un ritardo nella fornitura della canonica bottiglia di acqua, il rifiuto di un caffè, il passaggio brusco da un clima caldo all’apertura dell’aria condizionata a tutto volume (nelle carceri italiane se la sognano). Nessun maschio è stato sottoposto alla circoncisione forzata. Quanto a Greta Thunberg, è stata obbligata (sic!) ad avvolgersi nella bandiera israeliana. Peccato che il senatore Marco Croatti, intervistato all’arrivo, abbia ammesso di essere stato trattato bene e di aver sottoscritto una liberatoria in tal senso prima di imbarcarsi sul volo che lo riportava in Italia. Si vede che non era stato avvertito in tempo per fornire – come fanno i complici – la versione concordata.