Il Sì&No del giorno
Giusta la proposta di castrazione chimica? “Sì, il fenomeno dello stupro va combattuto. E la legge è realtà anche in Francia e Germania”
Nel Sì&No del Riformista, spazio al dibattito sulla proposta di introdurre la castrazione chimica per i colpevoli del reato di stupro. Favorevole il senatore della Lega Andrea Ostellari, che evidenzia come ben 13 paesi europei, tra cui Francia e Germania, abbiano adottato la misura. Contrario l’avvocato Nicola Madia che punta i riflettori sulla funzione rieducativa della pena.
Di seguito il parare di Ostellari
Premessa ineludibile: lo stupro è uno dei reati più odiosi e violenti che esistano. Lascia conseguenze indelebili sulle vittime, ne condiziona la sfera intima e affettiva. Va combattuto con tutti gli strumenti a disposizione, a partire da quelli educativi e culturali. Detto questo, la castrazione chimica è l’unica arma in grado, da sola, di mettere fine alle violenze sessuali? No. Ma è una delle tante che abbiamo a disposizione e quindi che è necessario utilizzare.
Anzitutto per lanciare un messaggio forte e chiaro: lo stupratore, spesso, oltre al subdolo piacere fisico, trae dal gesto criminale che compie anche una soddisfazione di tipo diverso. Chi stupra si sente forte e virile. Far sapere a chi medita di compiere atti così efferati che uno dei rimedi proposti è la castrazione significa annientarne una delle perversioni. Se stupri vieni punito e rischi di perdere anche ciò che barbaramente hai provato ad affermare: la tua virilità.
Con grande responsabilità e coraggio, il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, ha chiesto di accelerare la trattazione in Parlamento del disegno di legge Lega sulla castrazione chimica. Il testo è già depositato. Tuttavia, potrebbe integrare il ddl Roccella-Piantedosi-Nordio contro la violenza di genere, che arriverà a giorni alla Camera: in fase di esame, proporre la norma sulla castrazione chimica come emendamento della Lega o come emendamento governativo, se ci sarà condivisione, consentirebbe di accelerarne l’approvazione.
Per come è costruita, la proposta della Lega contempera punizione, esigenza di sicurezza delle donne, prevenzione di nuovi reati e cura dei soggetti che, dichiarati pericolosi dai giudici, si sottopongano a un percorso. Si inserisce in un contesto, quello del nostro sistema, che ad oggi non prevede pene pesanti per lo stupro. E anche di questo bisognerebbe parlare. Persino a sinistra, al di là delle solite prese di posizione strumentali, sono numerose le voci a favore del nostro provvedimento. Spiace se qualcuno storce il naso: ben tredici paesi europei, fra cui Francia e Germania, otto stati Usa e altre nazioni democratiche come Argentina, Australia, Nuova Zelanda e Israele hanno adottato la castrazione chimica in modo efficace e controllato, consentendo ai medici di monitorare l’esito delle scelte intraprese. Lo sgomento in caso di reati quali lo stupro o la pedofilia serve a poco: i cittadini chiedono e meritano risposte decise, non dichiarazioni incerte o distinguo. Qui si tratta di fermare un’escalation con mano severa.
Va poi confermato, ce ne fosse bisogno, che la castrazione chimica si eserciterà solo sotto controllo medico e su base volontaria, salvo eccezioni di cui possiamo discutere. Lo sforzo può e deve essere comune: la Lega mette sul piatto il suo contributo e dà il via alla discussione, certa che, come anticipavo, quello della castrazione chimica è uno e non l’unico degli strumenti capaci di contrastare questi reati terrificanti. Bene fa il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, per esempio, a puntare sull’educazione dei giovani: il suo progetto, che dovrebbe inaugurarsi già da quest’anno, è quello di tenere degli incontri con gli studenti, nell’ambito dei quali invitare le vittime di abusi. Loro, meglio di chiunque altro, possono “testimoniare in modo diretto che cosa significa la violenza contro le donne”. A loro e alle persone a rischio, tuttavia, dobbiamo risposte concrete e la castrazione chimica è una di queste.
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