C’è qualcosa di assoluto, di favolistico, di meraviglioso nello slogan “tutte e tutti a Roma sabato 7 giugno”, l’appello diffuso dalla segretaria del Pd Elly Schlein, dal presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e dai leader di Alleanza Verdi-Sinistra Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Perché, in quella che si prepara come una delle maggiori manifestazioni di piazza degli ultimi anni per protestare contro la guerra a Gaza, sembra non esservi alcun dubbio, alcun problema, alcun pensiero di riserva. Abbiamo ragione noi, ci muoviamo tutti insieme, chi è il cattivo è chiaro. Chi lo nega, un reprobo.

Ai palestinesi solo briciole

In un clima da derby, si semplifica uno dei problemi più complicati e più difficili da documentare dell’odierna storia del Medio Oriente: da una parte il diritto di Israele di esistere, dall’altro quello dei gazawi a una vita tranquilla e pacifica. Ma difficilmente, nella marea umana che si muoverà nella Capitale, troveremo una condanna per il convitato di pietra di questa sfilata, cioè quell’organizzazione che si chiama Hamas e che – come molti fanno finta di dimenticare – è stata al governo di Gaza e con i soldi che ha ottenuto dai vari Paesi amici come il Qatar, anziché rendere migliore la vita dei suoi cittadini, ha costruito tunnel per mandare razzi e attaccare sistematicamente Israele. Ai palestinesi di Gaza sono arrivate solo le briciole di finanziamenti ingenti, facendone uno dei popoli più poveri e bisognosi dell’intera zona.

E i Bibas?

Non ci si pensa più. Hamas è stato legittimato. Nessuno vuole ricordarne la matrice terrorista. Nella situazione che si è venuta a creare, in cui Israele è il male assoluto, nessuno tiene più presente che all’inizio di quella che è sicuramente una guerra feroce e disumana c’è stato un pogrom. Si piange per i bambini di Gaza (ed è anche giusto perché nessuno di noi vuole che i bambini soffrano, abbiano fame o muoiano sotto le bombe) ma non lo si fa per i piccoli Bibas, strangolati solo perché ebrei. Non si dà alcuna importanza ai prigionieri in mano alle milizie da oltre 600 giorni, come se alla fine il problema degli ostaggi israeliani e dei morti del 7 ottobre altro non sia che una bazzecola davanti a quanto accade quotidianamente nella Striscia.

Israele sotto i razzi

Israele sotto i razzi di Libano, Houthi e Hamas non commuove, gli ebrei non commuovono. Le frange più oltranziste insinuano quasi che sia colpa loro se i terroristi ne hanno violato i confini. Il cattivo è Netanyahu, il quale deliberatamente uccide e affama civili, donne e bambini. Se qualcuno la pensa diversamente, è peggio di lui; se qualcuno parla di propaganda di Hamas, è un traditore; se qualcuno prova ad avere un’idea diversa, è sicuramente un massacratore di neonati. E lo è anche se è un oppositore del governo israeliano e scende in piazza a protestare da mesi. Le difficoltà della pace, della possibile organizzazione dei due Stati, di una soluzione politica, dell’amministrazione della Striscia passano in secondo piano davanti alla meravigliosa idea di essere dalla parte giusta della storia. I colpevoli sono gli stessi da 2mila anni: gli ebrei.

Luisa Ciuni

Autore

Associazione Setteottobre