Nel Consiglio comunale di Parma è andata in scena una bocciatura che lascia il segno. La mozione “Sostegno alla Brigata ebraica”, presentata dalle consigliere Serena Brandini (Azione) e Maria Federica Ubaldi (Civiltà Parmigiana), è stata respinta con 6 voti favorevoli, 1 contrario e 16 astensioni – equivalenti a un voto negativo secondo il regolamento. Il testo chiedeva semplicemente di condannare le gravi intimidazioni subite dai rappresentanti della Brigata ebraica durante il corteo del 25 aprile e di promuovere iniziative culturali sul ruolo di questa formazione nella Liberazione dell’Italia. Non una mozione geopolitica, non un atto divisivo: una proposta culturale e simbolica, che avrebbe dovuto unire. Ma non è andata così.
La ricostruzione
In Aula il clima era teso. Tra il pubblico, esponenti noti della comunità pro-palestinese locale – gli stessi che avevano già ostacolato la presenza della Brigata il 25 aprile – hanno disturbato ripetutamente i lavori: cartelli, applausi selettivi, rumori. Il consigliere Priamo Bocchi (Fratelli d’Italia) è stato interrotto mentre citava Israele come unico Stato democratico del Medio Oriente. Dopo la dichiarazione dell’onorevole Laura Cavandoli (Lega), un attivista ha tentato un confronto aggressivo, contenuto solo dall’intervento delle forze dell’ordine. Ma il dato più inquietante riguarda la condotta politica della maggioranza. Consiglieri e assessori – Marco Bosi (Più Europa/Effetto Parma), Caterina Bonetti (Partito democratico), Marco Boschini (Sinistra Coraggiosa), Davide Lazzeroni (Prospettiva Parma) ed Enrico Ottolini (Europa Verde) – hanno sviato il confronto parlando di Gaza, accusando la mozione di strumentalizzazione, suggerendo che ricordare la Brigata potesse “urtare sensibilità”. Il sindaco Michele Guerra, dopo aver espresso solidarietà pubblica il 25 aprile, ha poi ritenuto il testo “fuorviante”, negandone il sostegno in Aula.
I trascorsi
Il Comune di Parma – che negli ultimi anni ha concesso patrocini, fondi e spazi a eventi promossi da associazioni filo-palestinesi, anche con toni apertamente ideologici – ha oggi deciso che una proposta culturale ebraica non è opportuna. Il palazzo comunale, che non ha trovato modo di illuminarsi per ricordare i bambini Bibas – rapiti e uccisi da Hamas – è lo stesso da cui alcuni consiglieri hanno appeso la bandiera palestinese. È lo stesso Comune che, con profili ufficiali, ha aderito alla campagna “Ultimo giorno di Gaza”, citando 50mila civili uccisi basandosi sui dati forniti da Hamas, organizzazione terroristica secondo UE e USA. Questa deriva selettiva non è casuale. È frutto di una crescente polarizzazione ideologica che colpisce, con particolare sistematicità, la cultura ebraica.
Ma la verità storica non si cancella per decreto, e la memoria della Brigata ebraica – formazione dell’Ottava Armata britannica, decorata dal Presidente della Repubblica nel 2018 – non si riduce al silenzio. Tacere oggi, come ha fatto la maggioranza consiliare, non è “neutralità”. È rinuncia. È debolezza culturale e politica di fronte a chi urla più forte.
